Mike Scott cita i Beatles e Woody Guthrie per realizzare un album effervescente e, tutto sommato, controcorrente, denso di suoni e riferimenti di carattere tradizionale, dalle isole britanniche agli USA. Le registrazioni abbracciano un periodo piuttosto lungo, dall’86 all’88, in cui la band dei Waterboys ha provveduto ad arricchire il proprio repertorio lavorando su materiale di grande immediatezza.
La side A, che racchiude le incisioni più vecchie, si evidenzia fin dall’inizio per l’incisività delle basi ritmiche, con basso e batteria piuttosto presenti a sostenere i veri e propri `tappeti’ sonori creati da mandolino e violino. Esemplare in questo senso la title-track, song dalla straordinaria carica emotiva in cui la voce roca e passionale di Scott svolge come sempre un ruolo fondamentale, e a suo onore va registrata anche una notevole versione di Sweet Thing di Van Morrison. Interessante e piuttosto originale l’uso esteso del mandolino in questo contesto come strumento armonico-ritmico, con impennate di fantasia che spingono Anthony Thistlethwhite a filtrare a volte il suono con un fuzz-box o a sfruttare la tecnica slide.
Nell’ambito generale del disco ci troviamo a confronto con eccellenti esperimenti di carattere country culminanti in una ballad di raro gusto come Has Anybody Else Seen Hank? che, nel testo e nelle intenzioni, parrebbe proprio una specie di tributo ad Hank Williams.
E non mancano un paio di episodi di chiaro stampo tradizionale irlandese, con il violino in stile e l’uso del bouzouki. Ciò premesso, la freschezza e la ‘sana incazzatura’ che escono dai solchi di Fisherman’s Blues dei Waterboy non son cosa da trascurare, di questi tempi.
Ensign/Chrisalis 209423 (Roots Rock, 1988)
Stefano Tavernese, fonte Chitarre n. 36, 1989
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