Sam Lightning Hopkins – Lightnin’ cover album

Sembra di ripetere un copione trito e ritrito, eppure anche il texano Sam Lightning Hopkinks muove i primi passi cantando i gospel nelle chiese locali. Poi, negli anni ’30, accompagna con la sua sei corde il cugino Texas Alexander che nella zona di Houston gode già di una certa fama.
Ben presto Sam si mette in proprio. Dopo le prolungate audizioni del suo idolo conterraneo Blind Lemon Jefferson ed il lungo praticantato nei locali della zona, nasce l’Hopkins maturo, divenendo ben presto il massimo rappresentante delle dodici battute proveniente dalla terra dei redneck, con un linguaggio bluesistico del tutto autoctono.

Una voce strozzata, ruvida e senza fronzoli, finemente appoggiata da un chitarrismo stringato, così efficace da permettergli la registrazione delle sue più importanti testimonianze discografiche proprio in solitudine.
Le venti tracce raccolte in Lightnin’!, questa nuova ristampa Arhoolie, registrate in origine per la Poppy e la Tomato tra il 1967 ed il ’69, appartengono all’ultimo periodo creativo del grande bluesman, che s’esibisce, con l’eccezione della classica Rock Me Baby, in solo o al massimo in duo assieme al drumming di Francis Clay, la presenza del quale dà un tocco ‘shuffle’ soprattutto ai brani up-tempo (Mojo Hand, Annie’s Boogie, Come On Baby.

Ma è negli slow solitari che Hopkins eccelle alla grande, è qui che emerge il suo intenso feeling, un feeling espresso da una voce così profonda da far passare in secondo piano qualsiasi strumento. In questa musica s’avverte continuamente un non so che di misterioso e di diabolico, sensazione accentuata da una vocalità ‘sbragata’, da un uso delle pause magistrale, messe lì quasi per trasmettere ansia all’ascoltatore.
Se ci chiedessero di stilare una classifica dei dieci bluesmen più importanti, Hopkins occuperebbe le primissime posizioni.

Arhoolie CD 390 (Blues, 1993)

Enzo Pavoni, fonte Out Of Time n. 2, 1994

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