Ogni anno si svolge in quel di Nashville una manifestazione chiamata Fan Fair, durante la quale il pubblico può incontrare le maggiori stars della country music, farsi rilasciare autografi (il record spetta a Garth Brooks, che ha firmato per oltre 23 ore) ed assistere a concerti. Quest’anno il pubblico americano si è potuto godere lo show di un cantante quasi sconosciuto negli USA di nome Lee Kernaghan. La sorpresa è stata grande perché lo ‘sconosciuto’ in questione dimostrava un talento eccezionale ed una voce veramente unica, valorizzata da ottime canzoni. L’unica perplessità del pubblico di Nashville era relativa allo strano accento: sicuramente non era del Tennessee, ma nemmeno del Texas, anche se nelle sue canzoni si parla di cowboys e di ‘dusty cattle towns’.
Lee Kernaghan infatti è nato in Australia nel 1964 dove, essendo oggi l’artista country di maggiore successo, è in grado di riempire stadi ed arene. L’ascesa è stata così travolgente che la sua etichetta, l’ABC di Sydney, è diventata il punto di riferimento per gli artisti country australiani. Figlio d’arte (il padre Ray è infatti un discreto cantante), Lee è diventato l’emblema di quell’Australia, lontana dalle spiagge di ‘Bay watch’, che convive ogni giorno con una natura difficile e stupenda. Lee è istintivamente la voce di migliaia di giovani che vivono nell’immenso outback australiano, un luogo dove il tuo vicino di casa più prossimo si trova a centinaia di chilometri e dove tutto ciò che ti circonda è il ‘nothing’, come realisticamente lo definiscono gli abitanti del luogo. Questa voce però non mendica comprensione, ribadisce invece l’orgoglio di essere un ‘boy from the bush’, corrispondente australiano del ben noto ‘boy from the country’.
Musicalmente parlando, Lee Kernaghan è sicuramente un cantante di new country, ma le sue canzoni sono asciutte e dirette, quasi taglienti, senza mai concedersi a fronzoli o sdolcinature. Nel 1992 esce il primo album The Outback Club (ABC 4795842) prodotto da Garth Porter. L’album vende benissimo, diventando ben presto d’oro e proiettando il talento della coppia Kernaghan-Porter a livello nazionale. La fama di Lee cresce anche grazie alle sue esibizioni live, durante le quali si circonda dei migliori musicisti in circolazione (memorabile la versione di Cobar Line, eseguita a Tamworth, NSW con ben quattro chitarristi sul palco (Lee Kernaghan, Tommy Emmanuel, Rod McCormack ed Albert Lee, ex-chitarrista di Elvis Presley) pronti a sfidarsi nell’assolo più veloce. Il 1993 vede l’uscita del secondo album Three Chain Road (ARC 4795832), forse l’album più bello. Lee Kernaghan è ormai una superstar, anche se solo in Australia e Nuova Zelanda. Durante questo periodo esce il singolo Save The Land, in duetto con Trisha Yearwood. I proventi di questa incisione andranno ad aiutare gli agricoltori del Queensland, in difficoltà per la persistente siccità.
Passano due anni e finalmente esce il terzo album, con un titolo piuttosto curioso: 1959 (ABC 4798092). Le canzoni sono abbastanza ‘robuste’ e tali da indurre la coppia Kernaghan-Porter a tentare la ‘conquista’ degli Stati Uniti. Sicuramente questa si rivelerà una sfida piuttosto difficile da vincere, in quanto tutti possiamo intuire quanto sia dura per un cantante country non americano farsi conoscere negli USA, ma se al mondo c’è qualcuno che ha le carte in regola per farcela, questo è certamente Lee Kernaghan. L’ho incontrato a Brisbane prima dell’inizio del suo tour estivo.
Credevo che avrei trovato una delle tante superstars che ti concedono, con aria annoiata o seccata, al massimo un secondo. Invece ho conosciuto un ragazzo estremamente simpatico che, pur vendendo milioni di dischi in Australia, dove stampa e televisione si occupano perennemente di lui, ancora non riesce ad abituarsi all’idea di essere un divo. Mi è sembrato realmente meravigliato del fatto che in Italia (cioè dall’altra parte del mondo) qualcuno conoscesse la sua musica. Effettivamente, quello di farsi conoscere è proprio il suo maggiore problema, essendo l’Australia molto decentrata dal punto di vista geografico. Il talento invece, bhè quello di certo non manca. Basta ascoltare le sue canzoni per rendersene conto.
Gianluca Sitta, fonte Country Store n. 35, 1996