Nonostante il titolo non è un album bluegrass, anche se (non ci posso credere!) il brano finale è bluegrass, con Vince Gill accompagnato da Alison Krauss & Union Station più Jerry Douglas. Nonostante tutte le canzoni siano firmate (o co-firmate) da Vince, qui trovate solo belle canzoni diverse da quelle degli album precedenti. Nonostante l’uso quasi esclusivo di sidemen al posto della sua usuale road band, come ormai abitudine del nostro, non c’è nulla di scontato, anonimo o stantio in questo CD, che ha invece una freschezza e una originalità oggi quasi ignote a Music City.
Nonostante la steel del grande John Hughey sia limitata ad un solo pezzo, ci troviamo di fronte ad un disco country ma con dentro anche molto rock e blues, e con le inconfondibili ballate che solo Vince sa scrivere e cantare. E dio solo sa come riesca a scrivere canzoni che sembrano bluegrass anche quando non lo sono, blues anche quando non ne hanno la struttura, rock anche quando non ne hanno il suono, e dio solo sa come riesca ad adattare le canzoni che scrive (di qualsiasi tipo siano) alla sua inimitabile voce, che è al contempo ‘high lonesome’, graffiante, vellutata e vigorosa. Il tutto, badate bene, conservando tanta umiltà da fare suonare le chitarre a Steuart Smith, Billy Joe Walker Jr. e Jeff White (salvo gli assoli naturalmente), lui che è sempre stato uno dei migliori chitarristi di Nashville (oddio, qualcuno ha detto che Gill è ‘un discreto chitarrista’, ma forse usa parametri un po’ diversi dai miei…).
La produzione di Tony Brown sicuramente spiega molte cose, con la giusta scelta di musicisti e vocalisti, suoni e atmosfere, ma è fondamentalmente la personalità di Vince a determinare il tono del CD, e le ragioni del suo successo (al momento in cui scrivo già notevole da mesi).
Attendiamo con fiducia il CD interamente bluegrass che ci ha promesso, ma se nell’attesa Vince continua a sfornare gemme come questo High Lonesome Sound io, francamente, sono disposto ad aspettare anche molto a lungo… Raccomandatissimo.
MCA MCD 11422 (Bluegrass Moderno, New Traditionalists, 1996)
Silvio Ferretti, fonte Country Store n. 37, 1997
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