John McCutcheon – Winter Solstice cover album

John McCutcheon non è un nome nuovo per i lettori di Hi, Folks! Alcuni tra i più fortunati hanno anche avuto modo di apprezzarlo dal vivo, in concerto, nella sua prima e finora unica apparizione in Italia alla Terza Convention Italiana di Old Time & Bluegrass. Il successo ottenuto da John in tale occasione presso un pubblico che, per la stragrande maggioranza, non lo aveva mai sentito nominare, vale più di mille recensioni positive. In compagnia della moglie Parthy Monagan, al pianoforte, egli ha sbalordito tutti i presenti per le sue incredibili qualità di polistrumentista e musicista di classe. Oltre a ciò, McCutcheon è persona intelligente e attenta ai cambiamenti ed agli sviluppi del mercato musicale. In tal senso egli impersonifica abbastanza bene un nuovo modello di musicista che potrebbe rappresentare la speranza della musica folk ed acustica del 2000.

Il successo che egli sta ottenendo negli Stati Uniti, e che sta diffondendosi gradualmente in molte altre parti del mondo, è frutto di un lavoro complesso che non si limita più alla sola ricerca del pezzo sconosciuto, all’arrangiamento originale, allo show-off tecnico. John McCutcheon va oltre, occupandosi della produzione di musicisti tradizionali e non, dell’organizzazione di tournee con altri artisti (Jeanette Carter, Si Khan, ecc.) e addirittura della pubblicazione di una newsletter in cui informa gli appassionati (un file di oltre 4.000 nominativi gestiti con un computer) dei suoi concerti, delle sue produzioni discografiche, delle sue svariate iniziative.

Tra le ultime idee ci preme segnalare una tournee, a fianco di Si Khan, folk singer in ascesa, rivolta ad un pubblico di sordomuti con i quali comunica attraverso il linguaggio dei segni e un viaggio-concerto in Nicaragua ed altri paesi dell’America centrale sponsorizzato dal governo americano.
Il credito di cui gode presso critica e pubblico statunitensi ha fatto sì che la Rounder gli abbia proposto un contratto pluriennale, formula molto rara per un artista folk. Non solo. La stessa casa discografica ha voluto che fosse proprio John McCutcheon, quest’anno, a proseguire nella tradizione dei ‘dischi di Natale’, strepitosamente iniziata nel 1983 con David Grismas ed il suo Acoustic Christmas.

Per una sensibilità dell’artista, che ha voluto rispettare le diverse fedi religiose dei musicisti presenti e dei suoi numerosi aficionados, questo suo sesto lavoro solista non contiene nel titolo la parola ‘Christmas’ e più laicamente si chiama Winter Solstice, solstizio d’inverno.
Winter Solstice è abbastanza diverso dalla consueta produzione di McCutcheon ed è caratterizzato da una grande varietà di generi musicali. Spaziando dalla musica classica all’old time, dal folk irlandese alla musica ebraica, il disco si rivolge potenzialmente ad un vasto numero di appassionati. I denominatori comuni a nostro avviso sono tre: il tema natalizio dei brani, lo hammer-dulcimer di cui John è indiscusso maestro, e la straordinaria musicalità di tutti i pezzi.

Non sappiamo dire se questa sia nuova musica acustica o vecchia musica rivisitata: l’unica cosa di cui siamo certi, al di là delle etichette, è che il disco è molto buono.
Una particolare nota di merito va al gruppo dei Trapezoid, artefici di atmosfere e sonorità acustiche di gran gusto.
Il medley che apre la prima facciata, Christmas Day Ida Mornin-Un Flambeau, Jeanette, Isabella è subito rappresentativo dell’album. Il primo pezzo, tradizionale delle isole Shetland, ed il secondo, una carola francese del XVII secolo, sono miscelati amabilmente tra loro dal magico suono del dulcimer.
Per la prima volta McCutcheon propone su disco brani di sua composizione. Un eccellente valzer, dedicato al primogenito Willie, una ballata, il cui testo struggente è basato su una storia natalizia accaduta realmente in Francia nel corso della prima guerra mondiale, e una giga di chiara ispirazione irlandese portano la sua firma.

Nel lato 2 vogliamo segnalare l’ottimo medley Old Christmas Morning-Breaking Up Christmas, direttamente carpito dal fiddling di Tommy Jarrell e una inusuale versione di For Unto Us A Child Is Born di George Frederick Handel proposta attraverso un originale accostamento di quattro hammer-dulcimers con il Washington Bach Consort string quintet. Una carola canadese, un brano di Si Khan, un medley di gighe irlandesi sono ancora da segnalare in questo lavoro che è, a nostro avviso, uno dei più interessanti prodotti di musica acustica degli ultimi anni.
Le note sulla busta interna spiegano esaurientemente ogni brano e consentono di accostarsi al disco nella maniera migliore. Winter Solstice è calorosamente raccomandato a tutti i lettori di Hi, Folks! e a tutti coloro che sono in cerca di buona musica.

Rounder 0192 (Folk, 1984)

Ezio Guaitamacchi, fonte Hi, Folks! n. 10, 1985

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