Dio come passa il tempo! Sono già passati cinque anni da quando invitai Mike Seeger la prima volta in Italia. Me lo ricordo come se fosse ieri quando al gate d’arrivo dei voli intercontinentali della Malpensa mi apparve questo scattante ragazzino di cinquantanni, bello sveglio nonostante per lui fossero le cinque del mattino e non chiudesse occhio da 22 ore. Da allora ho avuto modo di conoscere Mike abbastanza bene, di visitare la sua casa coloniale a Lexington, Virginia, di mangiare a colazione i pancakes (orrendi) cucinati da lui, di capire il suo amore per la musica tradizionale.
Mike Seeger, il suo curriculum parla da sé, è uno di quei personaggi a cui si deve dare atto di aver scritto alcune pagine importanti della storia della musica. Di quella musica che magari non entra nei Top Ten ma che è alla base di tanti hit che al grande successo ci sono arrivati senza difficoltà. Il movimento del Folk Revival, partito dagli Stati Uniti e poi diffusosi a macchia d’olio in tutto il mondo, lo ha visto tra i più attivi e seri protagonisti.
La sua famiglia (dal padre, uno dei primi segretari della Library Of Congress, al più celebre fratellastro Pete, fino alla sorella Peggy) è un monumento della musica americana: qualcuno ha detto, forse esagerando un po’, che negli U.S.A. i Seeger sono nella musica ciò che i Kennedy sono in politica. Come i Kennedy originario del New England, Mike conserva di quella parte d’America un po’ snob, un’educazione ed un gusto decisamente europei e una spiccata propensione per l’arte. Ricordo di lui lo stupore di fronte al nostro patrimonio artistico, la sua invidia per la nostra cultura e la nostra cucina, la sua instancabile curiosità musicale. Ricordo anche tante sue fissazioni, tante abitudini per me così inconsuete, tante strane particolarità. Me lo ritrovo ancora oggi davanti, sulle rive del laghetto di Milano2, in un assolato, ma non torrido, pomeriggio di agosto, infervorarsi con me discutendo sul ruolo della musica tradizionale oggi. Lo vedo più in forma del solito, rilassato e contento di essere nuovamente in Italia. E, forse più che cinque anni fa, lo ammiro: come musicista e come uomo.
HF: La scena musicale americana, nel suo complesso, è profondamente mutata nel corso degli ultimi trent’anni e con essa, ovviamente, anche la branca relativa alla musica tradizionale. Qual’è l’odierna situazione della old time music?
MS: Devo confessare che, in questo momento, l’unico modo di dare un giudizio sulla scena musicale old time non può che essere soggettivo. Le incisioni ufficiali sono molto poche e c’è una enorme dispersione (soprattutto geografica) di gruppi e musicisti. Mi è dunque molto difficile capire, e dunque spiegare, quello che sta accadendo.
HF: Quali possono essere, se ve ne sono, i punti di riferimento oggettivi?
MS: Sicuramente i festival e le fiddlers convention. Per la musica old time gli appuntamenti annuali obbligatori sono, di consuetudine, cinque: la convention di Mt. Airy, North Carolina, in primavera; il cosiddetto ‘nothern gathering’ organizzato abitualmente da Ray Alden nell’ambito dello Hudson River Revival, in giugno; il festival di Brandywine, alla fine di luglio; la storica fiddlers convention di Galax, Virginia; la Mountain Music Convention di Rockbridge, Virginia, in settembre, di cui sono il coordinatore artistico.
HF: Ho più volte scritto che la scena musicale old time esplode nel corso di questi eventi mostrando una energia e una vitalità straordinarie e, in molti casi, dell’indubbio talento musicale. Il tutto però sembra svanire con la fine dell’estate e di queste riunioni non trovando la forza di esprimersi ed imporsi ad una audience diversa ed auspicabilmente più vasta.
MS: La musica old time è, in primo luogo, ‘social music’. E’ diversa, ad esempio, dal bluegrass che è invece principalmente ‘stage music’, musica da spettacolo, anche se in molti casi è anch’esso musica socializzante. Resta il fatto che il bluegrass è stato creato per essere portato su di un palcoscenico da gente come Bill Monroe, Lester Flatt, Earl Scruggs. La musica old time, come sappiamo, ha avuto un inizio, una storia e un ruolo sociale completamente diversi. All’epoca in cui si sviluppò non vi erano certo possibilità di fare concerti, tournée e quindi di intraprendere carriere professionali. E così, nel bene e nel male, è rimasta. L’essenza della musica old time è tra le quattro mura di casa, è il far musica tra amici per il solo piacere di suonare.
HF: Però ci sono stati molti musicisti (tra cui tu) che hanno tentato di portare la musica old time sul palcoscenico ….
MS: Già, e credo che ci sia una importante considerazione da fare a questo proposito. Pochissimi sono riusciti a farlo con successo. I New Lost City Ramblers hanno alle spalle trent’anni di professionismo anche se la nostra musica non era pulita come quella di molti altri gruppi. Oggi i Tompkins County Horseflies sono la band che ha cercato di adattare la otm allo spettacolo.
HF: Beh, io aggiungerei la Highwood Stringband degli anni settanta….
MS: Sì, certo, anche se la Highwood non ha svolto un lavoro professionale per mettere in piedi uno spettacolo nel vero senso della parola.
HF: Qual’è la tua opinione a proposito di questo dualismo che la otm può avere: social music o musica da spettacolo?
MS: La mia posizione riguardo alla musica tradizionale è che essa non debba avere, nei limiti del possibile, interferenze commerciali di alcun tipo; concetto, ovviamente, molto difficile da applicare in un sistema capitalistico perché se essa non può avere accesso ai mass-media non può essere diffusa. E di conseguenza rimane un qualcosa di ristretto ad una cerchia limitatissima. Non potendo avere accesso ai grandi mezzi di comunicazione cosa accadrà a questa musica nelle prossime generazioni?
HF: Proprio riguardo al futuro della musica old time non credi che essa debba proporsi in modo più appetibile per i mass-media e più facilmente fruibile per una audience maggiore?
MS: Per far ciò pensi che bisognerebbe modificarla strutturalmente? Non sono molto d’accordo: ritengo che la musica debba subire dei cambiamenti naturali e non artificiali. La musica essendo una forma d’arte, è inevitabile, subisce continui mutamenti ed evoluzioni. Restando nell’ambito della old time music vi sono state moltissime innovazioni riguardanti, ad esempio, gli stili violinistici o l’approccio alla musica per ‘string-band’. Beh, nonostante questo c’è sempre gente che concepisce la otm come immutabile e sempre uguale a se stessa seguendo il modello originale. Il che potrebbe andare anche bene se ci fosse qualcuno che la portasse in giro professionalmente come abbiamo fatto con i New Lost City Ramblers negli anni ’60.
HF: Fino a che punto, secondo te, è lecito spingersi nello sviluppo e nell’innovazione della musica tradizionale?
MS: Sto producendo in questo periodo un album che si chiama Fresh Old Time e che, credo, possa essere un buon esempio di come io ritengo possa essere proposta della nuova musica old time senza che ne svanisca troppo il sapore originale.
Vi sono un paio di tracce con Norman & Nancy Blake, un paio con Alan Jabbour, ho registrato i Tompkins County Horseflies, Bubba George e molti altri gruppi di giovanissimi. Sarà interessante vedere se questo produrrà qualche effetto.
HF: Credi che esistano dei limiti musicali oltre i quali ritieni che la musica otm si snaturi? Quali sono?
MS: Difficile da dire. Vedi, ci sono delle cose che a prima vista andavano ben oltre il limite che, ragionevolmente, ti eri posto ma che poi ascolti e trovi bellissime. Mi ricordo a questo proposito una versione reggae di Cotton Eyed Joe registrata dal gruppo Agents Of Terra e che è di una bellezza incredibile!
HF: Mike, mi stupisci. Non posso credere che stai tessendo le lodi di una possibile fusion reggae-old time ….
MS: E’ vero, è sorprendente anche per me. Anche perché, lo sai, io adoro la musica tradizionale suonata nel modo tradizionale. Vuoi sapere una mia teoria sulla otm? Pensa, sogno che l’old time possa diventare come la musica classica europea con i dischi originali che diventano lo spartito al quale ci si deve attenere.
Ma poi sento questi straordinari gruppi di giovani con la loro carica e le loro influenze rock suonare con una gioia e un approccio, per me, altrettanto validi di quelli tradizionali.
HF: Pensi che alcune forme musicali come la New Age che hanno ottenuto un impatto maggiore sui media e un più vasto consenso di pubblico possano dare una mano alla musica acustica in generale?
MS: Non saprei anche se la logica vorrebbe che così fosse.
HF: Tra i gruppi emergenti vedi qualcuno che abbia una concreta chance di imporsi professionalmente?
MS: Sarei pronto a giurare sugli Horseflies. Ma vedo bene anche Heartbeat, un interessantissimo ensemble di sole donne, i Chicken Chokers (anche se hanno qualche problema con l’armonicista che vive sulla west coast) e infine i Wildcats, un nuovo gruppo che vede tra le sue fila il vostro Raffaello Stefanini e che è una delle formazioni più brillanti della odierna scena old time.
HF: Quasi tutti quelli nominati sono gruppi formatisi sulla scia del movimento degli anni ‘70….
MS: Già, è stata la fiamma che ha dato fuoco al movimento old time. Oggi vi sono migliaia di band (e decine di migliaia di musicisti) che suonano musica old time per divertimento: in
questo modo la vitalità della musica old time, alla base, è garantita. Ma noi stavamo parlando della cima, di quelli che possono rompere il ghiaccio professionalmente ….
HF: Infatti. Non credi che i gruppi da te citati (e che possiamo considerare al top della otm) pur avendo svolto un discreto lavoro dal punto di vista musicale abbiano completamente trascurato il lato spettacolare? Sono convinto, oggi più che mai, che una proposta musicale di qualsiasi genere essa sia, non possa fare a meno di considerare l’aspetto spettacolare nella dovuta maniera.
MS: Giusto. E questo, per lo meno in America, è vero da sempre. I New Lost City Ramblers hanno speso moltissimo tempo nella messa a punto di uno show che fosse curato in tutti i dettagli: oltre alla scelta dei brani e a loro arrangiamento, si è investito sul ‘look’ dei musicisti, sul modo di comportarsi sul palco, sulle presentazioni dei pezzi, sulle spiegazioni dei singoli strumenti …. Con grande professionalità è stata seguita anche tutta la parte riguardante la promozione del gruppo ed i relativi ingaggi. La vera differenza tra noi e gli altri gruppi è stata proprio questa differenza di approccio.
HF: Quanto pensi che incida la mancanza di professionalità nella difficoltà generica di promuovere adeguatamente la musica tradizionale?
MS: Ti voglio fare un esempio. Sai quale è stata una delle cose più complicate da fronteggiare nell’organizzazione della convention a Rockbridge? Avere le foto dei gruppi!! E’ incredibile, ma sembra che per questi ragazzi la promozione sia un concetto che appartiene ad un’altra galassia. Puoi figurarti com’è l’approccio ad una performance in pubblico…. Io posso anche accettare questa posizione, almeno nella musica old time: devo farlo, non ho altra scelta. Ma questo non è il mio punto di vista e non può esserlo per tutti coloro che decidono di fare della musica tradizionale la loro professione.
Discografia:
Mike Seeger
-Folkways FA 2325 – Old Time Country Music (1962)
-Folkways FA 5273 – Tipple, Loom & Rail: Songs Of The Industrialization Of The South (1965)
-Folkways FA 2005 – Mike, Peggy, Barbara & Penny Seeger (1957)
-Vanguard VSD 79150 – Mike Seeger (1964)
-Mercury SRM 1-627 – Music From True Vine (1971)
-Mercury SRM 1-685 – 2nd Annual Farewell Reunion (1973)
New Lost City Ramblers–
-Folkways FA 2395/99 – New Lost City Ramblers Vol. 1 – Vol. 5 (1958/62)
-Folkways FC 7064 – Old Time Songs For Children (1959)
-Folkways FH 5264 – Songs From The Depression (1959)
-Folkways FH 5263 – American Moonshine & Prohibition (1962)
-Folkways FA 2494 – Tom Pahely, John Cohen & Mike Seeger Sing Songs Of The New Lost City Ramblers (1961)
-Folkways FA 2491 – Gone To The Country (1963)
-Folkways FA 2492 – String Band Instrumentals (1964)
-Folkways FVS 9003 – Rural Delivery No. 1 (1965)
-Folkways FTS 3018 – Remembrance Of The Things To Come (1966)
-Folkways FTS 31027 – Modern Times (1968)
-Folkways FTS 31015 – Cousin’ Emmy w. The New Lost City Ramblers (1968)
-Folkways FTS 31041 – On The Great Divide (1973)
-Folkways EPC 602 – The New Lost City Ramblers (1961)
-Folkways FF 869/369 – Earth Is Earth (1961)
-Folkways EPC 603 – Radio Special No. 1 (1963)
-Flying Fish FF 102 – 20 Years Concert Performances 1958 (1977)
-Flying Fish FF 090 – 20th Anniversary Concert At Carnegie Hall with Elizabeth Cotten, Highwoods, Stringband, Pete Seeger, The Green Grass Cloggers (1987)
Mike Seeger & Alice Gerrard
-King (Japan) SKK 662 – Mike & Alice Seeger In Concert (1970)
-Arhoolie 4004 – Strange Creek Singers (1968-70)
-Greenhays GR 704 – Alice & Mike (1980)
Mike & Peggy Seeger
-Argo DA 80 – Mike & Peggy Seeger (1966)
-Rounder 8001-3 – American Folk Songs For Children (1970-77)
Biografia
Nasce nel 1933 a New York City.
I genitori, entrambi musicisti di cultura classica, cominciano ad interessarsi di musica folk negli anni ’30 e Mike cresce in un’atmosfera di melodie e canti tradizionali. Iniziò a cantare prestissimo e imparò a suonare il primo strumento (una autoharp) all’età di 10 anni. Charlie Byrd gli insegnò il primo accordo di DO sulla chitarra nel 1951. Da allora Mike è diventato maestro di tutti gli stili tradizionali di banjo, violino, mandolino, chitarra, autoharp, appalachian dulcimer, armonica, scacciapensieri e pan pipes. L’attività di effettuare registrazioni sul campo inizia nel 1952 documentando l’inimitabile stile chitarristico di Elizabeth Cotten e l’originale fiddling di Will Adam, musicista nero del Maryland.
Nel 1954 visita i principali collezionisti di dischi degli U.S.A. per approfondire la sua cultura sulla musica tradizonale nordamericana bianca e nera. In seguito produce oltre 25 album di musica tradizionale. E’ stato il primo a realizzare un album/compilation di bluegrass, una fiddlers convention (Union Grave), un LP di sola autoharp.
Ha iniziato a suonare professionalmente con la sorella Peggy. Nel 1954, si trasferisce a Baltimora e conosce Hazel Dickens con cui forma un gruppo di bluegrass.
Si unisce ai New Lost City Ramblers, la prima string band urbana, nel 1958 e suonerà con loro ininterrottamente sino al 1979.
Suona con gli Strange Creek Singers (dal 1968 al 1976) e con la Bent Mountain Band (nel 1981). Ha effettuato parecchi tour con vecchi maestri come Elizabeth Cotten, Kilby Snow, Tommy Jarrell, Roscoe Holcomb e Dock Boggs.
E’ Direttore della Smithsonian American Folklife Company (1968-76), Direttore dell’American Oldtime Music Festival (1975-76), Consigliere della John Edwards Memorial Foundation e relatore alla California State University a Fresno.
Ha registrato parecchi documentari e filmati sulla musica tradizionale nordamericana.
Ha suonato in Europa, Giappone, Australia, Nuova Zelanda, Canada, Sud America.
Ezio Guaitamacchi, fonte Hi, Folks! n. 26, 1987