Mike Lomoz & Guests – No In Between cover album

Il dischetto che ho fra le mani proviene dall’Austria ed è realizzato a nome di Mike Lomoz & Guests.
Mike Lomoz è un polistrumentista e cantante austriaco, mentre i suoi ospiti sono vari musicisti della scena europea, austriaci e olandesi, oltre a personaggi del calibro di Byron Berline, John Hickman e Tom Rozum. Questa sarebbe già una buona presentazione: potenza dell’amicizia o dei soldi, l’importante è che il risultato sia buono.
La prima impressione viene dalla copertina: è parecchio povera, la foto è poco originale per non dire squallida. Tralasciamo il suo abbigliamento, in un piede calza bianca, scarpa nera con lacci e suola bianca, e nell’altro piede lo stesso ma a colori alternati: riconfermo, l’importante è che lui suoni bene.

Per l’ascolto scelgo il percorso tortuoso di sentire prima i pezzi che già conosco, poi quelli originali scritti da Lomoz stesso, per calarmi progressivamente nelle capacità del musicista.
Mi trovo subito di fronte, nella traccia due, Highway Of Sorrow di Bill Monroe, e mi pare parecchio sottotono, molto insipida rispetto all’originale, cantata con voce non adatta.
Passiamo avanti, e alla traccia otto trovo Hey Porter: il pezzo è molto riarrangiato e più veloce di quello inciso da Johnny Cash, e si sente il piacevole apporto di Berline al fiddle ed Hickman al banjo.
Ultimo brano notissimo è Foggy Mountain Special, di Flatt & Scruggs: piacevole e divertente, ma troppo disimpegnato, con poca originalità (l’assolo di Bela Fleck nelle sue ‘Bluegrass Session’ ha tutta una sua particolare suggestione).
Passiamo poi ai pezzi originali: questi sono orecchiabili, molto semplici ma anche ben strutturati, sia gli strumentali sia quelli cantati. Sopra tutte prevale l’iniziale Jumping Fish Rag, mentre Summer Rain e Dan’s Burlesque mi sembrano troppo uguali.

Rimangono da ascoltare i pezzi a me sconosciuti, e qui cominciano i dubbi: eppure i nomi degli autori della traccia numero tre io li ho già sentiti nominare . . . Blackmore, Lord, Paice, ed anche il titolo Smoke On The Water mi dice qualcosa.
Comunque dopo l’iniziale stupore bastano poche note per ritrovare il famosissimo pezzo dei Deep Purple, qui in versione chitarra, banjo, fiddle e mandolino!!! Lo stupore iniziale dura per tutto il pezzo, e diventa quasi terrore al ritornello. Mi vengono in mente due aggettivi in contraddizione fra di loro: ‘riconoscibilissimo’, si capisce subito cos’è, ma anche ‘irriconoscibile’, non si può stravolgere così un brano che appartiene ad un genere totalmente diverso, neanche per attirare nuovi fans. (Tra parentesi, mi è successo di ascoltare la Macarena in versione bluegrass, riarrangiata da Ronnie McCoury: quindi alle docce gelide sono già abituato.)
Giudizio finale: voce non eccezionale (purtroppo difetto comune a molti europei) ma buona volontà e buona tecnica strumentale. Comunque un dischetto abbastanza godibile, arricchito dal calore degli ospiti americani (e si sente che i pezzi dove loro compaiono sono registrati di là dell’oceano).
Forza Mike, continua, in Europa abbiamo bisogno di gente volenterosa, però i Deep Purple la prossima volta lasciali stare: loro non servono alla causa!

Eliza Music (Bluegrass Tradizionale)

Claudio Pella, fonte Country Store n. 53, 2000

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