Chissà perché ci stiamo occupando ancora una volta di Zachary Richard e dei suoi dischi! Primo: la risposta va ricercata innanzi tutto nella bellezza dei suoi album. Secondo: l’averli visti dal vivo al Festival di Montreux nel 1976 ci aveva convinto di trovarci di fronte ad un interessantissimo gruppo che riusciva a divertirsi e nello stesso tempo a presentarci una musica poco usuale. Terzo: sono stati una nostra scoperta e, né in Italia né all’estero, sono stati trattati e valutati per il loro valore effettivo. Altra ragione per cui siamo rimasti colpiti da Zachary Richard e dalla sua band è il modo originale e suggestivo di come siano riusciti a fondere alcuni elementi musicali molto validi e reali. Provate a pensare se riuscite a trovare un altro gruppo come quello di Zachary Richard, che riunisce in sé le seguenti caratteristiche: il canto in lingua francese (il cajun french), la musica cajun, strumento predominante la fisarmonica, alcuni elementi rock-blues e, dulcis in fundo, alcuni testi piuttosto semplicisti ma naturali, istintivi e spontanei, unitamente ad altri fortemente impegnati, polemici a testimonianza della loro lotta quotidiana e del loro orgoglio razziale.
Bayou Des Mysteres, il primo LP, è un album scioccante per determinazione e fluidità. J’ai Eté Au Ba, Colinda, Réveille e Chanquis Chanque/Grand Gris Gris sono gli episodi migliori della loro prima esperienza discografica. Ascoltate bene Chanquis Chanque/Grand Gris Gris (7 minuti e 34 secondi) ed alcuni passaggi blues (il tipico giro blues) li ritroverete nel terzo album in La Ballade De Beausoleil. Chanquis Chanque ha una chitarra grandiosa (Big Steve Broussard) ed una fisarmonica prodigiosa, da brivido (Zachary Richard stesso). Bayou Des Mysteres è l’album più aperto alle diverse soluzioni e tematiche musicali, cajun, blues, rock-blues, ballate e brani tradizionali. Un disco piacevolissimo e scorrevole ed un nuovo modo di accostarsi al cajun.
Fondamentalmente non sono d’accordo sui pareri espressi precedentemente per quanto riguarda Mardi Gras e, se così ci si può esprimere, giustizia va fatta. Mardi Gras è la logica continuazione di Bayou Des Mysteres ed il risultato finale è che il secondo album è bello quanto il primo.
La fusione di rock e cajun avviene sia nella prima sia nella seconda prova discografica. Gli strumentisti che accompagnano Zachary sono sempre all’altezza della situazione e vanno elogiati per la loro bravura. Se si deve parlare di cajun come della caratteristica principale di Richard va senz’altro detto che Mardi Gras è più cajun di Bayou Des Mysteres e pertanto risulta essere microsolco più difficile, meno orecchiabile, anche se fa maggiormente riflettere sulla musica propiziataci da Zachary Richard e soci. In Mardi Gras si possono ascoltare brani come Ma Louisianne, una piacevolissima miscela di valzer, polka e quadriglia in una tipica danza cajun piena di ritmo. Sempre dal medesimo album sono tratte Laisse Ton Amour Eparpiller, La Chanson Des Mardi Gras e Travailler C’est Trop Dur, un pezzo tradizionale con fisarmonica e violini particolarmente in evidenza. Non voglio esagerare troppo in elogi anche perché se avrete la fortuna e la possibilità di ascoltare Mardi Gras vi renderete subito conto di cosa voglio dire ed in questo caso capirete quanto la musica di Zachary Richard riesca a conquistare in fretta.
Nel Dicembre 1978 esce Migration, terzo album indubbiamente differente dai suoi due precedenti lavori. Zachary ha abbandonato la strumentazione composta da fisarmonica, triangolo, chitarra, violino e steel-guitar, tipica del cajun popolare, introducendo altri strumenti quali il pianoforte (da lui egregiamente suonato), il sax, il sintetizzatore, facendo ora del rock canadese o rock-accadien, unito a delle forti influenze blues (una musica universale) ben recepite ed amalgamate da Richard e compagni. Zachary Richard è personaggio molto coraggioso poiché Migration si rivela subito poco commerciale come i precedenti lavori e sembra che il fatto che i primi due dischi abbiano venduto poco o niente (anche se non abbiamo dati precisi in merito) non lo spaventi affatto: questo suo ultimo sforzo rischia dunque di essere un completo fiasco economico. Migration è album di difficile collocazione con un Richard costantemente alla ricerca di una propria vera identità. Zachary prosegue imperterrito nel suo discorso musicale e questa sua nuova opera va elogiata e pubblicizzata nell’intento di far conoscere il più possibile questo artista.
Ogni brano è una poesia, da L’arbre Est Dans Ses Feuilles a Les Ailes Des Hirondelles e a Migration (…con una voce greve come quella del grande vento che mi invita a migrare…). Uno dei brani più impegnati dal punto di vista compositivo è senza dubbio La Ballade De Jackie Vautour che tratta il tema spesso ricorrente negli album di Zachary Richard della cacciata ed espropriazione dei cajun dai propri terreni. La Ballade De Beausoleil è invece uno dei pezzi forti di questo LP con un giro di blues di oltre nove minuti che ricorda molto la musica del Sud (Sound of the South) e soprattutto gruppi come l’Allman Brothers Band. Decisamente un album rock, con il nostro eroe in piena vena compositiva; nessun cedimento, bensì una maggiore influenza ed assimilazione di rock-blues, mentre il cajun è quasi un ricordo. Scomparsa la fisarmonica e perso per strada il grande chitarrista Big Steve Broussard, Zachary cerca la via per lui più congeniale ed il risultato è più che positivo. Migration è un 33 giri notevole che tiene alta la sua figura. Richard merita, indiscutibilmente, tutto il nostro appoggio morale affinché possa continuare su questa strada da lui intrapresa e che sicuramente ci darà altre grosse soddisfazioni. Speriamo possa egli raccogliere altri frutti poiché Migration è alla sua maniera un eccellente album rock.
RZ 2001 (Cajun, 1978)
Aldo Pedron, fonte Mucchio Selvaggio n. 17, 1979