Ritorna una delle band americane più ‘ballabili’ grazie ad una proposta tanto semplice nella formula quanto azzeccata nei componenti. Roots-rock sapido e godibile cucinato con tutti gli ingredienti giusti per esaltare i valori della cucina musicale southern. Realizzato ad Austin, It’s A Hog Groove ripropone questa popolare band da club al meglio delle proprie possibilità espressive.
Prodotto dal loro leader Don Leady, autore di tutti i brani originali e bravo nello sdoppiarsi tra chitarre ed accordion, i Tailgators sfruttano al meglio la formula del trio grazie al contributo di J.J. Barrerà, basso e bajo sesto, e Chico Oropeza, percussioni e mandolino. Affrontano un repertorio che ha le sue radici nel Texas e nella Louisiana con grande credibilità ed arrivando al ‘groove’ di cajun two steps, zydeco, alternandoli sapientemente a brani dai ritmi latini, il blues o ad ispirati strumentali surf.
Le fondamenta rock sono solide ed il pulsante sostegno ritmico fa il resto quando si avventurano in questa dimensione. La band di Don Leady ha acquisito un’insospettata eleganza espressiva senza nulla aver perso della straripante carica. Songs come Hog Groove, la splendida ed ipnotica Might Make You Blind giocata su preziosismi alla slide, Honey, si fanno apprezzare. Citano Huddie Ledbetter, Howlin’ Wolf e Link Wray, ripropongono Tico Tico, ben inserendo il tutto in un repertorio che ha preziosi richiami alle radici più autentiche della musica ‘americana’. I Tailgators, quando li credevamo erroneamente in crisi di identità, firmano un’opera di assoluto valore per la varietà delle proposte, nell’omogeneità del sound, e la qualità intrinseche delle stesse. Il sax tenore che imperversa in alcuni brani è del complice Joe Cabral. L’Iguanas è venuto a dare una mano ad un trio che merita tutta la nostra attenzione più per il suo presente che per il pur nobile passato.
Upstart 019 (Roots Rock, 1996)
Luigi Busato, fonte Out Of Time n. 14, 1996
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