Non è facile parlare di un disco come questo. Sarebbe semplice, e al limite anche fin troppo scontato, lasciarsi trascinare emozionalmente dalla musica di Norman Blake, dalle sue raffinate sonorità ed armonizzazioni, dalla classe illuminata dei singoli musicisti. Ragazzi, qui siamo di fronte ad un autentico fuoriclasse, ad un talento naturale, ad un musicista unico che ha saputo cogliere l’essenza della tradizione perpetuandola con originalità e buon gusto attualizzati ai tempi che viviamo.
Norman Blake è uno ‘stilista’ della chitarra ma è soprattutto musicista di prim’ordine. Non suona bluegrass o old time o New Acoustic Music: suona la sua musica, priva di definizioni o, al contrario, eccessivamente etichettata come tutte le cose che contano. Norman è artista completo, ispirato e sensibile che, se possibile, è ulteriormente migliorato, dal punto di vista musicale, in seguito all’unione con Nancy, dotata violoncellista, che da oltre 15 anni è sua compagna nella vita e ‘on stage’.
L’educazione musicale di Nancy ha enfatizzato nei Blakes la già presente inclinazione verso le sonorità e i modi della musica classica sì che spesso la loro musica è stata definita ‘old time da camera’.
La produzione discografica di Norman Blake è sempre stata ad altissimo livello, salvo un paio di eccezioni. Straordinaria è stata la sua capacità di rinnovarsi coerentemente con la precisa scelta musicale. Un paio di album fa se ne uscì con un inaspettato lavoro dal fantomatico titolo (Original Underground Music From The Mysterious South) che pur non essendo maturo e definito e non avendo la bellezza delle cose migliori, era fortemente innovativo tanto da far pensare ai più che Norman fosse pronto per tracciare una nuova via alla New Acoustic Music. Pur non facendo impazzire, il disco creò un certo interesse proprio in relazione a ciò che avrebbe potuto preludere più che a quanto già mostrasse.
Nashville Blues, il lavoro successivo, significò invece un ritorno del Blake chitarristico dopo le divagazioni violinistiche di The Rising Fawn String Ensemble e a quelle mandolinistiche di Original Underground Music…
Ed eccoci al nuovo disco. Bello, molto più bello di Nashville Blues, in alcuni punti tocca le vette delle migliori produzioni di Blake. C’è la chitarra di Norman, Nancy è più versatile e James Bryan è lo straordinario violinista che tutti conosciamo. Ma di tutte le attese per una auspicata evoluzione, che forse avrebbe definitivamente portato Norman Blake nell’Olimpo della musica acustica del ventesimo secolo, non una ne viene soddisfatta. Norman è sempre lui, bravo, incredibile, straordinario. Ma è come scoprire che Platini tira bene le punizioni. No, da Norman Blake ci si attendeva un qualcosa che forse lui non è in grado di dare.
Il discorso non è semplice anzi è molto complicato. Proprio come parlare di questo disco, che però è bello, molto bello.
Rounder 0211 (Old Time Music, Country Acustico, 1985)
Ezio Guaitamacchi, fonte Hi, Folks! n. 18, 1986