Cominciavo a temere che Cold Virginia Night, il bel debutto datato 1994 edito dalla virginiana Rebel Records, rimanesse episodio unico nell’attività discografica individuale di Ronnie Bowman. Potevo certo immaginare che la sua Lonesome River Band si riservasse gran parte del tempo ed energie dei suoi componenti, poiché trattasi di una delle più attive formazioni del circuito bluegrass dall’ormai lontano 1992, anno in cui l’album Carrying The Tradition (Rebel Records) testimoniò la grande affermazione del gruppo, tuttavia il desiderio di riascoltarlo in un’opera tutta sua continuava ad emergere ogni qual volta – più spesso di quanto possiate immaginare… – Cold Virginia Night tornava ad essere suonato dal mio lettore.
Ecco che, ben quattro anni dopo, Ronnie Bowman si ripropone per la mia felicità e per quella di ogni inguaribile ammalato di bluegrass contemporaneo. Registrato in momenti diversi in tre diversi studi (due di Nashville, il terzo è il solito magico Doobie Shea dell’amico Tim Austin) affinchè al progetto potessero far parte tutti i suoi amici.
Così è stato, la lista dei musicisti coinvolti riesce infatti quasi a rivelarsi un who’s who del bluegrass moderno: al banjo Ron Block, Craig Smith, Sammy Shelor, Terry Baucom e J.D. Crowe; al mandolino Dan Tyminski, Adam Steffey, Sam Bush, Dempsey Young, Alan Bibey e Ricky Skaggs; alla chitarra Tim Stafford, Kenny Smith, Tim Austin e Tony Rice; Aubrey Haynie al fiddle, Jerry Douglas al dobro e Barry Bales al contrabbasso.
Una squadra paurosa, che a tratti offre momenti che certamente rimarranno nella storia del genere, mi riferisco particolarmente alla title-track, a Will I Be That Lucky Man, a Longìng For The Old Days e alle esplosive Left This Country Boy e Jailhouse Blues. Un’opera destinata a divenire un best seller: assolutamente imperdibile.
Sugar Hill SHCD-3880 (Bluegrass Moderno, Country Acustico, 1998)
Maurizio Faulisi, fonte Country Store n. 44, 1998