Ritorna per la terza volta a campeggiare in una copertina il bel faccione florido di Jim Mills, stavolta ancor più a confondersi con la rotondità del suo banjo. Quindi dopo Bound To Ride del 1998 (album strumentale dell’anno per la IBMA) e My Dixie Home del 2002 è la volta adesso di questo Hide Head Blues, sicuramente al livello dei due precedenti.
Il disco si apre, ovviamente, con il martellare del suo banjo (e quanto batte ‘sto martello) nella title-track, unico pezzo scritto da lui e dedicato al suo strumento dalla tavola armonica, o testa che dir si voglia, in pelle, hide head appunto. Si prosegue tiratissimi allo stesso modo e gli ospiti (gli stessi dei dischi precedenti, Barry Bales al basso, Dan Tyminsky alla chitarra, Adam Steffey al mandolino e Stuart Duncan con il fiddle sempre più possente) sono una garanzia.
In Hide Head Blues si alternano strumentali e pezzi cantati, fiddle tunes, brani bluegrass sia recenti sia più lontani nel tempo, un gospel velocissimo ed un paio di country songs semplici ma accattivanti, non mancando (è oramai un obbligo per Jim) il tributo a Merle Travis ed al suo inconfondibile stile, con la chitarra elettrica che non stride assolutamente in questo contesto acustico.
Che dire di lui: quattro volte miglior banjoista per la IBMA, membro da anni dei pluripremiati Kentucky Thunder di Ricky Skaggs, il suo tocco è pulito ed espressivo, moderno e grintoso. Inoltre per Jim Mills il banjo non è solo un attrezzo di lavoro ma una vera e propria passione: la personale collezione di Gibson Mastertone degli anni ’30 e ‘40 (che ci presenta con amorevolezza e vanto nel libretto del CD) è prestigiosa oltre che spettacolare. Questi strumenti sono tutti utilizzati nel disco, e mentre solo i più esperti potranno godere delle sottili differenze, si può senza dubbio affermare che se per lui è una passione, per noi ascoltarlo è puro godimento.
Sugar Hill 4004 (Bluegrass Tradizionale, 2005)
Claudio Pella, fonte TLJ, 2005
Ascolta l’album ora