Kathy Mattea picture

Kathy Mattea è una delle veterane della scena nashvilliana, in attività dalla metà degli anni ottanta. La sua è una delle voci femminili più particolari e calde di Music City, mentre la sua musicalità l’ha portata ad esplorare vari territori: country, bluegrass, folk, canzone d’autore, pop, rock, gospel, nel pieno rispetto delle proprie radici e continuando a ricercare materiale che potesse risultare adatto alla sua personalità.

Kathleen Alice Mattea nasce il 21 giugno 1959 a South Charleston, West Virginia ma cresce nel vicino centro rurale di Cross Lanes. Come per molti altri musicisti l’approccio alla musica avviene in tenera età quando le viene regalata una chitarra; l’adolescenza si divide tra gli studi e la passione per la musica, tanto forte da farle abbandonare il college nel 1978 per trasferirsi a Nashville.
Qui per guadagnarsi da vivere fa diversi mestieri, mentre per farsi notare nell’ambiente musicale incide demos e jingles commerciali. Durante quegli anni fa la cameriera, la guida alla Country Music Hall of Fame e la segretaria, fino al 1983 quando riesce a firmare un contratto con la Mercury Records, un’etichetta che crede profondamente nelle doti di Kathy tanto da tenerla con se per il resto della sua carriera fino ad oggi.
I primi due albums di Kathy (Kathy Mattea del 1983 e From My Heart del 1985) risentono a livello di arrangiamenti del periodo di transizione che sta vivendo Nashville in quegli anni post Urban Cowboy e prima del grande rinnovamento della fine degli anni ottanta. Due dischi che comunque le permettono di farsi conoscere e apprezzare, con una voce già riconoscibile anche se ancora un po’ acerba.
Si fanno ricordare un paio di ottime melodie (dal secondo album) come Heart Of The Country, ripresa anni dopo dagli Ozark Mountain Daredevils e He Won’t Give In, fresca e tradizionale. Proprio il suo avvicinamento a una country music più tradizionale e intrisa di folk e bluegrass è la carta vincente di Kathy Mattea; il suo focalizzare l’interesse su questi generi facendosi accompagnare da grandi session men le permette  di esprimersi a grandi livelli.
Walk The Way The Wind Blows è il titolo del suo terzo disco e anche dell’omonima country song di Tim O’Brien che apre un album dove Kathy Mattea si esprime finalmente in maniera ottima. Leaving West Virginia è una delle sue prime (e poche) composizioni ed è un’intensa storia autobiografica scritta appena giunta a Nashville.

Love At The Five & Dime è la splendida canzone di Nanci Griffith che riesce a raggiungere la Top 10, mentre You Plant Your Fields (bella melodia ripresa anche dai New Grass Revival), la frizzante Back Up Grinnin’ Again e la conclusiva Song For The Life (di Rodney Crowell) rendono godibilissimo l’album.
Con Untasted Honey (1987) Kathy Mattea raggiunge una della vette della sua carriera artistica. Un disco che piacerà anche ai bluegrassari per quel suo feeling acustico e per la presenza di grandi come Tim O’Brien, Jerry Douglas, Pat Flynn e Nick Forster attorno ai quali sono strutturati gli arrangiamenti.
Il repertorio è scelto con cura e risulta particolarmente affascinante: Untold Stories di Tim O’Brien apre l’album e ci consegna una Kathy Mattea in forma smagliante, Eighteen Wheels And A Dozen Roses è uno dei maggiori hits (n.1 e CMA Song Of The Year) mentre in The Battle Hymn Of Love c’è Tim O’Brien a duettare con la protagonista.
La figura del grande musicista all’epoca ancora membro degli Hot Rize e di Pat Alger (del quale Kathy riprende Goin’ Gone e Like A Hurricane) sono le maggiori influenze per Kathy Mattea che intanto raggiunge una maturità e un calore interpretativo non comuni.
Passa poco più di un anno e mezzo e Kathy Mattea ci propone Willow In The Wind, un album che prosegue sulla falsariga del precedente (stessi musicisti coinvolti, stessa musicalità ed influenze) pur risultando leggermente inferiore.
Un buon disco comunque che contiene grandi canzoni firmate da Susanna Clark e Richard Leigh (l’iniziale Come From The Heart rifatta anche da Guy Clark), da Pat Alger (She Came From Fort Worth scritta con il grande cantautore di Chicago Fred Koller), da Claire Lynch (Hills Of Alabam’), da Laurie Lewis (Love Chooses You), da Wendy Waldman (True North) e da Jon Vezner recentemente divenuto suo marito (la conclusiva Where’ve You Been).

L’inizio della nuova decade segna anche un nuovo corso nella carriera di Kathy Mattea.
Dopo un proficuo viaggio in Scozia dove conosce il cantautore folk Dougie MacLean e scopre le radici di country e bluegrass, Kathy pubblica Time Passes By (1991), un disco ambizioso ma semplice al quale collaborano musicisti che con la loro sensibilità contribuiscono alla realizzazione di uno splendido album.
Country, folk e influenze scozzesi si amalgamano ottimamente e creano un insieme certamente non in linea con la country music più commerciale ma che rendono la proposta personalissima e molto intensa.
Tre sono le composizioni del marito Jon Vezner e particolare attenzione è data alle composizioni di autori importanti anche se talvolta non famosissimi: Hugh Prestwood (Asking Us To Dance), Gary Burr (I Wear Your Love), il grande David Mallett (Summer Of My Dreams), Julie Gold (From A Distance) e il già citato Dougie MacLean (Ready For The Storm).
Dopo la pubblicazione di questo ottimo Time Passes By, Kathy Mattea trascorre un periodo di alcuni mesi in cui la salute le crea problemi che la costringono ad un forzato riposo; problemi alle corde vocali che minacciano una carriera in pieno sviluppo. Per fortuna lo stop e le cure ce la riconsegnano in grande forma; il disco che segna la perfetta guarigione esce nel 1992 e si intitola Lonesome Standard Time. Il titolo è preso da una composizione country/bluegrass della coppia Jim Rushing e Larry Cordle che apre in maniera eccellente l’album.

E’ un disco che ripercorre i temi e i suoni cari a Kathy Mattea, un piacevolissimo viaggio attraverso dieci composizioni attentamente scelte dal repertorio di autori e cantanti che le stanno particolarmente a cuore. Kieran Kane (Forgive And Forget), Nanci Griffith (Listen To The Radio), Hugh Moffatt (Last Night I Dreamed Of Loving You), Steve Key (un buon cantautore qui ripreso con 33,45,78 Record Time, uno dei brani più riusciti) e la coppia Emmylou Harris e Rodney Crowell (Amarillo) sono gli autori le cui canzoni elevano qualitativamenteun prodotto cantato e suonato col cuore.
Nel 1993 è la volta per Kathy Mattea di cimentarsi con le canzoni di carattere natalizio, un progetto perfettamente riuscito in quanto, oltre alla consueta perfezione vocale e strumentale, cattura lo spirito del tema in questione pur presentando un repertorio abbastanza atipico e inusuale. Il titolo è Good News ed è uno dei più validi del genere di questi ultimi anni.
Walking Away The Winner il titolo dell’album di Kathy Mattea uscito nel 1994; dopo la parentesi natalizia il nuovo prodotto segna un nuovo cambio di produzione con Josh Leo a sostituire Brent Maher e un suono a metà tra le ballate acustiche tanto care alla Nostra e sonorità più ‘radio friendly’.
La title-track (che è stato l’ultimo singolo di sucesso di Kathy Mattea), The Streets Of Your Town, Clown In Your Rodeo e Nobody’s Gonna Rain On Our Parade sono canzoni adattabili a una programmazione radiofonica pur rimanendo ampiamente sopra la media dei prodotti di Nashville. The Cape (firmata tra gli altri da Guy Clark) e la splendida ballata Grand Canyon sono due brani che nobilitano un disco che nella produzione di Kathy Mattea è forse il più in linea con le sonorità di Music City.

Gli ultimi due prodotti della discografia di Kathy Mattea sono quelli che segnano un altro capitolo della vita musicale della cantante del West Virginia.
Entrambi profondamente meditati (sono usciti a distanza di tre anni dai loro predecessori), ci presentano una cantante che ha raggiunto l’apice della maturità sia vocalente che nella ricerca degli arrangiamenti.
Se il primo (Love Travels, 1997) è più vario tematicamente, il secondo (The Innocent Years, 2000) è autobiografico e giunge dopo un periodo travagliato della vita di Kathy in cui le vicende familiari e personali hanno temprato una personalità solida e poliedrica.
In Love Travels ritroviamo le più tipiche radici di Kathy Mattea: la folk song (Further And Further Away di Cheryl Wheeler, Beautiful Fool di Don Henry), e influenze scoto-irlandesi (Love Travels), il gospel (Sending Me Angels), i suoni permeati di blues e di rock (455 Rocket di Gillian Welch e David Rawlings).
Il tutto splendidamente assemblato grazie alla sapiente e mai banale produzione della coppia Ben Wisch e Kathy Mattea.
The Innocent Years è molto più intimista e giocato su canzoni che crescono di ascolto in ascolto e avvolgono l’ascoltatore in un’atmosfera delicata e profonda.

Da citare l’iniziale title-track con una intro di Matt Rollings al piano che ammalia, la solare Trouble With Angels con le sue atmosfere deliziosamente caraibiche, Why Can’t We con il suo incedere gospel e ballate come Calling My Name, Trust Me e That’s The Deal in cui Kathy Mattea da il meglio di se.
Kathy Mattea è stata ed è un’artista che ha sempre interpretato le sue radici in maniera onesta ed intensa ma ha saputo creare con gli anni un suono personale e riconoscibile grazie soprattutto alla sua incredibile voce.
Per questo si è giustamente ritagliata uno spazio importante tra le grandi voci della musica americana.
Sta al lettore (ri)scoprire quanto di buono Kathy Mattea ha proposto con la sua produzione discografica.

Discografia:
Kathy Mattea  (Mercury, 1984)
From My Heart (Mercury, 1985)
Walk The Way The Wind Blows (Mercury, 1986)
Untasted Honey (Mercury, 1987)
Willow In The Wind (Mercury, 1989)
A Collection Of Hits (Mercury, 1990)
Time Passes By (Mercury, 1991)
Lonesome Standard Time (Mercury, 1992)
Good News (Mercury, 1993)
Walking Away A Winner (Mercury, 1994)
Love Travels (Mercury, 1997)
The Innocent Years (Mercury, 2000)

Collaborazioni:
Roy  Rogers Tribute (RCA, 1991 – Final Frontier W/ Roy Rogers)
Best Of Mountain Stage V.2 (Blue Plate, 1991 – Where’ve You Been)
Songs Of The Civil War (Columbia, 1991 – Vacant Chair, The Southern Soldier Boy, Somebody’s Darling)
Christmas At Mountain Stage (Blue Plate, 1994 – Christ Child Lullaby)
Red, Hot & Country (Mercury, 1994 – Teach Your Children, Rock Me On The Water)
Shared Vision / The Songs Of The Beatles (Mercury, 1994 – I Will)
America’s Music: The Roots Of Country  (Curb, 1996 – Tennessee Waltz)
The Best Of Country Sing The Best Of Disney (Disney, 1996 – You’ve Got A Friend In Me W/G.Jones)
Treasures Left Behind: Remembering Kate Wolf (Red House, 1998 – Give Yourself To Love)

Remo Ricaldone, fonte Country Store n. 57, 2001

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