Secondo album per questa band, dopo un esordio interessante con Party For Stay Home, denso di ‘rockin’-downhome blues’ e passato inosservato e penalizzato da una brutta veste grafica e da un nome con cui non è facile confrontarsi.
It Ain’t Easy Bein’ Sleazy, ripropone questo quartetto dell’Atlanta-area guidato dal chitarrista-cantante ed autore Joel Taylor Murphy e che ha un altro elemento caraterrizzante in Abbey Scholl, armonica e sax, ancora una volta per la Wild Dog.
Dalla seconda metà degli anni 80 hanno lavorato incessantemente accompagnando Snooky Pryor, Johnny Copeland, Lazy Lester, Sunniland Slim, Rufus Thomas, Sleepy LaBeef, Homesick James e Luther Johnson, del quale sono stati anche side-men negli ultimi due albums e che li contraccambia con la presenza in questo album.
Nel southern-blues degli Shadows queste esperienze vengono esaltate tanto nei brani originali quanto nelle covers. Giustamente Bob Margolin li ha definiti “una delle migliori bands emergenti negli States”, ed essi mostrano veramente di essere in possesso di un sound possente, originale. Il loro blues ha tutti gli accenti della migliore southern-roots-music. Joel Taylor è un eccellente cantante capace di rendere tanto nel blues che nel rock, misurato e creativo chitarrista che sembra una perfetta sintesi della scuola soul del Muscle Shoals, del Memphis rock e di anni di esperienze ‘down the road blues’.
Come autore è un’autentica rivelazione, capace di scrivere canzoni di grande spessore e di arrangiarle in un accattivante southern-style che faranno nascere in più di un ascoltatore gradevoli ‘intermittenze del cuore’ nel risentire echi, profumi e sapori già conosciuti. Albey Scholl è una forza della natura e fortunatamente la sua armonica ed il sax sono finalizzati al sound della band, che ne trae grande forza e giovamento ben supportato da una collaudata sezione ritmica.
Ritorneremo a parlare degli Shadows, questa band ha lo spirito giusto.
Wild Dog DOG 9105-2 (Blues, 1993)
Franco Ratti, fonte Out Of Time n. 1, 1993