Qualcosa distingue la band dei coniugi Trucks da molte altre, beninteso in aggiunta ad un ensemble di grande talento e versatilità. C’è infatti un senso di comunità e famiglia, combinato alla sensazione che la musica non sia solo un lavoro, ma acquisti un senso ed una dimensione ulteriore. E’ un gruppo di dodici elementi che dal vivo dà il meglio, come chiunque li abbia visti può testimoniare, i brani acquistano maggior forza e respiro, spingendosi in direzioni inattese, Derek li guida come un direttore d’orchestra, basta un’occhiata, un cenno, nulla di più. Dopo tre dischi in studio, questo Live In Oakland è il loro secondo album dal vivo, frutto di una sola serata al Fox Theatre della città californiana di fronte a San Francisco e disponibile in formati audio (anche triplo LP) e video. Riferendoci al filmato, rispetto alla versione audio differisce di un paio di brani, il concerto inizia con una contagiosa Don’t Know What It Means, già un segno della libertà che la band sa prendersi, sviluppando il brano in modo progressivo e inclusivo per ogni elemento. Stessa cosa per una cover che eseguono sovente, Keep On Growing (Derek & The Dominos), magnifica per dinamiche e assolo di Trucks. Seguono Bird On A Wire (Leonard Cohen, ma la eseguiva Cocker nel celebre Mad Dogs & Englishmen) dalla quale la voce di Susan Tedeschi lascia affiorare in superficie una riserva di emozioni nascoste in serbatoio. Poi Within You Without (George Harrison) diventa la loro Just As Strange.
Si ascoltano estratti di una intervista con Derek al podcast di Marc Maron e poi alla trasmissione radio di David Fricke, oppure suo padre che si occupa del banco merchandising. Affari di famiglia appunto. Color Of The Blues (George Jones) è filmata durante le prove con solo Susan (voce e chitarra), col controcanto di Mattison e Alecia Chakour, ne cavano una versione con influssi gospel. Tutto tace per un momento quando Alam Kahn sale sul palco col suo sarod per eseguire These Walls, una lunga intro e poi gli incroci dialoganti tra Khan e Trucks conducono il brano, che aleggia come sospeso, annullando la distanza tra India e America. Due tonanti rhythm and blues, la straripante Leavin’ Trunk, cantata da Mike Mattison e I Pity The Fool, quest’ultima dominata da una ottima Tedeschi, preludono al gran finale, appagante come l’inizio con la title track del loro disco in studio più recente, Let Me Get By. “Non ho mai pensato che sarei stata in una band con mio marito” dice curiosamente lei, eppure è visibile la soddisfazione per quello che la coppia ha costruito, non solo in musica. Appendice con le prove in un salottino, rilassate, naturali, di You Ain’t Going Nowhere (Dylan) con ospite Chris Robinson. Un filmato coinvolgente, molto ben congegnato, la cosa più vicina all’esperienza ‘live’ della band.
Fantasy FAN00107 (2CD/DVD, USA) (Blues, Blues Rock, 2017)
Matteo Bossi, fonte Il Blues n. 138, 2017