Sì, è valsa davvero la pena: meritava davvero fare più di mille chilometri (tra andata e ritorno) per andare in questo sperduto paesino francese e poter vedere, ascoltare e godere dal vivo uno dei migliori gruppi dell’attuale panorama bluegrass: la Lonesome River Band.
Craponne Sur Arzon è un ameno paesino che si trova nella Francia centrale, non molto distante da Saint Etienne, in un altopiano ricco di prati e foreste. Questo luogo, nell’ultimo week-end di luglio, si anima con una grande ‘tre giorni’ interamente dedicata alla nostra musica: il festival ‘Country Rendez-Vous’.
Questa manifestazione è nata nel 1988, e attualmente raccoglie dai 10.000 ai 15.000 appassionati ogni anno. Negli anni passati sono stati ospiti artisti del calibro di Bill Monroe, Shania Twain, J. D. Crowe, Steve Wariner, Kathy Mattea e molti altri.
Quest’anno il richiamo forte per i bluegrassari era costituito dalla Lonesome River Band, e quindi sabato 29 luglio, in compagnia di alcuni amici, di buon mattino ci siamo messi in macchina e abbiamo macinato i cinquecento chilometri previsti.
Craponne ci è apparso come un tranquillo paesotto, ma con un’animazione straordinaria già a mezzogiorno. Il festival si svolge in un grande prato recintato, con stand di dischi, abbigliamento country, punti di ristoro, con all’esterno un enorme parcheggio e possibilità di campeggiare e come contorno raduno di Harley Davidson, auto americane e simili amenità.
I concerti inizieranno solo alle diciotto, ma noi andiamo subito a piazzarci davanti al palco, sul quale, verso le quattordici, vediamo salire due ragazze con un chitarrista: si mettono in un angolo e cominciano a cantare sottovoce. Pensiamo scherzosamente alla cantoria della parrocchia che si prepara per la funzione del giorno successivo. Dopo qualche minuto ci avviciniamo e riconosciamo All Ready Gone, l’ultimo successo delle Redmon & Vale! Erano naturalmente le due simpatiche ragazze americane, che ringraziano con uno stupendo sorriso ed un cenno della mano il nostro timido applauso: eravamo gli unici che le avevano riconosciute…
Assistiamo felici alle loro prove e apprezziamo (senza i trucchi dell’amplificazione) la potenza e la bellezza delle loro due voci, calde e molto blues, che si permeano e completano a vicenda. Riusciamo poi anche a scambiare due parole insieme, scoprendo che sono molto simpatiche ed alla mano. Belle, simpatiche e molto brave.
Il pomeriggio prosegue con la visita agli stand con conseguente acquisto di CD (cari come in Italia, sic!), e nonostante il sole siamo sempre sferzati da un vento freddo e tagliente che proviene da nord (ricordo: siamo al 29 luglio!).
Finalmente alle diciotto cominciano i concerti, con il gruppo The Matching Ties, un trio italo-tedesco-americano che propone un misto di western-swing, bluegrass, blues, musica irlandese e un po’ di cantautorato, utilizzando chitarra, mandolino e contrabbasso.
Magari singolarmente sono anche bravini, ma sul palco, oltre ad essere mal amplificati, sono sembrati confusi e, se si può dire, sconclusionati.
Il pubblico è cominciato lievemente ad aumentare con l’esibizione dei Cash On Delivery, gruppo olandese (con l’eccezione della cantante-chitarrista, che ci è parsa americana) di new-country. Repertorio moderno con strumentazione essenziale (basso, batteria, chitarra acustica ed elettrica e pedal steel), ci sono sembrati coinvolgenti ma poco aggressivi, e la ragazza quando ha imbracciato il mandolino è stata addirittura penosa.
Poi è stato il momento della Lonesome River Band: sono entrati nel palco con leggerezza, confusi con gli ultimi roadies, dapprima Ricky Simpkins, tutto compreso nel suo compito di essere il quinto dei ‘fantastici quattro’ e Kenny Smith, sempre con il volto rabbuiato per motivi suoi. Poi Don Rigsby (capisco perché si fa sempre fotografare a mezzobusto o in seconda fila: è davvero molto grasso), e Sammy Shelor, con un sorriso più grande del suo banjo. Per ultimo, accolto dalle ovazioni del pubblico, è entrato lui, Ronnie Bowman, simpatico, bello, il vero fulcro di tutto il gruppo, che come una primadonna va a piazzarsi al centro del palco, come a significare che la LRB è prima di tutto RBB, Ronnie Bowman Band.
Da questo momento in poi io ricordo poco, sono come entrato in una specie di coma vigile con intorno cinque angeli che pizzicavano strumenti celestiali …Mi torna alla mente che hanno eseguito tutto il loro ultimo album Talkin’ To Myself ad eccezione della numero nove, più altri pezzi dai loro precedenti dischi come gruppo o solisti, e che Don Rigsby ha anticipato un brano dal suo ultimo lavoro Empty Old Mailbox.
Ricordo anche che Kenny Smith ha rotto per ben due volte una corda ed ha continuato i pezzi come se niente fosse e di come Sammy Shelor, occasionalmente al basso, saltasse per il palco giocando scherzi ai compagni. E ricordo soprattutto il carisma di Ronnie Bowman: è veramente stellare!
Verso il termine della loro esibizione sono saliti sul palco Kathy Chiavola ed il gruppo francese dei Bluegrass 43, ed in mezzo a mille ringraziamenti hanno eseguito insieme Roll On Buddy.
La degna conclusione del concerto è stata una mitica e lunga versione del classico Sally Goodin’, ed il coro degli angeli intorno a me ha raggiunto veramente il culmine. Alla fine dell’ultimo entusiastico applauso sono uscito dal mio coma e mi sono diretto al banco degli autografi, dove ancora più da vicino ho potuto apprezzare la disponibilità e la simpatia di tutti, principalmente di Ronnie e Sammy.
Del tutto ripreso assisto con i miei amici all’esibizione delle Redmon & Vale, che confermano l’ottima impressione delle prove con un concerto dalla forte carica emotiva: davvero belle e brave.
Ultimo gruppo nel programma della serata è la Jamie Hartford Band, guidata dal figlio del leggendario John Hartford: probabilmente noi eravamo stanchi, o forse paghi di cosa avevamo già ascoltato, sta di fatto che non siamo riusciti a sopportare il misto di blues, rock, country (?) o cos’altro suonassero, e dopo meno di venti minuti siamo usciti, peraltro in compagnia di molta altra parte del pubblico.
Terminano così le nostre ferie di quest’anno. Il programma della ‘tre giorni’ comprendeva, tra gli altri, venerdì Jason Sellers e domenica Dale Watson e la Shady Grove Band, ma il lavoro chiama, e quindi siamo ripartiti portandoci nel cuore un poco della loro musica.
Claudio Pella, fonte Country Store n. 54, 2000