Organizzata da Hi, Folks!, con grande sprezzo del pericolo, è andata in scena, l’1/2 Giugno, presso il teatro Tenda di Brescia, la IV Convention di Old Time & Bluegrass.
Il programma di quest’anno ha rappresentato quanto di meglio sia mai stato proposto in Italia per promuovere queste musiche così valide artisticamente e così affascinanti. Tutti in un colpo, direttamente dagli USA: Bluegrass Cardinals, Anger & Marshall, Double Decker Stringband, Bob Carlin, Pete Sutherland & Karen Billings.
Come degno contorno, provenienti da varie parti della penisola, hanno partecipato: Red Wine, Alloy Grass, Banjo Brothers, Buffalo Ramblers, Bluegrass Staff, Fried Chicken Special, Anonymous Pickers, Southern Comfort Band.
Ricapitolando: 13 gruppi per oltre 24 ore di musica complessive in un intenso week-end a stelle e strisce, più 4 seminari (focalizzati su banjo, violino, mandolino e chitarra), più svariati videotapes, più innumerevoli occasioni per parlare e soprattutto suonare la nostra musica preferita.
La risposta del pubblico (poco più di 1.500 paganti, in due giorni) non è stata tale da far quadrare i conti ma ha almeno consentito di vedere un afflusso di gente soddisfacente, che era il minimo che questi grandi musicisti si meritavano.
Ha fatto piacere notare che, soprattutto paragonata all’edizione precedente, la Convention è stata vissuta quest’anno come vincente. Il successo della manifestazione forse è da attribuire a tre fattori principali:
1) la qualità del programma musicale offerto;
2) l’avere insistito nell’attribuire alla Convention l’immagine di unico vero raduno annuale di tutti gli appassionati di folk americano e non solo di quello;
3) l’efficace lavoro pubblicitario e promozionale che ha avuto come cardini: l’ufficio-stampa locale curato dall’eccellente Paolo Salvarani, l’aiuto ed il supporto di Renzo Arbore nel corso del programma Quelli Della Notte, l’ottimo lavoro svolto con i media di tutta Italia e la importante collaborazione di diverse entità folk, tra le quali la Federazione Folkitalia.
E’ difficile stabilire con precisione chi o cosa più di altri può aver influito positivamente sull’esito della manifestazione. Fatto sta che la Convention di Old Time & Bluegrass ha richiamato al Teatro Tenda di Brescia più spettatori della giovane star della musica ‘fusion’ Pat Metheny, del vecchio santone Mahavisnhu John Mc Laughlin o del sempreverde spettacolo popolare Viva La Gente, tanto per citare tre avvenimenti che hanno preceduto il festival di Hi, Folks!.
Anche la struttura del Teatro Tenda, da molti criticata, si è rivelata vincente salvando la manifestazione durante la violentissima tempesta di sabato sera nel bel mezzo della performance di Anger & Marshall. L’acustica all’interno della tenda, nonostante le difficoltà strutturali pressoché ineliminabili, è decisamente migliorata rispetto all’edizione scorsa grazie anche alla pazienza, dedizione e professionalità del Serenz Service, reponsabile di suono e luci.
Lo spettacolo, dal punto di vista generale, è stato molto buono, per due giorni si è respirata una piacevole atmosfera e si sono notate parecchie jam-sessions tra musicisti.
Sul palcoscenico esterno, nel verde del parco circostante il teatro, si sono alternati i gruppi italiani ed hanno avuto luogo i work-shops che, come era facile prevedere, hanno riscosso un notevole successo.
Per quanto riguarda i concerti dei gruppi americani, sabato sera ha esordito la Double Decker Stringband, che ha offerto uno spettacolo molto brillante e valido, forse al di sopra dello standard abituale del gruppo. Decisamente sorprendente il clamoroso successo ottenuto presso il pubblico che ha reagito in modo entusiastico allo show di una delle prime bands di old time apparse in Italia.
Anger & Marshall, ‘The Duo’, hanno concluso la prima serata con una performance scintillante che non ha sorpreso chi già li conosceva ma che ha lasciato di stucco tutti coloro che non erano stati alle prese con questi due diabolici musicisti. Mike e Darol sono dei talenti naturali che, probabilmente, avrebbero sfondato in qualsiasi campo musicale. La loro scelta è caduta sulla New Acoustic Music, non molto redditizia professionalmente ma assai stimolante dal punto di vista creativo. Lasciato il David Grisman Quintet, di cui sono stati molto più che due semplici membri, hanno intrapreso una carriera che certamente potrà valorizzarli come meritano. Questi straordinari ragazzi hanno stupito per la versatilità strumentale e musicale, per la facilità con cui dominano i vari violini, mandolini, mandole, mandocelli, chitarre, per la accattivante presenza scenica, per la grande disponibilità. E’ stata loro l’idea di proseguire il seminario giù dal palco, tra il pubblico, per mostrare agli appassionati tecniche o virtuosistici passaggi, per suonare con i musicisti italiani. Una grande lezione per tutti, sia musicale che di ‘savoir faire’.
Nel pomeriggio di domenica, all’aperto, è stata la volta di un trio inedito, Carlin, Sutherland & Billings, che ha rappresentato il lato più sofisticato, prezioso ed innovativo dell’old time. Bob Carlin è oggi nel mondo sinonimo di ‘clawhammer banjo’. Due LPs per la Rounder (un terzo è di imminente uscita), due titoli di miglior banjoista folk (1983/1984), molte produzioni discografiche, ‘field recordings’, conduzioni di programmi radiofonici, articoli sulle migliori riviste specializzate di tutto il mondo sono il curriculum di questo singolare personaggio. Unito al violino di Pete Sutherland, Bob ha saputo rinnovare ed innovare il suono scarno ma efficace delle string bands rurali del Sud-Est nordamericano.
Pete Sutherland è un violinista sopraffino, dotato di un tocco e di una musicalità uniche nel variegato mondo dei fiddlers al di là e al di qua dell’Oceano. Uniti alla voce ed alla simpatia di Karen Billings, hanno ripetuto il successo ottenuto nella serata di presentazione alla Convention tenutasi ad Alzano Lombardo (BG), grazie alla consueta intraprendenza di Gigi Bresciani e Andrea Bonomi.
Sotto il tendone, infine, per oltre un’ora e mezza, i Bluegrass Cardinals hanno presentato il loro show solido, efficace di ‘vecchio buon bluegrass’.
Il gruppo, con una line-up rinnovata, ruota sempre intorno ai due Parmleys (Don, il padre, al banjo e David alla voce solista e chitarra) e come al solito si avvale di eccellenti musicisti di contorno. In particolare è stato notato l’ottimo mandolinista e tenor singer Larry Staphenson, uno dei principali responsabili del nuovo sound dei Cardinals che a molti ha ricordato gli Osborne Bros.
La professionalità del gruppo, a volte persino eccessiva, ha permesso che lo spettacolo filasse via a 200 all’ora tra la gioia del pubblico presente in sala. La parentesi ‘gospel’, molto apprezzata, ha avuto il pregio di dar varietà ad uno spettacolo che, pur incalzante e senza sbavature, correva il rischio della monotonia.
Gradevoli sorprese si sono avute anche dai numerosi gruppi italiani. I Banjo Brothers, in particolare, si sono rivelati la formazione più interessante, trascinata da uno Stefano Tavernese in gran forma. Il gruppo, ancora leggermente immaturo ‘on stage’, è orientato verso la creazione di un proprio sound, assolutamente originale, di grande impatto ritmico e di sicura efficacia. La matrice rock della band è abbastanza esplicita ma, nonostante l’uso di effetti elettronici e diavolerie varie, non è mai posta in discussione l’essenza acustica degli strumenti tipici del bluegrass sì che il risultato è una intelligente e gradevole ‘blend’ di vecchio e nuovo mescolati con gusto.
La Southern Comfort Band ha proposto il suo concetto di New Acoustic Music che, pur risentendo notevolmente dell’influenza grismaniana, ha ancora una volta colpito per la complessità degli arrangiamenti e per la raffinatezza delle soluzioni armoniche. E il gruppo, composto per la maggior parte da elementi giovani, ha innanzi a sé ampi margini di miglioramento.
Di buon livello, divertente ed apprezzato dal pubblico è stato anche lo spettacolo dei Bluegrass Staff, con un nuovo cantante/chitarrista, Piero Meroni, e con l’ottimo Andrea Tognoli al basso elettrico. Il gruppo, compatto come sempre, ci è sembrato più brillante del solito in un repertorio di bluegrass tradizionale e moderno ispirato in modo evidente da gruppi tipo Seldom Scene.
Per i Red Wine rimandiamo alla recensione del Festival di Toulouse.
Gli altri gruppi italiani presenti hanno colpito per i grossi miglioramenti compiuti. I Buffalo Ramblers, ad esempio, si sono segnalati come ottimi interpreti di old time con un repertorio assai vario e piacevole. Gli Alloy Grass, reduci da una quasi affermazione al contest del Toulouse Bluegrass Festival, sono apparsi molto più maturi rispetto a precedenti esibizioni o al loro materiale promo. Lo stesso discorso è valido per gli Anonymous Pickers.
Un discorso a parte meritano i genovesi Fried Chicken Special, assolutamente dissacranti nel loro look e nella loro proposta musicale, che ha fatto venire la pelle d’oca ai puristi ma che a noi è sembrata molto originale ed intelligente. Forse non è bluegrass e nemmeno New Grass o NAM, ma i FCS sono stati forti, divertendo e divertendosi nella mezz’ora a loro disposizione. La palma di ‘hom del partit’ va senz’altro attribuita a cantante e chitarrista dei FCS, autentica rivelazione della Convention.
Chiusa con soddisfazione la IV edizione, Hi, Folks! sta già prendendo in esame le modalità per organizzare la V, anche se niente è ancora deciso.
Ma conoscendoci…
Ezio Guaitamacchi, fonte Hi, Folks! n. 13, 1985