Mississippi Heat cover album

La band di Pierre Lacocque ha attraversato gli ultimi vent’anni, mantenendo tutto sommato un’identità ben riconoscibile, nonostante alcuni avvicendamenti che si sono succeduti al suo interno. Pietra angolare della formazione attuale, oltre all’armonica del leader, è senz’altro la bella voce della cantante Inetta Visor. Il suono della band è costruito sull’equilibrio tra i musicisti, difficilmente Lacocque e soci perdono di vista quello che è meglio suonare (o non suonare), per la riuscita di un brano. Alle due chitarre, piuttosto complementari dell’esperto Michael Dotson e di Giles Corey, si combina la sezione ritmica, ben assicurata da Kenny Smith oppure da Andrew Thomas alla batteria insieme al giovane Brian Quinn al basso.

Si sono avvalsi in quest’occasione anche di Sax Gordon per gli arrangiamenti di fiati, che riescono così a coabitare senza sforzo con l’armonica di Lacocque. Pur in un disco di durata generosa, il gruppo sa come tenere desta l’attenzione dell’ascoltatore, variando con molta accortezza i ritmi e dosando i contributi dei vari elementi, le tastiere di Neal O’Hara o il controcanto in qualche caso. In questo senso apprezzabile un brano quasi acustico dall’arrangiamento scarno come Too Sad To Wipe My Tears oppure Evaporated Blues, cantato come altri due pezzi, da Dotson, rappresentano due momenti del tutto a fuoco sul versante tradizionale.

La Visor dal canto suo, lascia la propria impronta sui ritmi sincopati di Come To Mama, ma anche sulle atmosfere anni Cinquanta di I Don’t Know (dal repertorio di Ruth Brown). I fraseggi all’armonica di Pierre Lacocque, ad un ascolto attento, si rivelano pieni di lirismo, in perfetta linea con la differente natura di ogni brano. Sia esso un tempo medio più legato a giri più consueti, Nowhere To Go oppure What Cha Say? (cantata da Kenny Smith), sia in una rilettura solo strumentale di un classico di Hank Williams, Your Cheating Heart. Il disco ci sembra tra i più riusciti, almeno per la produzione recente del gruppo, soprattutto per un approccio di sintesi personale e  per l’encomiabile lavoro di squadra.

Delmark 839  (USA) (Blues, 2014)

Matteo Bossi, fonte Il Blues n. 129, 2014

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