Mark O’Connor – Meanings Of cover album

Di questo ex bambino prodigio, super talento strumentale, che corrisponde al nome di Mark O’Connor non abbiamo mai parlato in modo esteso su Hi, Folks! forse perché siamo sempre rimasti in attesa del botto che lo consacrasse a livello assoluto come uno dei più grandi interpreti di musica acustica contemporanea.
Che Mark abbia le potenzialità per giungere a tali livelli è implicito solo dando una scorsa veloce al suo curriculum che lo vede, tanto per fare un esempio, National Fiddle Champion per 8 volte, vincitore 4 volte dell’lnternational Flat-picking Championship (per alcuni anni gli fu impedita la partecipazione per manifesta …. superiorità!) e di alcune classifiche delle riviste Frets e Guitar Player, membro chiave del David Grisman Quintet e del celebre gruppo rock Dixie Dregs, session man per i più grandi artisti di country, rock e jazz.

L’immenso Stephane Grappelli rimase scioccato dopo aver suonato con lui rivelando, tra l’altro, che “Mark O’Connor era il giovane più dotato di talento che mai avesse incontrato”. E tutto ciò quando Mark non aveva ancora compiuto vent’anni!
Quello che, però, O’Connor ancora oggi non è riuscito a dimostrare, nonostante lo sforzo compiuto con le sue ultime produzioni discografiche, è una altrettanto qualificata capacità compositiva e musicale. Non è dunque sufficiente che John Mc Euen, fondatore della storica Nitty Gritty Dirt Band e producer di fama mondiale, abbia dichiarato senza mezzi termini che “Mark O’Connor cambierà il corso della musica dei prossimi anni” per convincerci, sin da questo momento, della validità di questa affermazione.

Meanings Of, ultima fatica discografica di M.O’C. pubblicata addirittura dalla Warner Brothers e quindi distribuita in tutto il mondo, dovrebbe essere la dimostrazione del nuovo livello di maturità artistica raggiunto da Mark.
Nuovamente, come nel disco precedente (False Dawn) O’Connor suona (ad eccezione della batteria e di alcune percussioni) tutti gli strumenti presenti: una ventina circa, dal violino al basso fretless, dall’hammer dulcimer al guitar synth interfacciato con un synclavier. Rispetto a False Dawn c’è meno atmosfera, più ritmo, numerosi suoni nuovi e un largo uso di strumenti elettronici.
Tutte le composizioni sono strumentali e ricalcano schemi cari alla new age music con parecchie influenze etniche sia nella struttura dei brani (A Bowl Of Bula) sia nella strumentazione (Folktunes).

Uno dei brani favoriti è Court Suite, una suite, appunto, varia ed energetica (con grandissimo inizio di chitarra elettrica alla Van Halen) dedicata allo sport preferito di Mark: il tennis.
Purtroppo per lui, Mark O’Connor non è ancora il Borg della situazione ma è più simile, che so, a Stefan Edberg: a uno cioè che vince ma non convince. Così il pur eccellente rigore estetico e l’indiscutibile ricerca nel proporre un prodotto di qualità alla portata di un pubblico vasto non sono elementi sufficienti a far grande questo disco e il suo compositore/interprete.
Ma proprio il grande rispetto e la fiducia che nutriamo per Mark O’Connor ci convincono a sperare nel prossimo album e a non bocciare questo Meanings Of che non dispiacerà certamente ai nostri lettori più ‘aperti’ e a quelli desiderosi di accostarsi a materiale nuovo e originale anche se di lettura non immediata.

Warner Brothers 25353-1 (Bluegrass Progressivo, 1986)

Ezio Guaitamacchi, fonte Hi, Folks! n. 22, 1987

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