Robert Johnson – The Complete Recordings cover album

Esiste qualcosa nella produzione musicale che possa essere considerato imperdibile? E probabile che la risposta più obiettiva sia un secco no, eppure valutando le ‘origini’ musicali individuali, credo che necessariamente vengano alla luce incisioni che non possono o non devono essere trascurate; ed allora la ristampa su compact disc delle incisioni di Robert Johnson rappresenta senz’altro uno dei momenti chiave per chi oggi ascolta una musica che va dal rock al rock blues, dal rhythm & blues al soul per arrivare anche ad una forma di pop contaminato da tutti i generi citati, e da altri ancora.

Insomma Robert Johnson rappresenta probabilmente il momento cruciale e più significativo del passaggio da una musica blues rurale ad una musica che a pochi anni dal momento in cui fu incisa, tra il 21 novembre del 1936 e il 22 giugno dell’anno successivo, fissò delle regole che, debitamente riviste, rivisitate e rilette, ancora adesso stanno alla base delle composizioni che invadono il mercato rock (ed è il caso di cominciare ad intendere questo termine nella svariata quantità e ‘qualità’ di generi che comprende).
Proprio recentemente Keith Richards in una intervista rilasciata a International Musician si è lasciato andare a considerazioni sull’attuale scena musicale intuendo con estrema lucidità che esiste una sola canzone che può essere considerata come progenitrice di una enorme fetta di musica popolare, e che tutto quello che è venuto dopo non rappresenta che una piccola, ininfluente variazione sul tema; insomma la musica rock, e quindi le forme dalle quali si è sviluppata, ha una origine che chiaramente non va ricercata in un brano, ma in una soluzione formale comune; ed allora il discorso su Robert Johnson diventa improvvisamente importante e fondamentale perché lui al blues ed al chitarrismo legato a questa musica ha dato molto, tutto.

Nell’essenzialità delle sue proposte c’è già il futuro: ci sono Elvis Presley e Muddy Waters, c’è Elmore James e Chuck Berry, Bo Diddley e i Rolling Stones, e poi Clapton, il british blues e tutta la scena blues americana, fino ad arrivare a quello che è purtroppo stato per ora l’ultimo eroe blues. vale a dire Stevie Ray Vaughan — il ‘purtroppo’ si riferisce chiaramente alla sua recente scomparsa. Ma entriamo nel vivo di questo cofanetto pubblicato dalla Columbia: due CD con allegato un libricino ricchissimo di notizie e con i testi delle canzoni incise da Johnson, in tutto 41 brani, alcuni dei quali in versioni diverse.
Gli amanti dell’alta precisione riproduttiva, o chiunque viva il CD come estrema conquista sul piano dell’emissione, avrà sicuramente da ridire molto su questa operazione, perché certo su registrazioni fatte nel 1936/37 direttamente sulla lacca, c’è veramente poco da inventarsi a livello di pulizia sonora. L’incisione è chiaramente mono e quindi la qualità d’ascolto (ma poi è giusto parlare di qualità per operazioni del genere) è simile a quella che si aveva su LP. Acquistando oggi questo doppio CD si è soltanto sicuri che al fruscio originale non si aggiungerà nel futuro quello del vinile, per il resto rapportarsi a Robert Johnson è un atto d’amore dovuto e un sacrificio necessario.

Diciamo subito che con la parola sacrificio intendo proprio quella particolare difficoltà che chi è nato musicalmente nei primi anni sessanta sicuramente trova di fronte ad una musica blues rurale, voce e chitarra — una voce lamentosa se volete, ma al centro dell’espressione blues, una chitarra suonata con delle intuizioni geniali, quelle intuizioni che rendono moderno lo stile di Johnson e lo hanno reso universalmente riconosciuto come una delle forme base per il chitarrismo a venire.
Dov’è il mistero? Se il mistero c’è, nel chitarrismo di Johnson? Oggi il nostro orecchio è più abituato alla musica, la chitarra è stata prima simbolo di un ‘intera generazione e successivamente si è imposta come strumento principe per chi ami accompagnarsi cantando, quindi sicuramente la sorpresa nell’ascoltare Johnson sarà minore, eppure nelle ricche note racchiuse nel libricino accluso alla confezione apprendiamo ad esempio da un breve scritto di Keith Richards che il giorno in cui Brian Jones gli fece ascoltare per la prima volta i dischi di Robert Johnson e si dilungò sul personaggio, lui era così affascinato da quella musica che la prima cosa che chiese a Brian fu: «Va bene… ma chi è quello che suona con lui»?.

In questa frase di Richards, in questa sua domanda a Brian Jones è racchiuso tutto quello che Johnson ha fatto sulla chitarra, vale a dire che con lui o forse da lui la chitarra diventa qualcosa di diverso; con una tecnica che oggi abbiamo appreso e che ci sembra naturale, Johnson riusciva a costruire frasi soliste, riff o liks e contemporaneamente si accompagnava riuscendo a volte a costruire anche una sorta di giro di basso; ed infatti quando la chitarra si elettrificò (o venne elettrificata?) e nacquero i primi gruppi di blues elettrico con chitarra, basso, batteria ed a volte il piano, questi musicisti si trovavano praticamente un arrangiamento già fatto perché Johnson i suoi brani, pur eseguendoli con la sola chitarra (è inutile che qualche furbone pensi ad allora improbabili sovraincisioni), dava già, se non un arrangiamento, una indicazione più che precisa. Anche Eric Clapton per questa ristampa in CD ha voluto scrivere di suo pugno delle note e delle valutazioni di cui non voglio anticiparvi niente. Naturalmente non mancano le date delle incisioni brano per brano, una lunga biografia di Johnson e le sue foto che fino a qualche anno fa sembravano introvabili. Ci sono poi foto di alcuni degli eroi del blues come Charlie Patton, Lonnie Johnson, Little Boy Blue (più tardi conosciuto come Sonny Boy Williamson), Elmore James, Howlin’ Wolf e tanti altri.

Insomma un’operazione, questa fatta dalla Columbia, che merita un’attenzione anche per il prezzo ‘politico’ con la quale è stata commercializzata, vale a dire al prezzo di due CD ‘nice price’. Si potrà obiettare che anche così una produzione del genere costa troppo: non ci sono diritti, c’è stato sicuramente poco da fare a livello tecnico, ma rimane il fatto che con trentaseimila lire contro le trenta su vinile, si possono acquistare i sempre più comodi CD, avere un libricino indispensabile ed una musica unica, storica nel suo valore. È chiaro che il prodotto è d’importazione.

CBS 467246 2 (Delta Blues, Roots Rock, 1990)

Giuseppe Barbieri, fonte Chitarre n. 57, 1991

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