Randall Hylton The Essential Randall Hylton

Confesso che, per farmi piacere questo bel CD, The Essential Randall Hylton, ho dovuto ascoltarlo, e riascoltarlo, con attenzione. Non si tratta quindi di musica easy listening: non è certo un difetto. Il difetto, forse, sta in chi ascolta: si sa che i bluegrassari sono un po’ duri d orecchio e di cervice.
Randall Hylton ha operato a lungo come (ottimo) autore, fornendo grande musica a musicisti di ogni tipo. Da qualche tempo ha deciso di rendersi più visibile, e si esibisce come one man act, partecipando, fra l’altro, ad un numero impressionante di festival bluegrass.
Va detto che ci tiene a non passare inosservato: cappello a cilindro, barba alla Abramo Lincoln (Gregory Peck era più somigliante, però); e non pecca certo di falsa modestia quando si definisce “The Greatest Solo Act since Charles Lindbergh”.

La chitarra è quasi sempre finger picking, con ritmo solido e quadratissimo: a me, che non me ne intendo molto, viene in mente Merle Travis. La voce è nei registri bassi, non impostata, con accenni, ogni tanto, di yodel, alla Hank Williams, più melodico, però: ma passa spesso ad una sorta di recitativo.
In The Essential Randall Hylton Randall parla, ridacchia, sbuffa, tossicchia: non si limita a cantare canzoni, racconta storie. Questo, che è bello in sé, potrebbe diventare un problema: la dizione e l’articolazione sono molto buone, ma, chiaramente, l’accento non è quello di Oxford. E, se non si afferrano le storie, si perde molto.
Un altro problema è quello che ha colpito me: chi non è personalmente interessato alla chitarra finger picking potrebbe trovare quattrodici pezzi in fila di sola voce e chitarra un po’ noiosi. Come già detto, bisogna insistere. È come salire una montagna: va conquistata, ma, alla fine, la gioia è grande.

Flag CD-1051 (Piedmont Blues, Country Blues)

Aldo Marchioni, fonte Country Store n. 53, 2000

Link amici