Johnny Cash

Si è parlato molto di Johnny Cash in questi ultimi anni, prima in occasione del suo settantesimo compleanno nel 2002 e poi, purtroppo, per la sua scomparsa avvenuta il 12 settembre 2003. Sulla sua vita, intensamente vissuta e ricca di soddisfazioni, molti si sono soffermati sottolineando sia i momenti felici sia quelli difficili, contrassegnati dagli abusi di alcol, di droghe e dei problemi di salute che lo hanno a lungo perseguitato.

Su un aspetto fondamentale della sua carriera mi piacerebbe ritornare: le sue canzoni. Lo stesso Johnny Cash una volta affermò di aver iniziato a scrivere da quando ha ricordi, fin dalla sua più tenera età.

Sebbene abbia iniziato a comporre canzoni durante il servizio militare i suoi ricordi, fervidi e vivi, vanno indietro fino ai tempi della sua infanzia nell’Arkansas settentrionale e hanno sempre rappresentato una fonte di ispirazione profonda. La vita di campagna con il suo duro lavoro quotidiano e la vicinanza un po’ inquietante, talvolta pericolosa, ma ricca di fascino del fiume Mississippi gli hanno fornito un background importantissimo.

I personaggi spesso trattati nelle sue canzoni sono stati gli outlaws, gli hobos, gli emarginati, insomma quella schiera di perdenti con le loro storie intense e profondamente poetiche. Oltre ad un solido songwriting derivato da radici country, blues, folk e gospel, Johnny Cash ha molte volte subito il fascino dei brani di altri autori, stupendo per cover a prima vista inusuali.

Johnny Cash ha ripreso canzoni di Bruce Springsteen, di Bob Dylan, dei Rolling Stones e, in tempi più recenti quando grazie a Rick Rubin e la sua American Recordings è rinato tramite quattro strepitosi album, Simon & Garfunkel, Tom Waits, Tom Petty, U2, Nick Cave, Beatles e Eagles, a dimostrazione di un eclettismo e di una classe eccezionale.

Lo spunto derivato dal Johnny Cash autore ed interprete ci porta a quelli che, a mio parere, sono i più validi tributi al Man In Black, usciti a pochissime settimane di distanza a fine estate 2002: Kindred Spirits, fortemente voluto da Marty Stuart (che è anche il produttore) per la Sony/Columbia e Dressed In Black, sentitissimo omaggio dell’etichetta indipendente di Nashville Dualtone Records.

Nel primo troviamo coinvolti i nomi più noti, sia nell’ambito country che in quello rock, a dimostrazione della fama e del rispetto ‘trasversali’ conquistati da Johnny Cash. Kindred Spirits è pervaso da un’atmosfera ispiratissima e riverente e i musicisti chiamati ad interpretare le canzoni di JC sono sempre particolarmente emozionanti (e credo emozionati), personalizzando le loro performances e aggiungendo un tocco in più al materiale.

Dwight Yoakam rilegge Understand Your Man inserendo dei fiati mariachi che rendono il sound gioioso e solare; su questa falsariga troviamo Little Richard che rifà alla sua maniera, con grinta e anima, Get Rhythm.

Più accorate e pervase da un’aura malinconica sono Give My Love To Rose di Bruce Springsteen, I Walk The Line di Travis Tritt e la classia I Still Miss Someone (che Johnny Cash scrisse con il fratello Roy) di Rosanne Cash. Hank Williams Jr. e Charlie Robison rimangono abbastanza fedeli allo spirito originario e le loro Big River e Don’t Take Your Guns To Town rispettivamente, splendono di luce propria.

Di eccellente fattura sono anche le performances di Steve Earle con Hardin Wouldn’t Run e l’inedito trio formato da Mary Chapin Carpenter, Sheryl Crow e Emmylou Harris con l’indimenticabile Flesh And Blood.

Da citare ancora la riverente e perfetta nel suo classico Cash-style, la versione di Hey Porter di Marty Stuart, musicista legato a filo doppio a Johnny Cash per aver suonato da giovanissimo nella sua band e per averlo ospitato nel suo disco di esordio intitolato Busy Bee Cafe. Dressed In Black comprende nomi meno noti (ma i lettori di Country Store ne conosceranno molti) ma non meno interessanti e la scelta del repertorio comprende anche brani non scritti da Cash.

Tra questi Ballad Of A Teenage Queen ripresa da Rodney Crowell e I Guess Things Happen That Way da Raul Malo sono di Cowboy Jack Clement, Pack Up Your Sorrows proposta dalla coppia Bruce Robison/Kelly Willis è di Richard Farina e Pauline Marden, mentre la splendida Ring Of Fire, ripresa da Billy Burnette, è composta da June Carter e Merle Kilgore e Jackson, scritta da Billy Ed Wheeler e da Gaby Rogers appare qui nella versione di Mandy Barnett e Chuck Mead.

Tra le più riuscite interpretazioni segnalo ancora l’iniziale Wreck Of The Old ’97 di Hank III, Cry, Cry, Cry di Robbie Fulks, I Walk The Line di Dale Watson e una eccezionale, per forza intepretativa ed intensità, di Flesh And Blood di Chris Knight, qui in una versione per sola voce e chitarra.

Ascoltare questi due dischi è come ripercorrere una strada lunga, tortuosa ma straordinariamente ispirata, quella su cui Johnny Cash ha viaggiato per cinque decadi e che lo ha portato ad essere una delle figure fondamentali della musica americana del ventesimo secolo.

I musicisti che hanno partecipato a questi progetti hanno riletto la sua musica in maniera semplice, diretta e soprattutto rispettosa, disegnando un quadro di notevole efficacia della sua grande personalità.

Remo Ricaldone, fonte Country Store n. 69, 2003

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