“The best surprise is no surprise”, la miglior sorpresa è non aver sorprese, recitava una vecchia pubblicità degli Holiday Inn.
Il tranquillizzante slogan potrebbe essere applicato anche a Long Way Back Home, il nuovo lavoro dei newyorchesi Gibson Brothers, solido ensemble folk & bluegrass in pista dai primi anni ’90. Long Way Back Home, infatti, è un classico album di bluegrass moderno, fresco ed efficace con brani originali e qualche cover azzeccata come la title-track, deliziosa ballad di Gordon Lightfoot.
Le voci dei fratelli Gibson, Eric e Leigh, nella miglior tradizione dei ‘brothers duet’ sono timbricamente simili e (quindi) armonicamente assai compatibili.
Ascoltate It’s All Right With Me, brano davvero esemplare al proposito. Qui, oltre alla qualità vocale, si segnalano le notevoli doti strumentali dei membri del gruppo: in particolare dell’elegante mandolinista Marc MacGlashan. Ma altrettanto valido è il banjo di Eric Gibson (nel tradizionale Scruggs style) così come il violino di Jason Carter. Il tutto sorretto dal preciso contrabbasso di Mike Barber.
Bravi anche nell’interpretare pezzi lenti e suggestivi (come ad esempio la bella Dreams That End Like This), i Gibson Bros, hanno però il loro punto di forza nei brani dall’incedere tipicamente bluegrass. The Way I Feel, l’m Not Wanted Here, He’d Take Her Back Again, tutte a firma di Eric Gibson, suonano come veri e propri standard dell’erba blu.
Curiosa e divertente anche la versione bluegrass di un classico di The Band: Ophelia è riarrangiata in modo interessante senza mancare di rispetto all’originale.
Sugar Hill 3986 (Bluegrass Tradizionale, Bluegrass Moderno, 2004)
Ezio Guaitamacchi, fonte JAM n. 104, 2004
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