Richard Greene - Ramblin' cover album

Nel corso del mese di dicembre del ‘77 Richard Greene, the fiddler extraordinaire, faceva il suo esordio solista con Duets. L’album, un disco per pochi intimi, contribuiva a solidificare la leggenda del violinista, ma scontentava i patiti del classico riff di Richard. Infatti Duets per il suo ermetismo musicale e per il suo rigoroso corso sonoro, non concedeva nulla all’ascoltatore non amatoriale, e quindi risultava chiaramente un album per pochi. Ramblin’ arriva giusto due anni dopo, e segna un riavvicinamento di Greene ad uno stile più popolare, più tradizionale.
Ramblin’ è infatti un disco popolare, per il suo corso musicale molto americano, per le sue volute parentesi storiche (vedi Stephen Foster, Bill Monroe etc.), ma anche per il suo voluto riallacciarsi ad uno stile più attuale (vedi Caravan e Limehouse Blues). Il fascino del disco sta primariamente in questi due aspetti di base: se nel primo lato notiamo molti riferimenti al lavoro ascoltato in Duets, la seconda faccia ci presenta dei riferimenti sonori molto più tradizionali riallacciando così il discorso alle origini. Le origini di Greene stanno nel bluegrass, sia per l’avere suonato con personaggi del calibro di Bill Monroe (con l’amico Rowan) e Red Allen, sia per l’avere appreso una particolare tecnica strumentale dal grande Stoneman.

Ramblin’ nasce dalla collaborazione di Richard con l’amico Peter Rowan: già lo scorso anno avevamo notato la partecipazione del violinista allo splendido Peter Rowan, pubblicato dalla Flying Fish, e, nel corso del ‘79, Greene e Rowan hanno formato una band ed inciso ben due album in Giappone. Il primo si intitola The Bluegrass Album, inciso come Rowan, Greene And The Red Hot Pickers; il secondo Hiroshima Mon Amour, è invece a nome del solo Peter Rowan, ed è un ottimo album, in cui oltre a Greene troviamo musicisti di talento come Tony Trischka ed Andy Statman.
Il terzo capitolo della collaborazione è appunto Ramblin’ in cui oltre alla notabile presenza di Rowan, troviamo la voce di Maria Muldaur, la chitarra di Dan Crary, il mandolino di Andy Statman, il banjo di Larry Mc Neely, la chitarra di Tony Rice ed il grande basso di Buell Neidlinger (già al servizio di Cecil Taylor). Ramblin’ è un disco lineare e splendido: molto semplice nella sua struttura ci fa scorrere semplicemente vari stili musicali, condensandoli in un pout pourri sonoro tipicamente americano. Da Ramblin’, il brano di apertura (composto da Ornette Coleman!!!), al classico Caravan di Duke Ellington, dall’estratto del violin concerto di Bach al tradizionale Limehouse Blues, la prima facciata scorre quasi completamente strumentale, a parte la nostalgia di Hoagy Carmichael con la voce di Maria Muldaur in New Orleans.

La side due, più vicina alle radici del fiddler, si apre con uno spiritoso e riuscito omaggio al grande compositore americano dell’ottocento Stephen Foster. Il fiddle di Greene danza scioltamente con la chitarra di Crary nello Steve Foster Medley, dove brevemente vengono ripercorsi alcuni famosi motivi come Oh Susanna (del 1848), The Campton Races (del 1850) Swanee River (del 1851) e My Old Kentucky Home (del 1853). Segue la malinconica You Are My Sunshine, un evergreen che la voce di Maria Muldaur riempie di grazia ed armonia; Uncle Pen (il famoso brano di Bill Monroe) è un giusto tributo ad un maestro, mentre la riedizione della tradizionale In The Pines ci da la misura del team Greene/Rowan, con Peter che duetta vocalmente con Maria. Conclude l’album The Walls Of Time una lunga ballata composta da Rowan e Bill Monroe, una song che sembra estratta di forza da un album di Peter; è una canzone molto sentita nella sua classica struttura tradizionale, dove la maestria di Greene ben viene assecondata dalla duttile voce di Rowan.

Rounder 0110 (Bluegrass Progressivo, 1979)

Paolo Carù, fonte Mucchio Selvaggio n. 27, 1980

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