I dieci migliori dischi country degli anni ’90 secondo Gianluca Sitta.
GARTH BROOKS, Ropin’ The Wind – U.S. Version (Capitol, 1991)
L’album della maturità artistica. La sequenza dei brani è mozzafiato: Against The Grain, Rodeo, What She’s Doing Now, Burning Bridges, Which One Of Them, Papa Loved Mama, Shameless, Cold Shoulder, We Bury The Hatchet, In Lonesome Dove e The River. Quasi un best, meglio di un best.
GARTH BROOKS, Double Live (Capitol, 1998)
Scatenato, sudato, saltellante, a volte anche goffo se volete ma sempre divertente, Garth Brooks ha comunque cambiato il modo di proporsi live dei cantanti country. Double Live sintetizza il più grosso fenomeno della country music in tutti i suoi aspetti principali. Grande professionalità, ottime canzoni, i migliori musicisti in circolazione ed una organizzazione pressoché perfetta. Ascoltato senza pregiudizi, Double Live è un album trascinante, immancabile in qualunque discoteca.
DALE WATSON, I Hate These Songs (Hightone, 1997)
La Country Music per eccellenza. Se ragioniamo in termini strettamente honky tonk, probabilmente il miglior album degli ultimi 10 anni. I successivi albums di Dale sono tutti di buon livello ma nessuno, almeno fino ad ora, è riuscito a raggiungere I Hate These Songs.
ALAN JACKSON, Don’t Rock The Jukebox (Arista, 1991)
Perfetto esempio di nuova musica country. Don’t Rock the Jukebox è il manifesto sonoro di una generazione di musicisti che hanno saputo dare energia ad un mondo (quello delle musica country) che stava attraversando un momento di crisi.
LEE KERNAGHAN, Three Chain Road (ABC, 1992)
Un lampo a ciel sereno. Lee è indubbiamente un artista di caratura mondiale e se fosse nato negli States ora sarebbe una superstar del livello di George Strait o Alan Jackson. Il miglior prodotto della moderna country music australiana.
PS: Esiste una versione promozionale di Three Chain Road, uscita in occasione del tour del 1993, dove vi sono alcun brani extra tra cui un duetto con Slim Dusty. Il brano intitolato Saddle Boys vale da solo la nomination tra i migliori albums degli anni ‘90.
MERLE HAGGARD, For The Record (TBA/BNA, 1999)
Una raccolta (due CDs) fatta con intelligenza, competenza e con un filo logico ben preciso. 43 leggendari successi, che hanno fatto la storia della country music e che anche oggi suonano brillanti ed insuperati. La classe non è acqua.
HEATHER MYLES, Highways and Honky Tonks (Rounder, 1998)
In un decennio che a visto molte artiste passare dal country al pop melodico, Heather è rimasta fedele alle sue radici. Con grazia tipicamente femminile interpreta una country music verace, che trae ispirazione direttamente da Merle Haggard e Buck Owens. Highways And Honky Tonks è il suo album migliore.
DON EDWARDS, Goin’ Back To Texas (Warner, 1993)
Nessuno racconta il mondo del west meglio di Don Edwards. La sua voce pare scolpita da lunghe cavalcate seguendo i longhorns sotto il sole cocente o la pioggia torrenziale. Goin’ Back To Texas è la fotografia di un mondo che sta scomparendo visto attraverso gli occhi ed il cuore di un autentico cowboy.
GEORGE STRAIT, Pure Country – Original Soundtrack (MCA, 1992)
Il tempo e le mode passano ma sua maestà George Strait rimane sempre là, un punto di riferimento per tantissimi cantanti country. Pure Country è un cult-movie per chi ama la country music e la colonna sonora del film non è una semplice colonna sonora ma è un vero è proprio stile di vita.
RANDY TRAVIS, You And You Alone (Dreamworks, 1998)
A parte la voce, una delle più belle dell’intero panorama country, Randy Travis è, insieme a George Strait, una delle anime della nuova country music. You And You Alone è un album perfetto sotto tutti i punti di vista, da ascoltare e riascoltare all’infinito.
Gianluca Sitta, fonte Country Store n. 60, 2001