In tempi recenti mi sono spesso ritrovato a considerare quanto e come certe mie aspettative fossero andate deluse riguardo a parecchie uscite blues, sia di armonicisti che di chitarristi. Bianchi e neri. La butto lì — vorrei tanto sbagliarmi… sinceramente me lo auguro — ma temo che il settore soffra ormai di eccessi produttivi che si accompagnano a sgradevoli cali qualitativi.
Mi fa enormemente piacere, quindi, riscontrare la piena riuscita di questo Groove Time. Clarke è una garanzia e per questo suo terzo Alligator — il nono della discografia, ritardatari auguri! — ha assiemato una quindicina di brani registrati a Culver City, California, con formazioni disparate che praticamente variano di traccia in traccia.
A parte il contrabbassista fisso, Tyler Pederson, sono mobilitati ben sei chitarristi (inclusi Kid Ramos ed Alex Schultz), quattro pianisti ed altrettanti batteristi oltre ad una sezione fiati di tre elementi.
Clarke soffia con decisione sia nella cromatica che nella più minuta ‘marine band’, canta benissimo e compone buona parte del materiale. Il suono è molto Fifties, piuttosto ricco e talvolta swingato, complici in particolare le chitarre oltreché il beat ritmico.
E’ il suono di Chicago rivisitato sulla costa dell’Ovest — terra di grandi e nobili tradizioni bluesistiche, bisogna riconoscerlo una volta per tutte — ma non solo: un brano di Groove Time riconduce direttamente a T-Bone Walker, altri si giovano di una tessitura pianistica che si scosta dai canoni della Windy City… c’è insomma una buona dose di originalità nella reinvenzione della materia.
Gran bel disco da un personaggio credibile ed autorevole, tra i migliori in circolazione assieme a Musselwhite e a Rod Piazza. Altro che Billy Branch, eterna promessa (nera) non ancora mantenuta!
Alligator ALCD 4827 (Blues, 1994)
Renato Bottani, fonte Out Of Time n. 7, 1994