Maxine Carr – Get Real cover album

Quattordici anni di attività per l’Appaloosa, durante i quali molte cose sono mutate, nella musica è cambiato il supporto sonoro, ma il filo ideale che unisce il debutto della label milanese al primo CD di Maxine Carr non è affatto variato.
Raramente su questa etichetta sono apparsi nomi noti ma nel corso degli ultimi anni ci siamo abituati all’idea di trovare artisti di qualità al loro debutto; naturalmente non sostengo che tutto quanto sia uscito sia memorabile, ma sono convinto che il debutto di Maxine lo sia. Nessuna nota biografica è inserita nella confezione del CD Get Real, quindi nulla so della gentile signora; molto invece sappiamo del produttore-musicista che capitana la session: Maurice John Vaughan, che suona e mette a disposizione il suo gruppo per l’intero CD.
La musica di Maxine Carr è lontana dalle asprezze di Chicago di Koko Taylor, e dallo scoppiettante blues-soul di Marva Wright (per citare i primi due nomi di signore del blues che mi vengono in mente), ma con un timbro garbato, quasi crooner, la Carr riesce a ritagliarsi uno spazio tra le interpreti blues contemporanee. Il suo stile rilassato al canto la rende più simile ad un Charles Brown al femminile.

L’eccellente tappeto sonoro creato dal gruppo ben supporta la qualità delle sue composizioni. Particolarmente in luce il lavoro del trombonista Nathaniel Emery, sempre pronto a sottolineare e contrappuntare le frasi della leader. Le mie preferenze vanno a slowblues come Hey Lady (ottimo M.J. Vaughan alla chitarra) e Interfering With My Karma (ancora notevole l’apporto del trombonista); ma anche nelle due uniche covers presenti: I’m Ready e Wee Wee Baby.
Maxine si dimostra interprete matura. Questo Get Real non deve relegare in secondo piano Maxime Carr che con un opera di grande integrità si affaccia sulla scena. Un buon mazzo di composizioni originali, una bella voce, un suono compatto e accattivante, il tutto da vita ad un risultato ben individuabile: vi pare poco per un opera prima?

Appaloosa AP077-2 (Blues, 1993)

Umberto Tonello, fonte Out Of Time n. 1, 1993

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