Questo CD fa seguito a quello intitolato The Masters, uscito nel 1989 come CMH 6266, che ebbe un’importanza se non altro storica, in quanto fu uno dei primi, se non il primo, album bluegrass stampato anche in formato CD (ne scrisse Hub Nichtie su Banjo Newsletter, parlandone pressappoco come di un gadget per tecnofili).
I ‘maestri’ erano, e sono, Eddie Adcock (banjo e chitarra), Kenny Baker (fiddle), Josh Graves (possiamo scrivere Dobro™, visto che zio Josh suona normalmente uno strumento di tale marca) e Jesse McReynolds (mandolino).
Nessuno dei quattro ha bisogno di particolari presentazioni: ciascuno di essi ha avuto un ruolo importante (per Josh Graves direi esistenziale) nel definire il ruolo del proprio strumento.
La sezione ritmica è completata da Martha Adcock (chitarra), come sempre inseparabile da Eddie (probabilmente è Eddie che, visti gli omacci che ci sono in giro, non lascia mai sola una moglie come la sua), e Missy Raines (bass player dell’anno per il 1998), anche lei di lunga militanza Adcockiana.
Dovrebbe essere un disco a otto mani, ma la parte del leone se la piglia Eddie Adcock (anche se il famoso ‘Adcock Sound’ qui non si sente in modo particolare, e so che, per alcuni, questo non è detto che sia un difetto), insieme a Jesse McReynolds.
Josh Graves e Kenny Baker sono lasciati più in disparte, e non suonano nemmeno su tutti i pezzi.
Rispetto all’89 si nota un notevole miglioramento nella qualità del suono: l’acquisita esperienza nelle tecniche dì registrazione digitale ha sicuramente aiutato molto. È anche molto diversa la scelta del repertorio: se nel primo album i pezzi erano tutti composti da uno o più dei quattro, oggi i maestri si affidano a repertori ben collaudati: Bill Monroe, Flatt & Scruggs, naturalmente i Virginia Boys, e sentiamo diversi vecchi standard, come Wayfaring Stranger e Battle Hymn Of The Republic (quella che si canta in tutti gli oratori d’Italia come ‘John Brown riposa nella tomba là nel pian …’).
Una tale scelta sembra saggia, anche e soprattutto perché nessuno dei quattro mi risulta essere particolarmente rinomato come compositore; mentre tutti e quattro sono unanimemente considerati grandissimi interpreti. Maestri, appunto.
Il risultato è che questo CD, a differenza del precedente, rimasto a prendere polvere per dieci anni nel mio CD rack, si fa ascoltare con piacere e senza annoiare: lo dico io, che non amo in modo particolare gli album interamente strumentali.
A parte la forse superflua Wayfaring Stranger (di cui Tony Rice ci ha dato la versione definitiva), ed una Roanoke poco convincente e poco convinta (non vorrei sembrare blasfemo, ma, in questo pezzo, Jesse McReynolds mi pare quasi impacciato), il resto scorre bene, anche se è stato necessario un secondo ascolto. Che però ha invogliato il terzo.
È vero che alcuni dei pezzi (ma non tutti) sono stati incisi già mille volte. È vero che, di questi, Jerusalem Ridge, e Foggy Mountain Rock, ed Evelina, assomigliano parecchio alle versioni originali: ma, in fondo, chi c’era, a suonare quelle versioni originali, e ad inventarne gli arrangiamenti, insieme a Bill Monroe e Flatt & Scruggs?
Aggiungiamo che, questa, è una grande occasione per ascoltare il mandolino di Jesse McReynolds senza l’accompagnamento delle voci di Jim & Jesse (se c’è qualche ammiratore sfegatato dei coretti dei Virginia Boys, là fuori, sorry: io, non lo sono).
Intendiamoci: non c’è niente di trascendente, e niente di travolgente, lo dice già il titolo: rilassato. Il che è vero anche sui pezzi più veloci. Però l’ascolto è piacevole. Ma attenzione: non fermatevi al primo ascolto.
Pinecastle PRC 1065 (Bluegrass Tradizionale, 1997)
Aldo Marchioni, fonte Country Store n. 48, 1999
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