Tornano nei negozi di dischi le storiche e fondamentali incisioni dei Monroe Brothers, Charlie (1903-1975) e Bill Monroe (1911-1996) degli anni ‘30. L’impossibilità di reperirle per così tanti anni cominciava ad assumere aspetti preoccupanti. I collezionisti avevano già da tempo messo le mani sulle ultime copie – piazzate a prezzi che raggiungevano anche i 70, 80 Dollari – del doppio LP Feast Here Tonight della RCA, una raccolta che conteneva soltanto 32 delle 60 tracce che il duo produsse settant’anni fa.
Di scarso aiuto nei confronti del pubblico si era rivelata la più recente pubblicazione di quel materiale sonoro, questa volta dell’intera produzione dei Monroe Brothers (un cofanetto di 3 CD), da parte di un’etichetta giapponese a causa della limitata distribuzione e, ancora, per il costo a dir poco proibitivo.
Dopo la Carter Family e Jimmie Rodgers la benemerita Rounder, su licenza BMG, finalmente pubblica oggi l’intera opera, completa dei 60 brani ripuliti tratti dai 78 giri originali – messi a disposizione da Pete Kuykendall, editore della rivista Bluegrass Unlimited – in quattro volumi, due dei quali già disponibili.
All’epoca delle prime incisioni dei Monroe Brothers, effettuate esattamente il 17 febbraio del 1936, Charlie aveva 33 anni e Bill soltanto 25. Originari di Ohio County, vicino Rosine nel Kentucky, i due, insieme al più anziano fratello Birch, nel 1929 emigrarono nell’area di Chicago in cerca di lavoro. Le raffinerie Sinclair assicuravano ai tre uno stipendio fisso, mentre nel tempo libero i fratelli portavano avanti la passione verso la musica e il ballo, passione che andò trasformandosi in attività redditizia, grazie all’emittente WLS National Barn Dance la quale offrì loro un ingaggio in qualità di ballerini e in seguito musicisti.
Birch lasciò i due più giovani fratelli quando la Texas Crystals, un’azienda produttrice di medicinali, decise di sponsorizzare il loro show, trasferendo nel 1934 il duo a Shenandoah, Iowa, presso un’emittente radiofonica, più tardi a Omaha nel Nebraska e infine nelle Carolina, a Columbia e quindi Charlotte.
Si trattava di show radiofonici, dove lo sponsor era sempre ben in evidenza, durante i quali il duo eseguiva un repertorio di canzoni old time e gospel con chitarra e mandolino. Il successo presso gli ascoltatori fu tale da consentire alla coppia di trovare moltissimi ingaggi per concerti nell’area di copertura delle emittenti, e questo, sommato ai soldi derivanti dagli sponsor – si era aggiunto nel frattempo anche il nome della Crazy Water Crystals – aveva trasformato degli emigranti sognatori in due musicisti di considerevole fama.
Può probabilmente rivelarsi poco credibile oggi il fatto che due musicisti armati di chitarra e mandolino potessero godere di una popolarità che raggiungeva centinaia di migliaia di persone, consultando però i libri che narrano la storia della musica country (per l’argomento propongo: Can’t You Hear Me Calling di Richard D. Smith, Bluegrass A History di Neil Rosenberg, Country Music USA di Bill C. Malone e la completissima Encyclopedia of Country Music curata dalla Country Music Hall of Fame) si scopre che, anche a causa della crisi economica che non permetteva vita facile alle grosse formazioni, gli anni ’30 videro l’affermarsi di un gran numero di duetti, la maggior parte dei quali composti da fratelli.
Il timbro vocale simile, il fraseggio, l’accento, la reciproca familiarità dello stile vocale e il comune background culturale facevano sì che le armonizzazioni dei duo raggiungessero un elevatissimo livello artistico. Gli strumenti comunemente utilizzati dai ‘brother duets’ erano chitarra e mandolino ma con alcune importanti eccezioni, come la chitarra tenore (quattro corde) di Rabon Delmore e quella hawaiana di Howard Dixon.
Malgrado i Monroe non siano stati i primi a proporre la formula del duo e a registrare dischi, le incisioni dei fratelli raccolsero un successo enorme. Un successo la cui responsabilità andava attribuita ad alcuni fattori di fondamentale importanza. Primo fra questi il mandolino di Bill: mai in passato si era ascoltato questo strumento eseguire assoli che riproponevano l’intera strofa, e mai con una tecnica strumentale di pari livello, sempre preciso, velocissimo negli up-tempo, bluesy nei fraseggi, incalzante nella ritmica.
Poi il repertorio, che dava ampio spazio ai gospel e a brani tradizionali riarrangiati in chiave moderna, caratterizzati da un’esecuzione ad alta tensione e ‘aggressività’, se paragonata ad esempio a quella dei pur validissimi Delmore o Blue Sky Boys.
Il ‘talent scout’ di turno questa volta si chiamava Eli Oberstein, responsabile delle scelte artistiche (A&R, artist and repertoire) della RCA Victor, in avanscoperta nel Sud, precisamente a Charlotte, per individuare ed eventualmente registrare per la neonata sottoetichetta Bluebird musicisti locali di ‘hillbilly music’.
Li scoprì ascoltandoli alla radio, ed è alla Direzione dell’emittente radiofonica che inviò immediatamente un telegramma, che diceva: “Vogliamo mettere su disco i Monroe Brothers STOP Non accetteremo risposte negative STOP Attendiamo riscontro STOP”.
Charlie non diede molta importanza alla richiesta, i dischi non portavano molti soldi, era già cosa risaputa che nella maggior parte dei casi il rapporto con le etichette discografiche fosse della durata delle incisioni stesse, pagate con una manciata di dollari e senza alcun diritto sulle vendite. Oltre a ciò i due Monroe erano impegnatissimi alla radio e con i live show. Non ebbe tuttavia modo di rifletterci a lungo Charlie, poiché Oberstein il giorno seguente lo contattò alla radio: “Mai parlato con qualcuno in quella maniera”, ricorderà più tardi “parlava veloce senza dare possibilità di replica, faceva le domande e si rispondeva da solo. Quando lo incontrammo, tre ore dopo, ci aveva già fatto firmare il contratto. Era pure disponibile a variare i suoi programmi per non farci cancellare i nostri impegni. In un paio d’ore avremmo registrato, ci disse”.
I primi dieci titoli furono registrati di lì a poco. Il debutto fu affidato a What Would You Give In Exchange? sul lato A, con This World Is Not My Home sul retro, e portava il numero di catalogo Bluebird 6309.
Nella prima session il duo si concentrò nell’esecuzione di materiale gospel, graditissimo al pubblico come le vendite dimostrarono in seguito. Tutte le sedute si tennero seguendo un ritmo di lavoro che sorprese i musicisti, fino a una dozzina di canzoni immortalate in un paio di ore soltanto, naturalmente col sistema del ‘buona la prima’. Tornarono in ‘studio’ ancora in giugno e ottobre del 1936.
Nei due anni successivi i Monroe Brothers, che ascolteremo presto nella seconda metà di questa riedizione discografica, ebbero un’agenda fittissima di impegni con radio, concerti e incisioni, fino a quando, un giorno del 1938 decisero di prendere strade separate.
I due dischi appena pubblicati, le cui note sono a cura di Charles Wolfe (qualsiasi libro che porta il suo nome come autore è assolutamente consigliato) ci propongono molte canzoni che oggi conosciamo come classici, maneggiati da ogni musicista bluegrass e country, dilettante o professionista, brani immortali come Roll In My Sweet Baby’s Arms, The Old Cross Road, Darling Corey, Will The Circle Be Unbroken, My Long Journey Home, Nine Pound Hammer, Little Red Shoes, Foggy Mountain Top, Drifting Too Far From The Shore, New River Train, Banks Of The Ohio, Do You Call That Religion?, In My Dear Old Southern Home.
Gli anni passati da Bill col fratello Charlie furono determinanti per la sua formazione. A questo punto, il 1938, l’ancora giovane e ambizioso Bill Monroe era pronto per conquistare l’intero Sud con una band completa di contrabbasso, chitarra, violino e per un breve periodo anche fisarmonica.
Sette anni più tardi, grazie all’esplosiva miscela scaturita dall’incontro con Lester Flatt, Earl Scruggs, Chubby Wise e Howard Watts si definiva uno stile assolutamente innovativo, eseguito con una tecnica che imponeva elevata preparazione e dedizione, un sound che incorporava elementi di old time, country, jazz, gospel e blues. Quella musica, suonata oggi in ogni angolo di questo Mondo, dal Giappone alla Finlandia, dal Brasile all’Italia e seguita con amore da un pubblico, non numeroso, ma tra i più fedeli che un genere musicale possa avere, si chiama Bluegrass, dal nome del gruppo di Bill Monroe, The Bluegrass Boys.
What Would You Give In Exchange Of Your Soul? (Rounder 1073)
Just A Song Of Old Kentucky (Rounder 1074)
Maurizio Faulisi, fonte Country Store n. 63, 2002