WEE WILLIE WALKER AND THE ANTHONY PAULE SOUL ORCHESTRA After A While cover album

Galeotta fu l’Italia e il Porretta Soul Festival, perché è proprio in quest’occasione, alla ventottesima edizione nel 2015, che si forma la soul – orchestra in questione. Una grande lista di musicisti che per l’occasione si uniscono in questo lavoro a una leggenda del soul come Willie Walker, uno dei reduci della grande black music ormai dai tempi migliori, per il sound afroamericano di marca Goldwax. E la sua storia è anche quella del genere, in un triangolo che ha avuto ad uno dei vertici, come di consueto, il Mississippi (Hernando) e agli altri, quale gerarchia che è impossibile non rispettare, nientemeno che Memphis, Tennessee, con le città gemelle Minneapolis/St. Paul, Minnesota. Così, la formazione di Wee Willy segue questa decisiva impronta geografica per il sound in questione, imprescindibile allora persino nei circuiti sonori più remoti, in momenti di fervida accensione musicale.

E la storia non tramonta, ma fa di Mr. Walker nientemeno che un sopravvissuto persino ai giorni nostri, in cui sia pure presente una rivisitazione del soul classico, questi rimane piuttosto tra coloro che ne traghettano invece nel tempo la testimonianza di un suono originale. After A While è tutto questo e insieme un raggruppamento di incisioni che fanno del lavoro messo insieme tra la California e il Colorado, una summa di songs evocative, che piace ascoltare nel solco di una tradizione che pone nel massimo R’n’B il credo più vero. Neanche a farlo apposta, tredici componenti e tredici tracce dall’incedere corposo, un bel coinvolgimento di strumentisti e canzoni, e umori festosi che a tempo debito fecero la lezione di certo Asbury sound, ora eseguite qui con la maestria di chi ne fu tra i veri artefici.

Ce lo rivela senza esitazione l’apertura di Second Chance, per esempio, mentre la title track è uno slow a sé stante, crepuscolare e intimo, imparentato con pochi altri episodi del lotto, ma a distinguere i veri toni confidenziali nelle pause di un lavoro in cui l’energia non è mai nella forza, ma nella qualità del repertorio eseguito. Come in Cannot Be Denied, per esempio, o in quel che potrebbe essere di Your Good Thing (Is About To End), appunto, sul resto di una voluminosa track list, operazione per crisi di astinenza da soul music e insieme bagno di genere, a soddisfare anche le reticenze più incolmabili.

Blue Dot 109 (USA) (Blues, Soul, 2017)

Matteo Fratti, fonte Il Blues n. 141, 2017

 

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