Rory Block - Tornado cover album

Tornado contiene dieci brani originali, nove della stessa Rory Block e la cover di The Last Leviathan di Andy Barnes, brano nobilitato da una delle più profonde e toccanti performance vocali mai offerte da questa vocalist, ed un tradizionale country-blues, Mississippi Bottom Blues che la ricollega a quella dimensione Delta-blues che le è tanto cara. Il blues è sempre stato elemento fondamentale della musica di questa interprete sin dagli esordi per la Blue Goose, la dependance contemporanea della celebre Yazoo.
La sua celebrazione della musica nera è sempre stata totale, rigorosa nello spirito e nello stile, e la sua partecipazione così intensa e trasparente da toccare il cuore anche degli esseri più freddi e razionali. Come non citare ad esempio, tra la sua vasta, ma senza cadute di tono e qualità, discografia su Rounder, quella gemma dall’emblematico titolo di Mama’s Blues.
In Tornado, al blues rurale e prebellico, si sostituiscono contemporanee ballads. Anche se i suoni sono quelli più avanzati dei più prestigiosi musicisti di studio, il feeling della Block è sempre bluesy, o jazzy, le atmosfere, anche le più eleganti e patinate, hanno le pulsazioni del blues che rivisita e che dichiara d’amare.

Il rapporto di questa ragazza bianca newyorkese, innamorata di una musica ed una cultura che non le appartiene, non si è affievolito nel tempo, anzi si è rafforzato ed il blues è la struttura portante anche di Tornado, opera più cantautorale che raggiunge i livelli di assoluta eccellenza di lavori come High Heeled…, Blue Horizon, sino ai recenti I’ve Got A Rock… e House Of Hearts, che hanno caratterizzato la sua produzione per tutti gli anni ’80. Questo nuovo disco, che alterna brani per piccola formazione, Jeff Mironov, chitarra elettrica, Will Lee e Mark Egan, basso, Warren Bernhardt, piano, e Jerry Marotta, batteria, alla solitaria dimensione acustica per chitarra e voce, è un’altra tangibile dimostrazione di come ci si possa identificare completamente dal punto di vista artistico con una forma espressiva e renderla parte della propria vita, del proprio patrimonio culturale e spirituale prima che musicale.
Partendo da questi presupposti, che testimoniano tanto sensibilità che assoluto coinvolgimento emotivo, uniti alle doti tecniche dell’interprete, superba chitarrista e vocalist che ha sempre più affinato il potenziale espressivo della bellissima voce, anche Tornado non poteva che essere un capolavoro. Rory si muove in una multiforme dimensione che spazia dal blues a songs contemporanee che toccano tanto il folk che il pop.
Le qualità citate, unite alle doti di autrice e di interprete di Rory Block, riescono a renderlo, oltre che vero e credibile, ricco di spunti, pienamente godibile, sempre emozionante. La Block si proietta nel presente con grande naturalezza e fa sue forme espressive, atmosfere e suoni del contemporaneo cantautorato americano. Da giù nel Mississippi, sale a dimostrare che non ha nulla da invidiare alle stelle del cantautorato rock.

La sua voce conosce emozioni, gioie e dolori veri, e li sa esprimere: Picture Of You, centrato l’intervento solista di David Lindley, le solitarie Gone Woman Blues e Like A Shotgun, dove voce e chitarra non richiedono altro. La voce della sua equivalente country, Mary Chapin Carpenter, si fa sentire in You Didn’t Mind e Stuart Duncan, al violino e mandolino, gli conferisce ulteriori tocchi di Nashville sound, Rosaline è una triste storia di una sensibilità tutta femminile, mentre la title track scorre via condensando proprio un Tornado d’emozioni.
Rory Block le esprime con naturalezza, senza forzature, unendo rigore stilistico ad una personalità unica ed a una sensibilità senza pari.
Tornado rappresenta, nella contemporanea dimensione di songwriter, quel che Mama’s Blues è stato per il blues. Un’opera che definirei ancora una volta impeccabile, fuori ed al di sopra del tempo e delle mode. Qualcosa di utopistico eppur realizzato compiutamente e in grado di nobilitare la musica d’autore.

Rounder CD 3140 (Country Blues, 1996)

Franco Ratti, fonte Out Of Time n. 15, 1996

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