E così, dopo Ricky Skaggs, Dolly Parton e Rhonda Vincent, anche Patty Loveless ‘ritorna all’ovile’ (vedi Follow Me Back To The Fold di Mark Newton & C.), e lo fa con un gradevole dischetto che intitola appropriatamente Mountain Soul.
La quarantenne artista, nativa di Pikeville, Kentucky, riscopre le sue radici appalacchiane e dopo una sfolgorante carriera nel mainstream country di Nashville ci propone questo lavoro dalle sonorità acustiche, realizzato con il bassista-chitarrista-produttore-marito Emory Gordy Jr. Lei è sempre stata una delle cantanti più vicine alla tradizione e magari, dopo la piccola partecipazione a The Grass Is Blue ed al brillante Big Mon, rispettivamente con Dolly Parton e Ricky Skaggs (guardacaso), ci trova gusto e continua su questa strada.
Ma i dubbi sono molti: nonostante i ringraziamenti a Flatt & Scruggs, Stanleys e Monroe per la loro ispirazione, questo è principalmente un disco di country acustico, ed anche nei pezzi più veloci si ha come l’impressione che lei ed il suo gruppo non siano del tutto convinti di quello che stanno facendo, non diano del loro meglio, ed il tutto ha l’aria di essere un po’ forzato. Questa è un’impressione da primo ascolto, che scompare presto, anche se appunto qualche dubbio rimane…
Poi c’è quel pezzo, Soul Of Constant Sorrow, firmato Gordy-Loveless, che è dichiarato come una riscrittura, ma a me sembra un buon arrangiamento e basta, senza bisogno di metterci il copyright sopra con tanto di royalty, solo per aver cambiato qualche cosa.
In ogni caso tutto il disco è gradevole e ascoltabilissimo, e migliora dopo ogni ascolto anche se la voce di Patty non è fra le più adatte al genere che vuole proporci (Lynn Morris o Rhonda Vincent sono un altro pianeta).
Vorrei segnalare quello che ritengo uno dei pezzi migliori, You’ll Never Leave Harlan Alive, dall’incedere maestoso, scritto da Darrell Scott (dove c’è lui, solo cose buone), che parla della vita grama di chi, come il padre di Patty, ha lavorato in miniera scavando in ginocchio il carbone quattro miglia sotto terra (vedi foto nel libretto).
Molto buono anche il gospel Daniel Prayed di Ralph Stanley dai piacevoli intrecci vocali, e poi Pretty Little Miss e Rise Up Lazarus. In apertura troviamo la versione di The Boys Are Back In Town, della Nashville Bluegrass Band: è più elaborata dell’originale, ma non ne riesce a raggiungere il brio nonostante la presenza di Stuart Duncan e Alan O’Briant. Sempre tra gli ospiti citiamo Jon Randall e Travis Tritt in un paio di duetti e doverosamente Ricky Skaggs.
In definitiva sembra che Patty rimanga ‘sulla porta dell’ovile’ a vedere un po’ cosa succede, chi passa e chi non passa, come se non volesse scontentare troppo i suoi fans di Nashville, e tutto questo mi da l’idea di troppo studiato al tavolino della major… In ogni modo un disco molto bello, adatto veramente a tutti, anche se personalmente sarei molto più contento che Patty Loveless avesse un po’ meno timore, ci mettesse un po’ più di grinta ed anziché rimanere sulla porta, rientrasse in pieno nell’ovile…
Epic 85651 (Country Acustico, Bluegrass Moderno, 2001)
Claudio Pella, fonte TLJ, 2010
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