Sonny Landreth un genio della slide guitar americano

Sabato 14 Aprile 2018, ore 22 Auditorium Toscanini, Chiari (BS). I fratelli Franco e Maurizio Mazzotti e la loro splendida organizzazione A.D.M.R. di Chiari ancora una volta compiono il miracolo di portare in esclusiva per l’Italia uno dei migliori chitarristi al mondo, Sonny Landreth che qui era già stato nel 2009. Prima di aver suonato nei dischi e nelle rispettive band di Zachary Richard e di John Hiatt per fare soltanto due nomi illustri, Sonny ha debuttato come professionista e come unico bianco nel 1979 nel gruppo zydeco del leggendario Clifton Chenier, The Red Hot Louisiana Band, per poi ritagliarsi una orgogliosa carriera da solista.

Nato nel 1951 a Canton nello stato del Mississippi ma oramai da tempo cittadino della Louisiana e più esattamente di Lafayette prima e di Breaux Bridge ora, in piena terra cajun, Sonny Landreth conquista una platea attentissima di oltre 300 persone in una serata memorabile e a dir poco magica.

Un chitarrista decisamente singolare, unico, dotato di una grandissima tecnica e di una gamma di ritmi, stili e influenze senza paragoni. Il blues è un linguaggio universale ma nelle sue corde risulta ancora più solido con le sue piacevolissime scorribande sonore, spesso strumentali con alcuni passaggi e momenti lirici e più melodiosi. Al solito, Sonny si esibisce in trio con una sezione ritmica più che collaudata con il fedelissimo bassista David Louis Ranson e il batterista Brian Dwayne Brignac.

Attacca subito a mille all’ora con Z Rider dall’album Levee Town e noi delle prime file ci si guarda tutti con stupore, attoniti, senza parole, in una serata in cui si resta ipnotizzati da tanta bravura. Le sue canzoni, spesso quasi solo strumentali sono un lungo viaggio nel caleidoscopico mondo del blues, cajun, zydeco, New Orleans e Delta Blues. Le mani scorrono e scivolano su e giù sulla chitarra con movimenti sinuosi, delicati, rapidi ma nervosi al tempo stesso, quasi da non credere come tecnica, abilità, perizia e il giusto feeling escano tutti da un solo strumento.

Senza voler essere troppo didascalici, è curioso notare come Sonny Landreth abbia elaborato uno stile e un modo di suonare tutto suo. Una tecnica slide avanzatissima sviluppata sia con la mano sinistra (tiene il bottleneck sul mignolo, facendo gli accordi con indice, medio e anulare) sia con la mano destra (suona senza il plettro, usando tutte e cinque le dita sulle corde).
Con la mano destra è capace di usare qualsiasi tecnica dal fingerpicking al fingerpicking misto con plettro (thumpick, ossia il plettro sul pollice o senza plettro) al tapping e allo slap utilizzando una vasta scelta di accordature aperte con corde di diametro piuttosto importanti. La sua é una tecnica particolare basata sul saper ‘diteggiare dietro lo slide’ nel corso dell’esecuzione, espandendo così notevolmente le possibilità armoniche di uno stile basato sulla relativa rigidità delle accordature aperte.

Dopo la ‘torrenziale Z Rider, eccolo cimentarsi in una lunghissima e micidiale versione di Walking Blues di Robert Johnson e It Hurts Me Too di Elmore James quasi a voler significare che si parte sempre dalle radici del blues, dai bluesmen più rappresentativi e veri capisaldi di una musica immortale che Sonny ha certamente nelle vene.

Tredici brani uno in fila all’altro senza interruzioni che ti lasciano senza fiato e dove non mancano altri pezzi di sicuro spessore come Milky Way Home tratto dall’album From The Reach del 2008, Cherry Ball Blues dal suo recente Sound The Blues del 2015, Firebird Blues in memoria di Johnny Winter e Blues Attack, questultima dal titolo del suo omonimo album pubblicato dalla Blues Unlimited nel 1981.

Un trio compatto, fragoroso ma mai eccessivo, senza mai una nota fuori posto che ci delizia con All About You e Hell At Home pescate entrambe nella sua discografia da The Road We’re On, edito dalla Sugar Hill Records nel 2003. Segue la strumentale Brave New World e per Key To The Highway, sale sul palco all’armonica il bluesman italiano Fabrizio Poggi (fresco di nomination con Guy Davis ai Grammy Awards 2018 nella categoria Best Traditional Blues Album vinta quest’anno dai Rolling Stones).

In chiusura, Native Stepson di sua composizione e tratta dal suo quarto, meraviglioso album in studio South Of I-10 del 1995, disco che vedeva anche le partecipazioni eccellenti di Allen Toussaint al piano, Steve Conn all’organo Hammond B3 e Mark Knopfler alla chitarra. Richiamato a gran voce, Sonny Landreth si è congedato con la splendida Back To Bayou Teche, titolo ispirato dalle celebri terre paludose della Louisiana dove lui vive e che appariva nel disco Outward Bound del 1992 con Fabrizio Poggi all’armonica nuovamente a duellare con Sonny.

Non posso esimermi dal ricordarvi che il suo ultimo lavoro discografico, Recorded Live In Lafayette, doppio CD dal vivo, é davvero suntuoso, bellissimo, carismatico e riuscitissimo con tanto di slide e fisarmonica e assolutamente da ascoltare e da avere, io ve l’ho detto!
Appuntamento da non mancare: il 10 Luglio 2018 ore 21 alla Villa Mazzotti di Chiari (Bs) ci sarà John Hiatt accompagnato da The Goners nelle cui fila spicca il chitarrista Sonny Landreth!

Set List
Z Rider
Walking Blues
It Hurts Me Too
Milky Way Home
Cherry Ball Blues
Firebird Blues
Blues Attack
World Away
All About You
Hell At Home
Brave New World
Key To The Highway
Native Stepson
Encore / Bis
Back To Bayou Teche

Aldo Pedron, fonte Late For The Sky n. 133, 2018

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