Johnny Cash

Quando viene a mancare un personaggio di spicco, fondamentale per il panorama musicale siamo portati a riempire il vuoto che lascia, con parole, pensieri e opinioni. Cerchiamo di alleviare il dispiacere per una perdita così significativa scrivendo, parlando, dando vita ai nostri ricordi che ci legano all’artista.
Johnny Cash se ne è andato. Affaticato, malato, sconvolto per la morte della moglie June Carter, ha spento i microfoni, ha indossato il suo spolverino nero ed ha raggiunto il suo amico Highway man Waylon Jennings. Mancherà molto a Willie e Kris, mancherà alla figlia Rosanne e mancherà molto anche a me.

E’ stato anche grazie a lui che ho potuto sviluppare la mia passione per la musica country. Quando tanti anni fa scendevo nel negozio di musica sotto casa in cerca di qualcosa di country mi ritrovavo nel retro a rovistare tra le polverose e invendute compilations e il nome che compariva più spesso era proprio quello di Johnny Cash. Questo sconosciuto era l’unico artista che riuscivo a trovare con facilità ad Ovada ed ho imparato subito ad amarlo. Ho consumato fino all’osso le cassette dei suoi successi, lui era il mio piccolo pezzo d’America e allora mi andava bene. Mi affascinava il suo aspetto sempre così serio e un po’ provocatorio; apprezzavo il suo modo di distinguersi dalla marea di paillettes che giravano negli anni ’60 e ’70 indossando sempre abiti neri.

Dava l’idea di un uomo deciso, un artista sicuro e determinato anche se in fondo era un cuore tenero. E questo lo ha dimostrato sempre e spesso. E’ stato il primo cantante ad entrare nelle carceri offrendo concerti gratuiti per i detenuti. Un uomo d’altri tempi che è passato attraverso mille tempeste : dal ciclone dell’alcool fino all’uso di droghe. E dopo tante peripezie è stato soccorso da una donna che ha segnato la sua vita riportandolo alla luce, offrendogli di nuovo un’altra possibilità: June Carter.

La canzone con la quale voglio ricordare Johnny Cash è Ring Of Fire scritta proprio da June Carter in collaborazione con Merle Kilgore. L’amore è qualcosa che brucia, avvolge con un cerchio di fuoco. Parole semplici, motivo orecchiabile (scandito da scoppiettanti trombe) che sono entrati a far parte del nostro Juke box personale. A distanza di anni, questa canzone del lontano 1963 è ancora moderna, giovane. La semplicità con la quale è stata scritta e poi cantata l’ha resa immortale.
C’è nell’affollatissimo panorama odierno qualcuno in grado di creare qualcosa di così semplice ma intramontabile? Le classifiche sono zeppe di motivetti più o meno interessanti, ci riempiamo le orecchie per una stagione e poi, piano piano, ciò che ha imperversato per un’estate sparisce con il cadere delle foglie.

Tra trent’anni ci sarà qualche radio che trasmetterà i successi di Buddy Jewell, Dierks Bentely o Jessica Andrews? Senza nulla togliere a questi artisti, per altro buone voci e vivaci intrattenitori, penso che il meglio della musica country sia ormai passato: Johnny Cash era uno tra gli ultimi esponenti del Gold Country, con lui se ne è andata un’altra fetta di gran bella musica. A noi resta ora un cerchio di fuoco, qualcosa di caldo in cui avvolgerci. Ora che l’uomo in nero non c’è più le giornate sono più fredde.

Gloria Tubino, fonte Country Store n. 69, 2003

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