Secondo disco per questo nuovo gruppo (si sono formati nel 2001) che dopo aver inciso il loro primo The Black Bear Session per una piccola etichetta sbarcano alla prestigiosa Sugar Hill. Provengono dal New Jersey e da esperienze musicali disparate ed il leader della band è Todd Sheaffer, cantante, chitarrista ed autore di buona parte dei brani. Poi troviamo John Skehan al mandolino e piano, Carey Harmon alla batteria e percussioni, Dave Von Dollen al basso elettrico, Tim Carbone al violino e Andy Goessling a chitarra, dobro, banjo ed altri strumenti vari all’occorrenza.
Che cosa fanno? Non è facile classificarli in un singolo genere: troviamo un paio di veloci strumentali para-bluegrass, un lento con il flauto, un altro che termina curiosamente con gli ottoni tipo New Orleans ed il resto è rock (a volte melodico ed a volte più veloce) eseguito con strumentazione bluegrass e con la batteria sempre presente e sempre dominante. Una miscela di molto rock con un po’ di folk, jazz, celtico, con un occhio rivolto (ma non sempre) al bluegrass.
Non mancano comunque gli episodi piacevoli: i due strumentali bluegrass, Pack A Day con il fiddle in bella evidenza e Lois Ann, sono assai carini, la title-track è forse il pezzo più coinvolgente mentre Like A Buddha, con la sua base ossessiva e quasi ipnotica è accattivante.
Sono sì fantasiosi e molto bravi a suonare, specialmente il violinista, ma i pezzi veloci sono a volte confusi e troppo armonizzati, alcuni brani sembrano volutamente poco curati ed in generale si nota molta disorganicità. Il loro punto più debole è in ogni caso la voce del cantante solista, decisamente non adatta ed a volte addirittura sgradevole.
Un disco non per tutti, che può piacere a chi cerca sonorità più rivolte verso la nuova scena americana che coniuga fortemente il new-new-grass con il rock.
Sugar Hill 3956 (Bluegrass Moderno, Bluegrass Progressivo, 2002)
Claudio Pella, fonte Country Store n. 67, 2003
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