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Huddie Ledbetter, (Lead Belly): storia di una uomo, di una città (Shereveport) e di una canzone registrata il 5 febbraio 1935 a New York presso gli studi dell’American Record Company

Lead Belly, ‘stomaco di piombo’, alias Huddie William Ledbetter, un nero di corporatura massiccia nato nella piantagione Jeter a Mooringsport, in Louisiana, probabilmente il 20 gennaio del 1888, come risulta dal censimento nazionale del 1910 e del 1930, o forse il 23 gennaio 1889, come scritto dallo stesso Lead Belly nel modello di iscrizione alla leva, è certamente uno dei bluesman più popolari.
A parte l’incerta data di nascita pochi dettagli della sua vita rimangono oscuri, una vita per altro scandita da intemperanze e guai con la giustizia, dovuti ad un carattere ribelle e avverso ad ogni sopruso. Trasferitosi con la famiglia nella contea di Bowie in Texas, nel 1903 da adolescente già si esibiva con successo al di là del confine nei postriboli di Shreveport, la città più malfamata e pericolosa di tutta la parrocchia di Caddo, nonché il suo capoluogo (lo Stato della Louisiana è l’unico ad essere diviso in parrocchie invece che in contee).
Scappato di casa giovanissimo, iniziò l’attività di musicista girovago con notevole successo ma occasionalmente lavorando anche come uomo di fatica. Per un certo periodo, mentre bazzicava intorno a Dallas, fece da guida e da partner a Blind Lemon Jefferson, il primo ‘guitar hero del Blues. Sempre dedito al gioco e alle donne, nel 1915 fu condannato per porto illegale d’arma a scontare 30 giorni di ‘chain gang nella prigione della contea di Harrison. Dopo solo tre giorni divenne uccel di bosco con una fuga rocambolesca.

Rifugiatosi nella contea di Bowie assunse il falso nome di Walter Boyd, cercando di non dare nell’occhio. Tuttavia nel 1918 i guai lo vennero a visitare di nuovo: uccise il violento marito della cugina, un certo Will Stafford, ferendo anche un amico del malcapitato. Per questa mattana Huddie Ledbetter, sempre sotto il nome di Walter Boyd, si beccò 30 anni di lavori forzati per omicidio e tentato omicidio, scontati prima alla Shaw Farm nella contea di Bowie, poi nella Imperial State Prison Farm di Sugar Land, vicino a Houston, dove guadagnò il suo soprannome, sembra in virtù della sua forza. La leggenda, con molta parte di verità, racconta che grazie alle sue qualità artistiche e alla buona condotta si ingraziò il governatore Patt Morris Neff, che avendolo sentito suonare in prigione, gli concesse la grazia nonostante un tentativo di fuga, diventando libero nel 1925.

Durante la ritrovata libertà, oltre a suonare girando in lungo e in largo la zona dei Tri-State, si faceva sempre seguire dai guai, testimoniati tra l’altro dall’orribile cicatrice sul collo a ricordo di uno scontro all’arma bianca, finché un giorno del 1930 per un banale motivo cercò di accoltellare un rappresentante dell’Esercito della Salvezza. Così, dopo un processo sommario, venne condannato per tentato omicidio a scontare 10 anni di lavori forzati nel famigerato Louisiana State Penitentiary, meglio conosciuto come ‘Angola’ o ‘The Farm’, il più grande penitenziario di tutti gli Stati Uniti. Fu in questo inferno in terra, durante uno dei grandi tour di registrazioni sul campo, che il famoso etnomusicologo John A. Lomax, accompagnato dal giovane figlio Alan, si accorse di lui, lo registrò e quindi brigò con il Governatore Oscar Allen per ottenerne il perdono. Il governatore concesse la grazia, dicono convinto dall’incisione di Goodnight Irene allegata alla richiesta di perdono, e nel 1934 Lead Belly fu di nuovo un uomo libero. Trasferitosi a New York, nel 1935 e sposatosi una seconda volta, incise di nuovo per la Libreria del Congresso e per la American Record Company, la divisione di race records della Columbia. Da quel momento la fama di Lead Belly quale folkloristico e prolifico ‘songster e pure quale stereotipato esempio di redenzione per mezzo dell’arte del nero cattivo ma oppresso, sbocciò soprattutto nei circoli ‘liberalsamericani, diventando il celebrato amico di Woody Guthrie e Pete Seeger e incidendo ancora per il Congresso fino al 1939, per la RCA, per la Asch e infine per la Capitol.

La sua popolarità non venne nemmeno oscurata da un ennesimo arresto nel 1939 per aggressione, a causa delle 16 coltellate inferte ad un uomo nel centro di Manhattan. Ma a parte i riconoscimenti dell’elite culturale americana, il successo commerciale non arrivò mai veramente, e la mancanza di ricavi gratificanti fu anche una delle cause della rottura del sodalizio creato con Alan Lomax.
Fu il primo bluesman in tournee ufficiale in Europa, ma poco dopo essere partito dovette tornare a New York dove morì, affetto da S.L.A., il 6 dicembre del 1949. E’ seppellito a Mooringsport, nel cimitero della Chiesa di Shiloh.
Nel 1976 è uscito il film biografico: Leadbelly con R. E. Mosley, diretto da G. Parks.
Nel 1980 la Nashville Songwriters Association International lo ha iscritto nella propria Hall of Fame, onore seguito prima nel 1986 con l’introduzione nella Blues Foundation Hall of Fame, poi nel 1988 con l’iscrizione nella Rock and Roll Hall of Fame e infine nella Louisiana Music Hall of Fame nel 2008.
Lead Belly è uno degli artisti Blues che ha inciso più brani in assoluto. Il suo repertorio è sconfinato, composto non solo da blues ma anche da ballads, jumps, reels, cowboys songs, field hollers, work songs, hillybillies, pop songs, spirituas, brani cajun, valzer e persino ninne nanne e costituisce un tesoro culturale di prima grandezza. Le sue canzoni sono state praticamente rifatte da tutti, da Elvis Presley ai Nirvana, e alcune covers sono ormai diventate immortali come Midnight Special rifatta dai Credence Clearwater Revival, per citarne una sola.

In mezzo a tutto questo materiale spiccano per valore e qualità artistica sopratutto le incisioni del 1933 e 1934 per la Libreria del Congresso, curate da Lomax, e quelle per la ARC del 1935, le prime incisioni commerciali di Lead Belly. Mr. Tom Hughes’ Town è probabilmente il suo brano più autobiografico. La città di Tom Hughes è Shreveport, il malfamato porto fluviale sul Red River, dove un giovanissimo Lead Belly si era fatto le ossa nella musica e nella vita, e dove Thomas Roland Hughes aveva dettato legge dal 1915 al 1940 come sceriffo di tutta la parrocchia di Caddo. Fu lo sceriffo Hughes ad arrestare per omicidio Lead Belly nel 1930 e ad opporsi alla successiva grazia, considerandolo – non senza qualche ragione – un ‘trouble maker‘. Ammazzasette come molti sceriffi americani, Tom Hughes è stato uno degli ‘High Sheriff più famosi della nazione per aver catturato, e custodito eroicamente fino al processo, il famoso omicida seriale ‘Butterfly Man’, e per aver organizzato, insieme ai Texas Rangers, la mortale imboscata presso Gibsland, nella parrocchia di Bienville, durante la quale i leggendari Bonnie & Clyde il 23 maggio 1934 terminarono la loro cruenta carriera di rapinatori ridotti a degli scolapasta.

Benché polistrumentista, versato per l’accordion cajun, armonica, violino, mandolino, dulcimer e concertina, Lead Belly era un mago con la 12 corde. Usava un’enorme chitarra ‘Stella’, una delle marche più popolari e apprezzate per economicità, volume e resistenza durante tutti gli anni ’20 e ’30, molto spesso accordata anche fino a 6 semitoni sotto, raramente accordata aperta, pizzicata con i plettri nel pollice e indice nel diffusissimo stile di fingerpicking a due dita. Il trasporto di tono non serviva tanto a Lead Belly per il canto, quanto per ottenere più sustain, un maggiore registro sui bassi e, grazie alla vibrazione più ampia delle corde che pizzicate rimbalzano con una specie di effetto a ‘molla’, un caratteristico suono rimbombante (booming) che ricorda quello dei pianisti di ‘barrelhouses, ottenuto levando i feltri ai martelletti del loro strumento.

Mr. Tom Hughes’ Town è suonata nelle tipiche posizioni di MI, ma la chitarra è accordata ben due toni interi sotto, in tonalità di DO. Le battute variano da strofa a strofa ma nelle parti cantate sono sempre otto. Lead Belly ha inciso questa canzone otto volte dal 1934 al 1948, talvolta con il titolo di Fannin’ Street oppure Follow Me Down.
Rispetto all’incisione di Lomax del 1934, in Mr. Tom Hughes’ Town incisa l’anno dopo a New York per la ARC, Lead Belly risuona un po’ stentoreo, forse per il posizionamento del microfono. L’anticipazione parlata di ogni verso cantato, forse voluta da Lomax con l’intento di rendere i testi comprensibili al grande pubblico, un poco appesantisce la performance. Tuttavia con la sua Stella Lead Belly fa paura e nell’intermezzo strumentale spara note con il ritmo di una mitragliatrice, mentre il cantato è un tipico esempio Blues di variazioni di metrica, accenti e pronunce sincopate, con le consonanti tipicamente enfatizzate e un ‘moanin’’ – il caratteristico vocalizzo Blues – davvero magistrale. Nella incisione di Lomax, un po’ frammentaria, appaiono invero due bei versi, ‘purgati’ invece dalla ARC: “I got a woman livin’ on the back side of jail / Makes a livin’ boy by workin’ up her tail(Ho una donna che vive dietro alla prigione / mantiene un ragazzo agitando il sedere) e “I tell you the truth I keep on —-/ That baby got somethin’ lawd I sure would like” (Ti dico il vero, continuo —/ quella ragazza ha qualcosa, Signore, che di sicuro mi piace) ma l’incisione ARC ha un pregio notevole, costituito dalla qualità sonora, nettamente migliore.

Follow me down,
Follow me down,
Follow me down
Ma’ by Mr Tom Hughes’ town
(mmh-mmh)

Seguimi,
seguimi,
seguimi,
mamma, fino alla città di Mr. Tom Hughes

Certo lo sceriffo Hughes non poteva essere contento della dubbia immortalità regalatagli da Lead Belly perché a Shreveport, nella descrizione del bluesman, difficilmente si sarebbero trovati i famosi dieci giusti biblici. Fondata da una compagnia commerciale agli inizi dell’800 in un sito quasi alla congiunzione con il Texas e l’Arkansas e non lontano dal confine con l’Oklahoma, al limite nord occidentale delle immense pianure alluvionali della Louisiana, Shreveport nei primi del ‘900 era senza dubbio una città di frontiera e il più importante porto fluviale sul Red River per i commerci con gli stati vicini. Dai moli del porto passava ogni tipo di mercanzia lecita, soprattutto cotone, tabacco e zucchero di canna, e illecita come liquori e oppio. Le donne e il gioco si potevano trovare un po’ dovunque. In una città in cui la prostituzione dal 1902 era legale (rimanendo tale fino al 1916), il distretto a luci rosse, St. Paul’s Bottoms, ora un quartiere semi abbandonato in attesa di riqualificazione chiamato Ledbetter Heights, occupava una grande porzione della città. Chiamato così dal nome della chiesa metodista di St. Paul che sorgeva in Fannin all’inizio della parte più bassa morfologicamente della città, era una zona semi paludosa, afosa e insalubre. Sulle sue strade fangose, salvo notevoli eccezioni, si affacciavano fatiscenti costruzioni di legno e raramente di mattoni o pietra ad una sola stanza, talvolta solo poco più grandi, in una sequenza senza soluzione di juke joints, barrelhouses, bische, bordelli, shotgun houses e baracche dove un’umanità varia e disperata formata da neri, creoli e meticci si ingegnava ogni giorno per racimolare qualche decimo, sfruttando ogni occasione data dal traffico portuale e dalle migliaia di viaggiatori occasionali e dove la violenza era moneta corrente.

My mama told me
My sister too
Women in Shreveport, son,
gonna be the death of you
(mmh-mmh)

I told my mama,
Mama, you don’t know
Women in Shreveport kill me
Why don’t you let me go
(mmh-mmh)

I told my mama
Fell down on my knees
Cryin’ Lord Lordy, mama will ya forgive me please?
(mmh-mmh)

La mamma l’ha detto / E anche mia sorella / Le donne di Shreveport, figliolo,/ Saranno la tua fine.

Ho detto a mia madre: / “Mamma, tu non puoi sapere / Se le donne di Shreveport mi uccideranno /
Pechè non mi lasci andare?

Ho detto a mia madre / gettato in ginocchio / supplicando, Signore Dio, mamma, vuoi perdonarmi ti prego?

Il riferimento alle donne di Shreveport non è ovviamente casuale. Delimitato grosso modo dalla ferrovia della Texas & Pacific e dalle strade Snow, Oakland, Common, Cypress, Fannin, Caddo e Market, St. Paul’s Bottom era il regno indiscusso della Maitresse filantropica Annie McCune. Il suo female boardinghouse, tra Cane (ora Baker) e Fannin Street era il bordello più famoso e bello della città e accettava solo clienti bianchi come quelli di Nell Jester e della rossa Bea Haywood. I lupanari delle colored ‘Baby Jane’ e Fannie Edwards invece raccattavano di tutto. Se Annie McCune era la ‘Regina di St. Paul’s Bottom’, i re erano i poco raccomandabili George Neill e Caesar DeBose: il primo era l’uomo di colore più ricco della Louisiana e il suo ‘stabilimento’, nel quale non accettava clientela bianca, oltre alle donne offriva una sala da ballo, una da gioco e un ristorante; il secondo ero un creolo il cui locale, un saloon al piano terra con le pareti crivellate di buchi di proiettili e le stanze da letto e da gioco al piano superiore, era il più malfamato e infernale della città, rinomata sede di risse sanguinose e duelli con ogni tipo d’arma e prima e ultima tappa scelta dallo sceriffo Hughes per le sue rare e misurate retate nel distretto. Le tariffe minime andavano da uno e venticinque a tre dollari, mentre le massime da 5 a 30 dollari e variavano secondo le prestazioni e la razza della donna.

Tutta St. Paul’s Bottom e in particolare la trafficata Fannin Street, offrivano comunque un’ampia scelta di divertimenti alternativi per ogni tasca e a qualsiasi ora, ovvero ’til someone get killed: se si voleva mangiare vi erano il famoso ‘Lawrence St. Cafe’ sulla strada omonima o il ‘Banks Bar-B-Q’, ognuno dei quali oltre al cibo offriva una piccola scorta di divertimento extra; da ‘Ol’ Bob’, nel retro di uno squallido ristorante cinese, si poteva fumare l’oppio. Ma Shreveport non era famosa solo per il divertimento facile: celebrata tra gli altri da Jelly Roll Morton con Shreveport e Shreveport Stomp, da Little Brother Montgomery con Shreveport Farewell e Clarence Williams con Shreveport Blues, Shreveport era una delle mecche del Blues.

Data la sua posizione era un magnete naturale per ogni musicista del Tri-State: sulla Snow St. vicino alla ferrovia della Texas & Pacific, si trovava il ‘Blue Goose Grocery and Market’, un famoso luogo di incontro e mescita di ogni sostanza clandestina, frequentato e reso famoso da Jesse Thomas, nel 1929 con lo hit Blue Goose Blues. Al ‘Jerry’s Saloon’, al ‘Muskat Hill’, oppure al ‘Club 66’, si poteva ascoltare Oscar ‘Buddy’ Woods il quale, come tutti musicisti di strada, di mattina suonava per qualche centesimo lungo la Texas Avenue (la strada cantata nella Shreveport Blues di Lillian Glinn nel 1928), talvolta insieme a Ed Shaffer, Noah Moore, Kid West, Joe Harris e Babe Kyro Lemon Turner, meglio conosciuto come ‘The Black Ace’, artisti che più avanti registreranno con John Lomax per la Libreria del Congresso. Henry Thomas, Willard ‘Ramblin’‘ Thomas (fratello di Jesse) e King Solomon Hill, il cui ‘lap style era comune a ‘Buddy’ Woods, a ‘Black Ace’ e allo stesso Lead Belly, suonavano sulle stesse strade. Al pari dei chitarristi, i suonatori di piano, approfittando della ferrovia e dei battelli passeggeri e confortati dalla sicura presenza del loro strumento in almeno metà dei locali della città, battevano St. Paul’s Bottom e tutta Shreveport, seguendo le ondate di boscaioli che dalla Piney Woods correvano a spendere ogni centesimo della paga durante week ends di fuoco. Leggendari pianisti di cui non è rimasto che il nome come Pine Top Hill, Uncle Bob e Pine Top Williams, considerato da alcuni l’inventore del Boogie Woogie e ricordato da Lead Belly per una versione della ‘Dozen’ davvero postribolare, erano contesi a suon di dollari dai tenutari di St. Paul’s Bottom, capaci com’erano di scaldare l’ambiente con Rags, Stomps, e Boogie Woogie a raffica.

I got a woman
Livin’ on Stony Hill
She used to sit down and gamble with Buffalo Bill
(mmh-mmh)
Men, don’t send her on gamblin’
With Buffalo Bill
Two chances in one, babe,
You ain’t done got killed
(mmh-mmh)

Ho una donna / che vive in Stoney Hill / che era solita sedersi e giocare con Buffalo Bill
Gente, non mandatela a giocare / con Buffalo Bill / due a uno che non sarai ucciso.

A Shreveport esiste la Stoner Avenue, nella parte meridionale della città, e probabilmente è a questa che fa riferimento Lead Belly, anche se non si trova in un quartiere prettamente nero. Il riferimento a Buffalo Bill è un poco oscuro e non indica direttamente il famoso cacciatore di bisonti. ‘Buffalo’ era il soprannome dato ai neri dagli indiani, ai quali la capigliatura riccia ricordava la criniera dei bisonti. Il nomignolo divenne poi il nome di battaglia del decimo reggimento di cavalleria dell’Unione, i ‘Buffalo Soldiers’, la prima unità dell’esercito americano formata integralmente da neri ed impiegata nelle guerre indiane.
Dunque probabilmente era considerato un ‘Buffalo Bill’ il bianco a cui piaceva divertirsi con donne nere o attaccare briga con i neri maschi, comunque un tipo pericoloso per qualsiasi persona di colore.

Anybody should ask you
Who wrote this song
Tell ‘em Huddie Ledbetter
Done been here and gone
(mmh-mmh)

Se qualcuno dovesse chiedervi / chi ha scritto questa canzone / ditegli che Huddie Ledbetter
è stato qui e poi se ne è andato.

Il verso è una tipica frase fatta blues che si riscontra talvolta con piccole variazioni in altri testi, come ad esempio Shuckin’ Sugar di Blind Lemon Jefferson. L’espressione ‘…been here and goneevoca la partenza definitiva, volutamente senza ritorno. In effetti Lead Belly rimase a Shreveport un paio di anni e, a causa della prigione, non ebbe più occasione di ritornare nella stessa città, la Shreveport dei primi del ‘900, ricca di vita, pericoli e peccato, che aveva conosciuto a sedici anni.
Ai nostri giorni non rimane più nulla dell’atmosfera che si poteva respirare ai tempi di Lead Belly. Solo una statua del bluesman a metà della Texas Avenue (all’epoca Texas Street) ricorda i tempi passati, mentre l’uragano Katrina si è portato via gli ultimi ruderi di Fannin Street.

Pio Rossi, fonte Il Blues n. 127, 2014

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