La bluegrass music: paradigma dell’identità americana (Parte 1)

La bluegrass music: paradigma dell’identità americana. Introduzione
La storia culturale degli Stati Uniti è un complesso reticolo di espressioni e forme che si intrecciano e dialogano tra di loro di pari passo con i fatti storici, determinando la formazione di simboli che rappresentano l’identità nazionale. Anche la storia della musica si mescola con la storia stessa, trasmettendo le sensazioni e gli stati d’animo dei popoli, delle loro ambizioni, del vissuto e della loro coscienza.

I significati di ‘scoperta’ e ‘invenzione’ si adattano perfettamente per descrivere quello che avvenne nelle terre del Nord America: la scoperta e la conquista di nuovi territori, e l’invenzione di un apparato retorico, simbolico e mitico come base di una società che assumerà un ruolo primario nelle sorti mondiali. Le lotte sociali, la convivenza di etnie diverse, la religione, i drammi e le gioie della vita quotidiana, diventano i temi fondamentali della musica del popolo americano in questo universo multiculturale. Dopo circa duecento anni di storia statunitense, sorge in musica un modello che si pone come modello dell’identità del paese: la bluegrass music, uno stile maturato dal mandolinista Bill Monroe dalla fine degli anni ’30 del Novecento. Questo saggio vuole tentare di analizzare brevemente, attraverso l’esame di alcuni passaggi storico-culturali, da quali basi e in quali circostanze si è formato il sistema musicale americano, quali simboli e idee ha imposto come terreno comune e cosa oggi può riassumere a pieno diritto il tanto abusato appellativo di Americana. Tentando di districarsi in questo complesso di forme, si cercherà di capire quali sono le caratteristiche che possono porre il bluegrass come paradigma dell’identità della Nazione. La ricerca, oltre alle fonti storiche, si è sviluppata anche tramite un’esperienza diretta in Tennessee, Kentucky e Indiana, i luoghi dove questo genere è nato e continua a trasmettere tutte le sue caratteristiche peculiari, che fanno da specchio alla condizione e alle aspirazioni di questo giovane popolo.

  1. Scoprire e inventare: la formazione dell’apparato simbolico degli Stati Uniti

      1.1 La nascita di una Nazione
Le colonie inglesi, fondate dalle compagnie mercantili, già dal primo decennio del Diciassettesimo secolo, subirono una massiccia immigrazione europea composta da gruppi religiosi, da emarginati e da persone in cerca di una prospettiva di vita migliore, con la prevalenza di Inglesi, Irlandesi, Scozzesi e Olandesi. Tra tutti i gruppi che approdarono nelle colonie, quello che diede un notevole contributo nella formazione nazionale fu quello dei Puritani1.

Le repressioni contro i Puritani in Inghilterra spinsero infatti i Padri Pellegrini a raggiungere il nuovo mondo, dove fondarono il primo nucleo del New England e dove si impose la loro Weltanschauung: «…la convinzione di appartenere ad un gruppo eletto, fuggito dall’Europa peccatrice e blasfema come a loro tempo i figli d’Israele dall’Egitto per entrare nella terra di Caanan; e, come loro, destinato a fondare in America… il regno degli eletti da Dio…»2. Il Nord America quindi come una ‘terra promessa’, ‘sacra’, un ‘dono divino’, che andava difeso da tutto e da tutti. Tutto ciò infuse alla popolazione una straordinaria energia e la convinzione che i loro nemici fossero i nemici di Dio, meritevoli solo di sterminio; che essi, in quanto eletti, dovevano essere grati al Signore con il duro lavoro e che la eventuale ricchezza conseguita ne sarebbe stata la ricompensa, che infine i poveri si meritavano la loro povertà come castigo divino per chi non si fosse impegnato abbastanza.

Questo ideale diffuso dai Puritani, con il loro stile di vita estremamente religioso ed etico, si radicarono profondamente nelle menti e nei cuori di molti cittadini e furono seminali poiché gettarono le basi per ‘inventare’ una nuova società e riuscirono a far crescere, accanto ad idee di ispirazione illuminista e al concetto di diritto naturale preso dal Giusnaturalismo3, il mito del ‘successo inevitabile, dell’invincibilità; giustificando il diritto di usare qualsiasi mezzo, anche i più feroci, per farsi padroni della terra, come nel caso dei Nativi Americani. Anche se la via verso la Rivoluzione Americana contro gli Inglesi scaturì da una forte motivazione di interessi e di indipendenza economica, la base culturale e simbolica dei nuovi americani divenne sempre più solida, e fondandosi sull’idea propulsiva di unicità e di protezione Divina, il popolo Americano si fece forte di questo impianto filosofico-culturale per poter reclamare l’emancipazione dalla sudditanza inglese.

Sin dalla Dichiarazione di Indipendenza del 1776 , i Padri della Patria, nella formazione del nuovo Stato, si resero conto di quanto fosse importante saper veicolare gli ideali della Nazione mediante una precisa simbologia, così vennero creati quegli elementi permanenti che sarebbero diventati la base per il culto nazionale: il Gran Sigillo degli Stati Uniti, la bandiera, l’inno Americano e la figura della libertà in sembianze femminili, che fecero (e fungono tutt’ora) da pilastri alla retorica Statunitense. Queste istituzioni, portarono con sé un messaggio che per il cittadino fu una sorta di vademecum del significato nazionale: un occhio sopra la piramide del Gran Sigillo a dimostrazione della protezione divina, la bandiera nazionale che racchiude il concetto di unione e libertà costituzionali, e il testo dell’inno nazionale Star-Spangled Banner  che «… mescola guerre combattute con coraggio per giuste cause, la nascita di una Nazione, il favore di Dio alla nuova «terra» e l’elogio della libertà».4

Un’altra componente che la cultura Puritana ha portato con sé è il mito del nomadismo —  della ricerca, di una meta da raggiungere — così con l’aprirsi di nuove prospettive economiche nei territori selvaggi ad Ovest, queste aspettative si resero tangibili e sorse il mito della frontiera, del West; dove prese forma l’idea di missione, di conquista e civilizzazione, in nome della civiltà e della religione. Il mito del West venne rappresentato da racconti e canzoni su eroi solitari che si scontravano con la natura selvaggia e tutti i suoi pericoli, pionieri che compivano imprese in nome del progresso, in storie il cui scopo era soprattutto quello di soddisfare il desiderio di evasione del pubblico e di incrementare la visione mitica di queste terre sconosciute5. L’immagine del West dimostra in pieno come gli Stati Uniti abbiano saputo fondarsi su una creazione mitica radicale, dove l’ideale ha costruito una base per lo sviluppo di una società diversa dal mondo che le era contemporaneo.

Nonostante le grandi diversità che il popolo americano presentava specialmente tra Nord-Sud, le varie espressioni culturali americane e la popolazione non hanno mai abbandonato il messaggio religioso puritano, proprio per la forza con cui questa impronta seppe radicarsi fortemente nei centri della cultura e diffondersi in tutto il paese.

      1.2 Lo sfondo sociale e il divario Nord-Sud
Nei primi decenni dell’Ottocento l’America conobbe una formidabile crescita come effetto della Rivoluzione Industriale Inglese e dell’espansione verso Ovest. Il sistema dei trasporti via mare e via terra, specialmente con l’innovazione ferroviaria6, l’invenzione del telegrafo (1836) e l’industrializzazione, contribuirono a far sviluppare la Nazione in maniera esponenziale. La crescita tuttavia, non si impose in modo omogeneo; l’America difatti, era divisa principalmente in due settori economico-sociali molto diversi tra loro: il Nord e il Sud.

Il Nord fu il protagonista di questo sviluppo, il luogo dove sorsero le prime fabbriche e dove l’economia di tipo borghese capitalista si impose con oltre il 60% della popolazione assorbito dall’industria. Di contro, il Sud, penalizzato da una arretratezza economica basata quasi esclusivamente sull’agricoltura e da una società arcaica e schiavista di tipo signorile, si trovò di fronte ad un divario contro il quale non riuscì a competere anche perché schiacciato sotto il giogo delle imposizioni finanziarie e commerciali dettate dagli affaristi del Nord. Come fulcro in questa divergenza si pose la questione dell’Ovest: un territorio che era ancora in fase di conquista e che diventò il principale terreno di scontro tra Nord e Sud tanto da far degenerare la situazione nella Guerra di Secessione. «Avidi sempre di nuovi spazi, i coloni (e le compagnie speculative) dell’Ovest cercarono ben presto di impedire che alla corsa verso i nuovi territori partecipassero anche concorrenti temibili come i coloni e gli imprenditori agrari provenienti dal Sud. Per fermarli scelsero la strada dell’opposizione all’introduzione della schiavitù nei nuovi Stati; ma questo condusse il paese verso la Guerra Civile».7

Le divergenze tra Nord e Sud non riguardavano solamente la struttura economica della società, ma si allargavano anche all’ambiente, allo stile di vita, agli usi e costumi e alla cultura. In contrasto con il rigore puritano, con la vita industriale e il potere politico ed economico delle grandi città del Nord, il Sud si mostrava come un luogo più dilatato, meno frenetico; dove contadini e comunità avevano uno spiccato senso di accoglienza e di aiuto reciproco, dove la semplicità della vita stava alla base della società. Un luogo in cui le differenti culture, nonostante l’infamia della schiavitù, seppero mescolare le proprie tradizioni e i loro costumi, trasformandosi a vicenda.

Un’altra importante considerazione, che ci chiarisce il quadro della società, riguarda la differenza nelle abitudini e nello stile di vita delle popolazioni Nordiste e Sudiste. Gli abitanti del Sud, nonostante l’arretratezza contadina nella quale vivevano, furono capaci di ritagliare nelle proprie giornate, lontano dal lavoro, dei momenti di svago e socialità attraverso la musica e la danza. «Nulla a che fare con l’etica del puritanesimo che predicava il culto del lavoro e marchiava la pigrizia come la peggiore delle colpe il «tempo libero», secondo Franklin, «è quello in cui si può fare qualcosa di utile». Meno che mai simili caratteristiche si sarebbero potute adattare alla morale capitalista per cui il lavoro era solo inteso a produrre la massima possibile quantità di merci; in cui la stessa forza-lavoro era stata mercificata». 8

Le città del Nord industriale come Chicago, New York e Pittsburgh erano in continua espansione in funzione del lavoro operaio con sobborghi sovrappopolati in condizioni igienico-sanitarie precarie; al Sud invece, sorgevano piccoli centri urbani dotati di un’architettura ispirata al neo classicismo o città come New Orleans dove regnava un’atmosfera di vivace convivenza tra diverse etnie. Nella metà dell’Ottocento il Sud si trovò in una situazione di sottomissione economico-politica nei confronti del Nord così grave che la classe dirigente di sette stati, nominati poi Stati Confederati d’America, decise di proclamare la secessione dall’Unione e di formare un’entità politica autonoma e indipendente, alla quale si unirono in seguito anche altri quattro Stati Sudisti.

La conseguenza di questo atteggiamento fu una Guerra Civile che devastò il paese dal 1861 al 1865 con la vittoria degli unionisti del Nord ed un conto di più di 600.000 vittime. Il flagello della guerra, peggiorò notevolmente le condizioni di vita della popolazione sconfitta e inasprì i sentimenti e i divari che si erano creati tra le due fazioni: nel Sud, che si era rivoltato contro la tirannia Nordista, si fece sempre più forte il mito del ‘ribelle’, che si radicò come il simbolo di resistenza sull’oppressore. Johhny Reb era il nome comune del soldato confederato che lottava per difendere il suo terreno e venne cantato in numerosi pezzi musicali; come i fratelli Frank (1843 – 1915) e Jesse James (1847 – 1882), novelli Robin Hood ed ex soldati Sudisti, che divennero degli eroi popolari rapinando treni e banche a danno dei banchieri Nordisti9. Il Sud si fece forte della figura dell’eroe buono che combatte per una giusta causa anche con mezzi discutibili, e il testo della canzone Jesse James, una ballata molto in voga al tempo e tutt’ora notissima ne è un esempio:

«…Jesse James was a lad that killed many a man
He robbed the Glendale train
He stole from the rich and he gave to the poor
He’d a hand and a heart and a brain
Poor Jesse had a wife to mourn for his life
Three children now they were brave
Well that dirty little coward that shot Mr. Howard
He laid poor Jesse in his grave
Now Jesse was a man, a friend to the poor
He’d never rob a mother or a child
There never was a man with the law in his hand
That could take Jesse James when alive…» 10

1.3 Le basi della musica americana: sangue, sudore, lacrime e timore di Dio

      1.3.1 La musica religiosa
Le radici culturali della musica americana possono essere ricondotte a due principali fonti: la prima è quella relativa al repertorio tradizionale proveniente dall’area del Regno Unito (Scozia, Inghilterra e Irlanda) che comprende il filone religioso e quello popolare folk, la seconda è quella proveniente dal continente africano in seguito alla deportazione e alla schiavitù. Anche la musica dei Nativi Americani, quella messicana, germanica e francese furono presenti nel continente americano ma non riuscirono ad imporsi come fenomeno popolare in quanto minoranze in un territorio popolato principalmente da anglofoni11.

Gli ideali del puritanesimo sfruttarono anche la musica come veicolo per arrivare alla mente e al cuore delle congregazioni e si servirono di un repertorio di melodie religiose provenienti dalla loro tradizione anglosassone adattandolo in un linguaggio più popolare per renderlo più comprensibile ai loro fedeli. I brani consistevano in salmi detti responsoriali, dove il pastore intonava un verso e i fedeli lo ripetevano in coro; adattandosi perfettamente alle esigenze di un auditorio senza una grande cultura e non in grado di leggere. Questo modello di tradizione orale, contribuì dapprima ad accrescere la composizione di salmi e inni in territorio americano, poi al formarsi di scuole di canto ecclesiastiche (portando a notevoli miglioramenti nell’alfabetizzazione) e infine alla diffusione anche a mezzo stampa delle raccolte di pezzi sacri. La religione nell’Ottocento continuò ad essere di primaria importanza nella vita di tutta la società americana e anzi si diffuse ancor di più un revivalismo religioso che allargò a dismisura il numero delle confessioni cristiane: anglicani, metodisti, battisti, presbiteriani e numerose altre correnti ebbero un forte ruolo educativo e sociale per tutte le comunità. La musica religiosa ormai era permeata in tutta la società e aveva assunto caratteri eterogenei: alla salmodia tradizionale che venne insegnata dai Puritani, adesso si affiancavano anche composizioni più semplici, provenienti dalla cultura popolare bianca e nera come nel caso della nota Amazing Grace12.

Un’ edizione discografica dal titolo Goodbye, Babylon, stampata nel 2003 dall’etichetta Dust-to-Digital, raccoglie in sei cd la testimonianza di quanto questo repertorio popolare religioso fu importante per la popolazione americana, tanto da essere ancora attivo nel Novecento. Con le parole death, joy, apocalypse, salvation riassume le tematiche che stavano alla base delle composizioni e ci porta in un universo dove le modalità di esecuzione e gli impianti compositivi mettono insieme esperienze diverse in termini di gruppi culturali, nei temi comuni della religione. Predicatori urlanti come venditori di salvezza istantanea, gruppi di archi, organi e cori, chitarre e singoli musicisti fanno da quadro ad un vasto scenario che fu denominatore comune di una cultura, da un capo all’altro del paese.

La religiosità americana insieme con la musica stessa, si pongono come una sorta di avvertimento e di antidoto alla spiccata propensione umana al peccato e cercano di fungere da mezzi per riportare il peccatore sulla retta via, verso la redenzione; facendo da contraltare alla musica popolare folk, dove invece il peccato la fa da padrone.

      1.3.2 Old time music e folk
L’altra importante componente che la tradizione britannico-europea ha portato nella musica americana è quella rappresentata dal repertorio popolare non religioso, un macrogenere raccolto sotto il nome di folk music, e in seguito denominato old time music, per differenziarlo dal revival folk degli anni ’60 del Novecento.

Per definizione, la musica folk ha delle caratteristiche di base che la contraddistinguono da altri generi: un’origine geografica precisa (e quindi l’appartenenza ad una specifica cultura), la paternità anonima della composizione (solitamente sconosciuta o attribuita dopo secoli), l’esecuzione affidata a musicisti non professionisti con strumenti acustici, e infine una struttura musicale semplice in modo da poter essere condivisa dalla comunità. 13Sostanzialmente, possiamo comunque definire folk, la musica che viene dal popolo per il popolo. Gli immigrati dell’area britannica che si stanziarono in America, ebbero la musica delle proprie terre d’origine come primario bagaglio culturale perché la musica popolare anglosassone si era già formata come solida tradizione nei secoli precedenti; molti conoscevano testi, temi e melodie di un vasto repertorio musicale e sapevano suonare uno strumento o cantare, anche senza saper leggere la musica. Lo scopo primario era l’intrattenimento nei convivi sociali e a livello familiare con forme musicali per ballo chiamate reels, gighe e hornpipes14, in seguito ribattezzate fiddle15 tunes, in cui il violino era lo strumento fondamentale, se non l’unico in molti casi. Accanto ai pezzi strumentali concepiti per danzare, il repertorio si espandeva anche alla ballad, una forma di canzone composta in stile narrativo che fu l’antesignana della moderna pop song con la struttura standardizzata stofa-ritornello-strofa. Le ballate toccavano tematiche legate ai temi più vari: storie fantastiche di tempi remoti, canzoni d’amore, di lavoro, di cronaca, storiche, umoristiche e satiriche16. L’importante caratteristica della musica folk infatti, è quella di sapersi adattare alle vicende sociali narrando la contemporaneità e mantenendo al tempo stesso la tradizione; così che durante il corso storico, è stata in grado di mantenere un’ attualità che altre forme compositive hanno perduto, proprio per la sua capacità di adattarsi alle circostanze e ai cambiamenti storico sociali. Nei tempi in cui la comunicazione di massa non era diffusa, la folk music è servita come modello di cronaca per fatti e personaggi ad esempio nella già citata Jesse James o in The wreck of old ’9717, dove veniva raccontato un terribile disastro ferroviario, solo per citarne alcune.

La ballad folk ha raccontato lo sfruttamento, le condizioni di lavoro, le guerre e anche le trasformazioni sociali come l’industrializzazione con un vastissimo repertorio, mantenendo sempre intatta la sua forma tradizionale e il suo fine comunicativo. Pezzi come John Henry18, dove l’uomo rivendica il suo diritto al lavoro contro la ‘novità’ della macchina a vapore, oppure Casey Jones19 che narra la tragedia di un macchinista bianco, sono tipici esempi di working song dove, la trasmissione orale di eventi realmente accaduti, o presunti tali, serviva a creare un’empatia con l’ascoltatore, a mitizzare e interiorizzare un messaggio sociale.  Questo modo intrinseco alla canzone popolare, permise alle popolazioni di non perdere la propria ‘identità’ culturale, anzi di renderla più solida e di adattarla ai tempi con continuità. Il merito della conservazione della musica folk antica e del suo successivo sviluppo è senz’altro da attribuire in gran parte agli abitanti dei monti Appalachi, che nonostante la quasi totale  esclusione dallo sviluppo economico-tecnologico (dovuta alla loro installazione in remote zone montuose), seppero mantenere questa tradizione musicale, altrimenti destinata a scomparire. Fu con la produzione di massa di strumenti musicali che agli abitanti del Sud e delle regioni di montagna ottennero — spesso attraverso lavoratori neri della ferrovia o tramite posta e con non pochi sacrifici — dei nuovi strumenti da poter utilizzare nella loro musica. Così, pur mantenendo l’uso del violino, il repertorio folk fu rinnovato con la chitarra, il banjo e il mandolino. La chitarra dotò le composizioni di un maggiore dinamismo e di una notevole forza ritmica, favorendo di conseguenza lo sviluppo di numerose string band20 (gruppi composti solamente da strumenti a corda) e il moltiplicarsi di composizioni e nuove tecniche esecutive sui singoli strumenti. La capacità di adattamento della musica folk, non è solo quella di rimanere al passo con i tempi ma anche quella di trascendere certe barriere etniche e culturali; nonostante la musica bianca anglosassone fosse prevalente, i folkies, seppero integrare moltissime influenze musicali e culturali provenienti da diverse minoranze, come in Louisiana, dove la mescolanza di Francesi, Spagnoli, Tedeschi e Inglesi dette vita ad un genere di folk ibrido denominato Cajun21.

Anche nel ‘giovane’ West, vennero adoperate le ballads rilette in chiave western, nominate poi Cowboy songs. Rispetto alle ballate degli Appalachi, i testi avevano un minore orientamento sociale ed erano più rivolti verso il romanticismo: erano canzoni che servivano più la funzione di costruzione mitica dell’Ovest trattando di eroi, di distese selvagge di terra e della vita di frontiera. Nonostante questa funzione più ‘commerciale’, la lettura della produzione culturale inerente l’Ovest deve anche considerare il contributo che questa operazione è riuscita a dare per formare una corrente poetica di tutto rispetto, che ha saputo inventare un universo narrativo ex-novo.

      1.3.3 La musica africana
La seconda e fondamentale radice della musica americana è senza ogni dubbio quella proveniente dal continente africano attraverso la deportazione degli schiavi destinati alle piantagioni del Sud. La popolazione nera del Sud e le loro condizioni di vita, non solo contribuirono a stravolgere l’assetto socio-politico del continente americano, ma influirono notevolmente sulla formazione culturale di tutto il paese, perché portarono dall’Africa, una tradizione musicale e ritmica mai udita prima. Costretti a lavorare nei campi di cotone, gli schiavi esprimevano il loro dolore e la speranza di libertà cantando in una forma che venne denominata spiritual22, strutturalmente simile al canto responsoriale dei salmi Puritani ma con una notevole differenza: la percussione. La tradizione Africana, fatta di leggende e canzoni, aveva nel tempo il suo carattere distintivo: un sistema ‘poliritmico’, ovvero composto da diversi passi ritmici eseguiti simultaneamente, struttura che creava un senso dinamico inedito alle orecchie dei bianchi. Nel periodo successivo alla Guerra di Secessione la musica nera si  diffuse più liberamente sul territorio, e oltre agli spirituals sorsero altre forme musicali che si accompagnavano con altri strumenti (tra cui la chitarra e il banjo) e tra queste ci fu il blues. Genere nato nella regione del delta del Mississippi, oltre a possedere una cadenza ritmica originale portava anche una novità sul lato melodico, dove venivano suonate delle note con un intervallo di quinta diminuita nella scala musicale, creando un effetto ‘malinconico’, blue in inglese, cui il nome del genere23. Il blues era principalmente suonato per strada da artisti che cercavano di sbarcare il lunario, e i testi non divergevano dalle tematiche usate dal folk bianco.

Poco più giovane del blues e nato in una realtà multietnica come New Orleans, è il ragtime; un genere pianistico usato come intrattenimento per le sale da ballo ispirato dalla polka e dalle marce, che aveva una particolare forma ritmica scandita da una melodia sincopata con basso regolare. Il massimo esponente di questo genere fu il compositore pianista texano Scott Joplin (1868 – 1917), figlio di un ex schiavo, che divenne celebre nella sua epoca con il brano Maple Leaf Rag e molti anni più tardi con The Entertainer24. Accanto al ragtime, che veniva suonato nelle sale da ballo, i musicisti neri di New Orleans, cominciarono a formare anche delle bande composte da fiati e ottoni che si esibivano per le vie cittadine con un repertorio di composizioni strumentali da suonare in eventi, feste cittadine, funerali e matrimoni; dando origine al fenomeno delle marching band e influenzando poi lo stile che verrà più tardi definito jazz. Tutti questi particolari linguaggi non lasciarono indifferente la popolazione bianca e consentirono la contaminazione tra le varie tradizioni, portando ad un continuo evolversi di stili e generi fino al ventesimo secolo. (Continua)

1 Gruppi protestanti inglesi, influenzati dal calvinismo durante il XVI secolo.
2 Raimondo Luraghi, La Spada e le magnolie, Donzelli, Roma 2007, p. 24
3 Corrente della filosofia politica che dal XVII secolo ha elaborato una teoria che innova il concetto di diritto, sostenendo che esistono un insieme di diritti all’interno di un ipotetico stato di natura, prima che qualunque Stato si sia formato e che qualunque legge positiva sia approvata e messa in vigore. Alberto Mario Banti, L’età contemporanea. Dalle rivoluzioni settecentesche all’imperialismo, Laterza, Roma-Bari 2009, p. 47.
4 Ibid., p. 46.
5 Oliviero Bergamini, Storia degli Stati Uniti, Laterza, Roma-Bari 2002, pp.58-60
6 « La prima linea americana fu la Baltimore and Ohio fondata nel 1928; entro il 1860 gli Stati Uniti possedevano quasi 50.000 chilometri di strade ferrate, più che tutta l’Europa sommata». Ibid., p.53
7 Ibid., p. 63
8 Luraghi, La Spada e le magnolie, cit. p. 35
9 T. J, Stiles, Jesse James. Storia del bandito ribelle, Il Saggiatore, Milano 2006, p.27
10 Canzone appartenente al genere delle Old-time ballad, di autore ignoto e datata circa 1882. Registrata per la prima volta da Bascom Lamar Lunsford nel 1924. Richard Matterson Jr., Bluegrass picker’s tune book, Mel Bay, 2006 p. 133
11 Ronald D. Cohen, Folk Music. The Basics, Routledge, New York , 2006, p.16
12 Pezzo inserito nella categoria degli inni folk americani e attribuito nei primi tre versi a John Newton (1715-1807), con una prima apparizione del testo datata intorno al 1779. Matterson, Bluegrass picker’s, cit. p. 23
13 Cohen, Folk Music, cit. pp.1-2
14 Forme musicali di danza originati in Scozia, Irlanda e Inghilterra intorno al XIII secolo.
15 Fiddle è il nome col quale viene chiamato il violino specialmente nella musica popolare.
16 Cohen, Folk Music, cit. p.6
17 La canzone narra dell’incidente che coinvolse nel 1903 un treno un treno postale, l’Old 97, che deragliò a causa della forte velocità. La prima versione incisa fu quella di G. Grayson e Henry Whitter nel 1924.
18 Pezzo di autore ignoto, databile verso la fine dell’800 e classificato come Old time. Matterson, Bluegrass picker’s, cit. p.135
19 Basata sulla vicenda di Jonathan ‘Casey’ Jones (1863 – 1900)
20 Cohen, Folk Music, cit. p.11
21 Ibid., p.16
22 Luraghi, La spada, cit. p.134
23 Ibid., p.135
24 Ibid., p.134

Yari Spadoni, Tesi di Laurea, Università di Pisa, A.A. 2013-2014

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