Leaving West è il terzo disco di Terry Lee Hale, cantautore di Seattle che lascia la Glitterhouse tedesca per accasarsi in Francia con la più potente Last Call, ex New Rose. Se il suo nome era fino ad ora rimbalzato solo tra le anguste mura del piccolo cerchio di appassionati del cantautorato di qualità, l’impegno promozionale della sua nuova etichetta lo aiuterà a sfondare qualche nuova porta.
Anche musicalmente, grazie alla maggiore ricerca e ad arrangiamenti più sofisticati, la sua proposta è diventata interessante non solo per quelli disperatamente alla ricerca del nuovo Dylan. Dobro, fisarmonica, arrangiamenti di fiati ed archi, alcuni frammenti collegabili a sonorità mitteleuropee e gitane rendono questo disco non solo godibile al primo ascolto, ma veramente degno di essere approfondito con ascolti ripetuti e più ‘profondi’.
La voce intensa e ben modulata lascia il segno e ricama, spesso e volentieri, delle melodie già di per se stesse interessanti.
Certo, l’aspetto che convincerà maggiormente l’ascoltatore sarà proprio la sua ricerca di nuove insenature in un filone che spesso si arena nella semplice riproposizione di temi se non scontati, perlomeno ripetitivi.
I puristi forse storceranno il naso davanti a strumenti non proprio tipici della normale proposta cantautorale, ma clarinetto, jew’s harp e didjeridoo sposano perfettamente i più classici respiri di chitarra, armonica e fisarmonica ed, in effetti, sono il giusto compendio che rende questo disco così originale ed al contempo ortodosso.
Un’opera che già dal titolo esprime una necessità, da parte di Terry Lee Hale, di abbandonare la sicurezza della propria casa, quella che si collega a Dylan, Prine o Steve Young, per intraprendere una strada che, attraverso anche le sue esperienze europee, gli apra nuovi orizzonti e lo spinga a cercare altri stimoli.
Last Call 7422509 (Singer Songwriter, 1997)
Paolo Liborio, fonte Out Of Time n. 20, 1997
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