La bluegrass music: paradigma dell’identità americana (Parte 1)
  1. La contemporaneità di un suono ‘antico’

      4.1 Nuove evoluzioni e anni ’70
L’esplosione dei festival coincise anche con la nascita di una nuova cultura giovanile. Il movimento studentesco universitario, molto attivo sui temi della guerra e dei diritti civili, contribuì anche alla diffusione di una cultura alternativa e alla nascita del fenomeno hippie59. La cultura hippie si basava sul rifiuto delle convenzioni imposte dall’establishment come la famiglia tradizionale, la religione (intesa nei suoi aspetti più dogmatici e repressivi) e una certa grigia sobrietà piccolo-borghese, considerata come l’effetto deleterio di una società consumistica e massificata, quale era quella americana del dopoguerra. Ad esse opponeva uno stile di vita comunitario fondato sulla libertà sessuale, sulla ricerca spirituale di tendenza orientale (coadiuvata dall’uso delle sostanze stupefacenti), e su posizioni politiche nettamente pacifiste e non violente. La filosofia hippie invase naturalmente anche la produzione artistica e la scena musicale vide fiorire un gran numero di band e artisti che fecero da traino e da ispirazione al movimento. Newport e i festival di genere radunavano migliaia di persone ma niente in paragone con l’emergere delle recenti manifestazioni che proponevano la nuova musica rock e psichedelica: solo per fare un esempio, dai 50.000 spettatori della primissima edizione del Monterey International Pop Music Festival (1967) si arriverà ai 500.000 spettatori dello storico festival di Woodstock soltanto due anni dopo. In uno scenario musicale ormai post-rocknroll e completamente rinnovato da artisti come Jimi Hendrix (1942 – 1970), i Doors e i Led Zeppelin, anche il bluegrass conobbe un periodo positivo e saturo di vicendevoli scambi.

Nel 1970 Bill Monroe venne premiato con l’induzione nella Country Music Hall of Fame e questo riconoscimento fece da specchio alla felice situazione che il bluegrass stava vivendo dagli anni ’60; il film documentario del 1972 Bluegrass country soul, descrivendo l’atmosfera dei festival in quel periodo60, ci mostra quanto il genere avesse acquisito in popolarità tanto da varcare anche i confini nazionali, fino a far nascere delle band bluegrass addirittura in Giappone. Fu proprio in questo momento che accanto ai grandi nomi della scena ‘tradizionale’ come Monroe, Jimmy Martin, Ralph Stanley e Jim & Jesse, si affiancò una nuova generazione di giovani musicisti i quali, spinti dalle nuove tendenze, dettero il loro contributo al genere portando con loro esperienze musicali inedite. Personaggi come il polistrumentista John Hartford (1937 – 2001), i mandolinisti David Grisman (1945) e Sam Bush (1952), provenienti dal folk revival e dal movimento hippie, intrapresero un percorso alternativo all’interno del bluegrass, nello spirito della fusion e della controcultura allora in voga. Questa nuova tendenza cominciò ad ottenere consensi e venne chiamata newgrass con band quali i New Grass Revival di Sam Bush come esponenti principali.

Anche il rock e la psichedelia, contrariamente a quanto si possa pensare, non furono così distanti da influenze più tradizionali : ad esempio il leader dei Grateful Dead Jerry Garcia (1942 – 1995) fondò la band bluegrass Old and in the Way con la quale incise diversi dischi, Jesse McReynolds (1929) venne chiamato dai Doors per registrare il mandolino sul loro disco The Soft Parade (1969), e ‘Mama’ Cass Elliot (1941 – 1974), leader dei Mamas & Papas, iniziò la sua carriera con il trio country folk Big 3 nel quale militava il banjoista bluegrass Eric Weissberg (1939). Viceversa, anche formazioni inizialmente tradizionali come i Dillards, Country Gazette, Charles River Valley Boys, Blue Velvet Band, si lasciarono contaminare da sonorità più moderne licenziando album che andavano fortemente in una direzione country-rock. Se inizialmente le nuove tendenze incontrarono la resistenza di alcuni puristi del bluegrass tradizionale, che vedevano nel contributo dei ‘capelloni’ un’impurità nella loro musica, in seguito la convivenza diventò più pacifica e le nuove tendenze cominciarono a circolare nei festival e nei circuiti di genere ottenendo molti consensi. Questi musicisti infatti, avevano una solida preparazione musicale e riuscirono con facilità ad aprire una dialettica tra stili diversi, portando delle sostanziali innovazioni anche alla tecnica strumentale, divenuta più propensa a ricercare nuove applicazioni sia sugli strumenti tradizionali che su quelli elettrici. L’industria musicale non rimase indifferente a queste nuove attitudini (che potevano avere una sicura collocazione di mercato) e si mosse favorendo la nascita di un ibrido tra rock e country che, a partire dalla fine degli anni ’60 con una piena esplosione nei ’70,  dette ottimi frutti. Il primo tentativo di successo fu quello dei Byrds nel 1968 con il cantautore Gram Parsons (1946 – 1973) e il chitarrista bluegrass Clarence White (1944 – 1973) nell’album Sweetheart of the rodeo, al quale seguì l’anno successivo Nashville Skyline di Bob Dylan (1941) che da alcuni anni aveva dimostrato di preferire sonorità elettriche. Negli anni settanta il rock dette forse il suo maggior contributo al bluegrass con il disco Will the Circle be Unbroken61 dei Nitty Gritty Dirt Band, sorta di antologia di brani country e bluegrass suonati dal gruppo con ospiti d’eccezione quali: Earl Scruggs, Doc Watson (1923 – 2012) e Jimmy Martin. L’operazione svolta con questo disco ebbe ebbe una vasta eco e provocò un effetto di ‘secondo revival’, permettendo di conoscere il mondo della musica tradizionale al pubblico del rock e anche al di fuori del continente americano. Il banjo fece da traino alla popolarità del bluegrass, ma ciò non avvenne tramite un disco rock o mainstream, bensì con il film: Deliverance62, nel quale un ragazzino e un adulto suonano a risposta il motivo Duellin’ banjos63. Il film, nominato anche a numerosi premi Oscar, portò praticamente in ogni parte del mondo questo strumento, con il tema della canzone che diventò un classico conosciuto da tutti. Da quel momento la sonorità del banjo si associò indissolubilmente al bluegrass diventandone quasi un simbolo.

     4.2 Il bluegrass nella società contemporanea
Il decennio degli anni ’80, in cui si cercavano ancora delle efficaci soluzioni contro la crisi petrolifera che si scatenò negli anni ’70, fu dominato dalla figura del presidente Ronald Reagan (1911 – 2004). Egli «…si presentò come il rappresentante della ‘maggioranza morale’, cioè di quella parte di opinione pubblica influenzata dalle numerose confessioni cristiane disseminate negli Usa, di convinzioni conservatrici, specie in tema di rapporti sessuali e relazioni familiari, e di spiccati sentimenti patriottici. Sul terreno del patriottismo, poi, Reagan gioca molte delle sue carte: si è presentato infatti come il difensore della supremazia americana, giustificata dalla superiorità morale che gli Stati Uniti — a suo parere — possono vantare in quanto paladini della libertà e della democrazia »64. La visione Reaganiana di un’America ‘superiore’ riscosse successo fra la popolazione ‘votante’ bianca americana e si impose in parte anche a in ambito culturale.

Nonostante le innovazioni che prodotte negli anni ’70, furono la tradizione e un certo conservatorismo a prevalere nel bluegrass, portando nel decennio successivo verso un disinteresse per la commistione con altre influenze e alla cristallizzazione del genere attraverso nuovi contributi.65 Il primo venne dalla revisione del repertorio: accanto a quello consueto (preservando sempre la classica struttura dei pezzi), si cominciarono ad utilizzare anche dei brani in voga nell’ambito pop. Ad esempio la celeberrima Proud Mary, singolo di grande successo dei Creedence Clearwater Revival, venne rivisitata in chiave bluegrass da Emerson & Waldron; una selezione di brani dei Beatles, rivisti nell’album Beatle Country dai Charles River Valley Boys, e Fox On The Run del gruppo pop inglese Manfred Mann, divenuta poi un classico del repertorio bluegrass.

La scelta di brani mainstream o comunque provenienti da altri contesti musicali, mise in evidenza la capacità del genere di poter rileggere e trasformare in bluegrass qualsiasi altro brano, semplicemente usando i tratti strutturali di questa musica come gli strumenti acustici e l’uso particolare delle voci. Parallelamente, i testi delle composizioni originali cercarono di attualizzarsi rispetto a quelli cui il bluegrass si era rivolto in passato, parlando direttamente  alle nuove generazioni, protagoniste in quel momento di una fase di pieno sviluppo della società urbanizzata, e ormai lontane dallo stile di vita rurale del secolo passato. La musica inventata da Bill Monroe si istituzionalizzò definitivamente e acquisì una sua completa autonomia dalla country music riuscendo anche a creare una propria infrastruttura di mercato. Una grande quantità di libri didattici dedicati alla tecnica degli strumenti e molti nuovi songbook fecero eco alla crescita del genere e adesso anche le case discografiche indipendenti (che conoscevano molto bene la scena bluegrass e i mercati regionali) ebbero modo di poter lavorare e crescere accanto alle major dell’industria musicale; il numero dei festival continuò ad aumentare moltiplicando così anche il numero dei fan. Sorsero circuiti, eventi, riviste e gruppi bluegrass in Giappone, Regno Unito, Australia ed Europa, Italia compresa66. Parallelamente si sviluppò un interesse legato agli strumenti musicali tipici del bluegrass con la crescita di produttori, artigiani, liutai e negozi specializzati. L’invito di Monroe e Doc Watson alla Casa Bianca nell’agosto del 1980 fece da sigillo ad una popolarità acquisita e pose il genere, con Monroe in testa, come un simbolo della cultura americana.67 Anche Rosenberg ricorda come in quel periodo «Bluegrass has moved from being a minor sub-genre within the country music to an official recognized art form… Bluegrass musicians and bands now perform in various states and regional school programs, presenting the music in a historical settings to students who are thus introduced to it as a legitimate art form with folk and popular connections… concern about preserving and presenting the music’s historical aspects… is reflected in several museums: the Bill Monroe Bluegrass Hall of Fame and Museum, which opened in Nashville in April 1984, and the Kentucky Bluegrass Music Center…».68 Il genere ebbe riconosciuta un’autorità nel campo culturale del paese e si cominciarono ad istituire corsi di laurea specifici con i quali formare sia ricercatori nell’ambito storico della musica, che operatori culturali e musicisti. Un esempio è quello della East Tennessee State University, che nel suo Department of Appalachian Studies, dal 1982 offre agli studenti la possibilità di seguire corsi e ottenere un titolo accademico sulla musica tradizionale americana e sul bluegrass69.

Come accadde con il film Deliverance70, negli anni 2000, grazie al successo di O Brother, Where Art Thou?71, ci fu una sorta di ‘terzo revival’ delle ‘radici’ musicali americane. La pellicola, ambientata in Mississippi prima della Seconda Guerra Mondiale, rievoca un mondo ormai scomparso e sepolto nell’oblio, ed è capace di diventare un’immagine della memoria. L’associazione di immagini e musica in questo film, fungono ancora una volta come mezzo per sottolineare la conferma di quel legame identitario di cui l’America e il suo popolo hanno bisogno. La diffusione di massa della televisione e del cinema secondo il modello americano (specialmente dagli anni ’80 in poi), diventarono infatti elementi essenziali per diffondere gli ideali Reaganiani e per consolidare il patriottismo nella Nazione. Cinema e televisione «…sono mezzi che, se modellano profondamente i confini dell’immaginario attraverso programmi di intrattenimento o prodotti di fiction…incidono anche fortemente sui sistemi di informazione. Le immagini e i servizi sull’attualità sono l’essenza del giornalismo televisivo. Dal Vietnam in avanti, le guerre si seguono in diretta televisiva, o quasi. Non necessariamente le ‘guerre in diretta’ sono descritte in modi del tutto attendibili, del tutto ben documentati»72.

L’attentato di New York dell’11 settembre 2001 ha segnato duramente la società americana colpendo due elementi simbolici del progresso e delle istituzioni della Nazione: le twin towers e il pentagono, sede del Ministero della Difesa73. Questo drammatico avvenimento ha marcato ancora di più la componente nazionalista di buona parte della società americana e ha reso ben visibile la retorica della patria sia nella vita quotidiana che in alcune manifestazioni culturali. Nel caso del festival che ho avuto modo di visitare74, e in altre occasioni dove ho potuto assistere a concerti, la bandiera nazionale è appesa come sfondo del palcoscenico, gli artisti dedicano con enfasi canzoni alle truppe o suonano l’inno nazionale e molti indossano magliette con scritto support our troops o N.R.A75. Questa fenomenologia è sintomatica di un contesto culturale che sembra aver continuato a seguire la visione di Reagan, dove quella ‘maggioranza morale’ è rappresentata ancora dalla popolazione bianca e cristiana, nonostante «la totale e piena eguaglianza giuridica della popolazione nera e di quella quella bianca»76.

     4.3 Conclusioni
« I pledge allegiance to the Flag of the United States of America, and to the Republic for which it stands: one Nation under God, indivisible, with Liberty and Justice for all»77.

È con queste parole che gli Stati Uniti sin dalla loro nascita si sono mossi verso la ricerca di un’indipendenza e di un’identità unitaria che li distinguesse dal resto del mondo, rendendoli una eccezionale singolarità. La storia e l’evoluzione della società americana mette in evidenza come questa Nazione abbia saputo inventare e costruire se stessa attraverso radici artificiali, inizialmente dominate da un retaggio culturale di tradizione europea, poi coinvolgendo inevitabilmente nel dialogo le multiformi realtà che compongono il paese. Il concetto di Americana, che spesso appare nel tentativo di descrivere qualcosa di onnicomprensivo, peculiare e capace di identificare l’intera società, ha puntato sulla cooperazione delle diversità culturali, sulla sua eterogeneità congenita, per trasformarsi in un carattere coesivo, omogeneo. Il mondo culturale e artistico ha accompagnato tutto il percorso storico americano, dalla civiltà coloniale e contadina fino all’urbanizzazione e allo sviluppo del consumo di massa: la musica religiosa protestante, il repertorio folk anglosassone, le tradizioni africane (poi divenute blues e jazz) hanno portato nel corso del tempo una moltitudine di segni culturali diversi sottolineando le differenze di questo popolo e offrendo degli spunti per marcare dei tratti culturali specifici. Se è vero che il pensiero fondante degli Usa si basa sul concetto impresso nel motto nel Grande Sigillo78 ‘E pluribus unum’79, per capire che cosa si possa definire veramente ‘americano’ c’è bisogno di trovare un fenomeno che riesca ad armonizzare in sé le componenti culturali predominanti della società. Dal lato musicale, il bluegrass pare rispondere perfettamente a questa esigenza perché si mostra pertinente con la storia statunitense e con la necessità di dialogo tra le parti per la formazione di un’unica autentica Americana. La musica di Bill Monroe, come la Nazione, è un genere musicale che non nasce in maniera autonoma, ma a partire dalla base culturale bianca anglosassone aggiunge elementi ‘estranei’ fino a diventare indipendente. Abbiamo visto come ogni strumento bluegrass porti con sé un ‘pezzo’ di America: il mandolino e il violino la tradizione dei pezzi da ballo delle folk songs europee, l’incedere della chitarra quello del blues e il ritmo sincopato del banjo la percussività della musica nera con fraseggi jazz; così come la struttura dei pezzi che è di stampo folk tradizionale, cade quasi sempre su un tessuto blues scandito dall’improvvisazione proto-jazzistica. Anche se tutti gli altri stili musicali americani godono di una grande popolarità e di un’innegabile importanza culturale, il bluegrass ha il merito di aver codificato qualcosa di diverso, di essere stato l’unico genere in grado di produrre quel melting pot80 che la società americana aveva come obiettivo identitario, e di averlo reso (nonostante la giovane età) ormai tradizione. L’identità americana però, non è solo quella che dai Padri della Patria fino a Reagan e Bush si è cercato di veicolare, quella retorica di una Nazione unita e portatrice dei più alti valori. L’altra faccia della medaglia mostra che l’uguaglianza costituzionale dei cittadini si è spesso identificata solo con una parte della società e, dove l’America cerca l’unità, si trova a fare i conti con le proprie contraddizioni e con conflitti sociali ancora da risolvere. Anche il bluegrass è coerente con questa antinomia, quando ci mostra che la sua platea è quasi esclusivamente composta da quella popolazione bianca che si riconosce come ‘vera americana’. Anche se definire in maniera universale l’identità di questo paese rimane una questione senza soluzione, la musica di Bill Monroe sembra aver risposto nel bene e nel male a quel bisogno di identificazione, in un complesso di simboli e tradizioni, che l’americano ‘medio’ porta con sé. In questo senso il bluegrass è il paradigma della società americana.

59La parola deriva da hipster, e veniva utilizzata originariamente per identificare un gruppo di giovani di San Francisco che si ispiravano alla Beat Generation.
60 Il documentario fu girato da Derby Carny al Carlton Haney´s Labor Day Weekend Bluegrass Music Festival  in Nord Carolina nel 1971.
61 Album del 1972 che prende il nome da un inno religioso tradizionale scritto nel 1907 da Ada Habershon e Charles Gabriel.
62 Tit.it: Un tranquillo week-end di paura. Pellicola del 1972 diretta da John Boorman.
63 Brano composto nel 1955 da Arthur Smith e suonato nel film da Eric Weissberg e Steve Mandel.
64 Banti, L’età contemporanea. Dalla Grande Guerra, cit. pp. 385, 386
65 Rosenberg, Bluegrass, cit. pp. 340-341
66 Il primo festival italiano di bluegrass si svolse nel 1982 al Ponderosa Ranch di Tradate, Varese.
67 «…Bill Monroe rappresenta il meglio nella country music e nella nostra Nazione..». Dal discorso del Presidente degli Stati Uniti Jimmy Carter alla Casa Bianca, 1980,  Fonte: video youtube https://www.youtube.com/watch?v=dLn3b9GGJQ8
68 Rosenberg Neil, Bluegrass: A History, cit, p.367
69 http://www.etsu.edu
70  vedi p. 46, sez. 4.1
71 O Brother, Where Art Thou?. Tit.it: Fratello, dove sei?. È un film del 2000 diretto da Joel e Ethan Coen.
72 Banti, L’età contemporanea. Dalla Grande Guerra, cit. p. 414
73 Banti, Ibid. pp. 462-463
74 vedi p. 41, sez. 3.3.3.
75 La National Rifle Association, è un’organizzazione in favore dei possessori di armi da fuoco degli Stati Uniti.
76 Banti, L’età contemporanea. Dalla Grande Guerra, cit. p.388
77 Il giuramento di fedeltà alla bandiera degli Stati Uniti, composto nel 1892, è stato più volte modificato nel corso della storia e nel 1954 vennero aggiunte le parole: under God.
78 vedi p. 5, sez. 1.1
79 Trad. It.  “Da molti, soltanto uno”.
80 Testi, Il secolo, cit. pp. 113-115

BIBLIOGRAFIA
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Pete Seeger, Where Have All the Flowers Gone: A Singalong Memoir, W. W. Norton & Company, 2009.

DISCOGRAFIA ESSENZIALE
Per semplificare l’orientamento in una sterminata produzione discografica fatta di 78, 45 giri, e LP, in alcuni casi ho ritenuto opportuno segnalare delle antologie con il numero di catalogo dell’edizione, omesso invece caso di album di facile reperibilità e ristampati più volte.

Old time music e folk
Carter Family, In The Shadow Of Clinch Mountain, Bear Family, 2000, BCD15865
A.A.V.V., Bristol Sessions 1927/28, Bear Family, 2011, BCD16094
Woody Guthrie, My Dusty Road, Rounder Records, 2009, 11661-1162-2
A.A.V.V., Goodbye Babylon, Dust to Digital records, 2003, DTD-01
A.A.V.V., American Pop: An Audio History From Minstrel To Mojo: On Record, 1893-1946, West Hill   WH-1017

Blues
Bessie Smith, The Complete Columbia Recordings, Sony Music, 2012, 88725403102
Blind Lemon Jefferson, The Complete 94 Classic Sides Remastered, JSP Records, 2003, JSP7706
A.A.V.V., Robert Johnson & The Last Of The Great Mississippi Blues Singers, Complete Blues The Works, 2007, SBLUECD503X
Leadbelly, Important Recordings 1934 – 1949, JSP Records, 2006, JSP7764

Ragtime
Scott Joplin, The Complete Piano Music Of Scott Joplin, IndieBlu Music, 2004, 1715

Jazz
A.A.V.V., Jazz: The Smithsonian Anthology, Smithsonian Folkways, 2011, SFW 40820
Nick La Rocca & Original Dixieland Jazz Band, The First Jazz Recordings 1917-1921, Timeless, 1998, CBC1-009

Tin pan alley era
George Gershwin, 1898-1937, Documents, 2007, 223491

Country music
Jimmie Rodgers, The Singing Brakeman, Bear Family, BCD15540
Hank Williams, Turn Back The Years, Mercury, CDMER53480
Louvin Brothers, Close Harmony, Bear Family, 1992BCD 15561 HI
Johnny Cash, At Folsom Prison, Columbia, 1968

Rocknroll
Elvis Presley, The King Of Rock ‘N’ Roll: The Complete 50’S Masters, Sony RCA, CDSNY73202
Jerry Lee Lewis, Complete Sun Recordings, Bear Family, BCD15420

Folk revival
Pete Seeger, American Favorites Ballads, Smithsonian Folkways, B001SGKQI6
Joan Baez, Joan Baez, Vanguard, 1960
Bob Dylan, Bob Dylan, Columbia, 1962
Bob Dylan, The Freewheelin’ Bob Dylan, Columbia 1963
Bob Dylan, The Times They Are A-Changin’, Columbia 1964
A.A.V.V., Newport Folk Festival: Best Of The Blues 1959 – 68, Vanguard, 2001, 193/95-2

Rock, folk-rock e psichedelia
Bob Dylan, Bringing It All Back Home, Columbia, 1965
Bob Dylan, Highway 61 Revisited, Columbia, 1965
Bob Dylan, Blonde on Blonde, Columbia, 1966
Jefferson Airplane, Surrealistic Pillow, RCA, 1966
The Grateful Dead, Grateful Dead, Warner Bros, 1967
The Doors, The Doors, Elektra, 1967
The Doors, Strange Days, Elektra, 1968
The Jimi Hendrix Experience, Electric Ladyland, Track, 1968
Led Zeppelin, Led Zeppelin, Atlantic, 1968
A.A.V.V., The Monterey International Pop Festival, June 16-17-18, 1967, Rhino, 70596-2
A.A.V.V., Woodstock Vol.1/Vol.2, Wea

Country-rock
The Byrds, Sweetheart of the Rodeo, Columbia 1968
The Flying Burrito Brothers, The Gilded Palace Of Sin, A&M, 1968
Bob Dylan, Nashville Skyline, Columbia 1969
Dillard & Clark, The Fantastic Expedition Of Dillard And Clark, A&M, 1969
The Grateful Dead, American Beauty, Warner Bros, 1970
Nitty Gritty Dirt Band, Will the Circle be Unbroken, Capitol, 1972
A.A.V.V., Dueling Banjos: From The Original Soundtrack ‘Deliverance’ ,Warner Bros, 1972

Bluegrass
Bill Monroe, Blue Moon of Kentucky 1936-49, Bear Family, BCD16399
Bill Monroe, Blue Grass 1950-1958, Bear Family, BCD15423
Bill Monroe, Blue Grass 1959-1969, Bear Family, BCD15529
The Stanley Brothers, 1949-1952, Bear Family, BCD15564
Flatt & Scruggs, 1948-1959, Bear Family, BCD15472
Flatt & Scruggs, 1959-1963, Bear Family, BCD15559
Jimmy Martin & The Sunny Mountain Boys, Bear Family, BCD15705
Jim & Jesse McReynolds, The Old Dominion Masters, Pinecastle, 1999, 9001
A.A.V.V., Bluegrass At Newport, Vanguard, 1990, VCD 121/22
John Hartford, Looks At Life, RCA Victor, 1967
New Grass Revival, The Arrival Of The New Grass Revival, Starday Records, 1972
David Grisman, The David Grisman Rounder Album, Rounder, 1976
Old and in the Way, Old & In The Way, Round records, 1975
Bela Fleck, Crossing The Tracks, Rounder Records, 1979
Bluegrass Album Band, The Bluegrass Album, Rounder Records, 1981
Bluegrass Album Band, The Bluegrass Album volume two, Rounder Records, 1982
Bluegrass Album Band, The Bluegrass Album volume three, Rounder Records, 1983
Alison Krauss & Union Station, Two Highways, Rounder Records, 1989
A.A.V.V., O Brother, Where Art Thou? (Music From The Motion Picture), Mercury, 2000

FILMOGRAFIA
Carny, Derby, Bluegrass country soul, Ryko, Usa, 1972
High Lonesome: the Story of Bluegrass, Shanachie, Usa, 1994
Bill Monroe – Father Of Bluegrass Music, Mvd Ent, Usa, 2008
Joel & Ethan Cohen, O Brother, Where Art Thou?, Usa, 2000

Yari Spadoni, Tesi di Laurea, Università di Pisa, A.A. 2013-2014

Link amici

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