Joe Ely

Dopo la splendida serata del giorno precedente alla Carnegie Hall di New York dove ho assistito a un mitico concerto di Ry Cooder, Sharon White, Ricky Skaggs e la loro eccellente formazione d’accompagnamento, la Domenica, 15 novembre 2015, alle 13.30 mi presento a casa di Garland Jeffreys.
Dopo un piacevole colloquio di circa un paio d’ore gli rammento che il sottoscritto la sera va sicuramente ad ascoltare il texano Joe Ely. Per farla breve, poco prima delle 20.30 Garland Jeffreys arriva anch’egli al Hill Country Barbecue Market e va diritto in camerino a salutare l’amico Joe Ely.

Dopo aver assistito alla performance di un giovane songwriter texano, tale Jonathan Terrell, alle 20.30 puntuali Joe Ely sale sul palco con la sua chitarra. È un set meravigliosamente acustico che stupirà il pubblico presente, circa un centinaio di persone riunite in questa saletta e tra cui ci sono degli amici di Joe Ely da Houston, alcuni amici canadesi e due cari amici venuti dall’Italia, il sottoscritto e Mario Misomalo.

Devo ammettere che non amo particolarmente i concerti acustici per solo voce e chitarra, nella mia vita ne ho davvero sentiti tanti, a centinaia e solitamente mi annoiano da morire. Joe Ely invece mi ha sicuramente stupito, vuoi per il suo carisma, per la sua bravura alla chitarra, la voce possente, piena di pathos e una manciata di canzoni meravigliose che descrivono perfettamente in modo melodico e nostalgico il vecchio Texas.

L’ultimo suo album, Panhandle Rambler è un piccolo capolavoro, per un rocker e songwriter sulla breccia e in auge da oltre quarant’anni (1972-2015) e con un profilo artistico assai notevole. Joe Ely canta The Highway Is My Home (L’autostrada è la mia casa) nell’album Satisfied At Last del 2011 e questo sintetizza il personaggio e la sua vita sempre ‘on the road’. Lui ha dedicato la sua brillante carriera a queste terre desolate. Storie di treni e poveri vagabondi, fiumi, pianure immense, pompe di benzina, torri di ponti radio, trivellatori e agricoltori.

La sua è una raccolta di volti, di storie e di luoghi. Joe Ely è stato designato ‘Texas State Musician, una sorta di ambasciatore musicale per il 2016 ed è lui sicuramente il narratore più qualificato per tutto ciò.
Joe Ely è nato ad Amarillo il 9 Febbraio 1947 e sarà tra poco tempo uno splendido 70 enne!
È cresciuto a Lubbock dove ha incontrato e conosciuto gli amici per sempre, Butch Hancock e Jimmie Dale Gilmore (formeranno insieme The Flatlanders) e di cui egli canterà spesso le loro canzoni nei suoi album e anche dal vivo. Ora Joe Ely risiede ad Austin da molti anni ed è tutt’oggi assai brillante, saggio, grande rocker e persona squisita.

Un vero honky-tonk hero che sa deliziarci con una splendida Magdalene (scritta da Guy Clark) che al Hill Country Barbecue gli ho chiesto espressamente di suonare per me ed è tratta dal suo ultimo album, Panhandle Rambler, un album dal grande fascino.

Il Texas Panhandle (letteralmente il Manico del Texas), è una terra a forma di padella rettangolare ma anche irregolare, formata da 26 contee, posizionata nella parte settentrionale del Texas, che confina a ovest con il New Mexico e a nord e a est con lo stato dell’Oklahoma. È qui in questa regione che Joe Ely prende l’ispirazione e lo spunto per le sue meravigliose canzoni, soprattutto per il suo disco più recente. Una zona di bassipiani, desolata e ventosa, costellata dalle caratteristiche ‘windpump’ (pompe di petrolio a elica e al vento) dove l’epicentro è Amarillo, città natale di Joe Ely.

Due ore di concerto dove le gemme di Joe Ely sono molteplici: dall’iniziale Wishin’ In A Rainbow a Treat Me Like A Saturday Night, Early In The Morning (bellissima), Highway Is My Home, Tennessee Is Not The State, Me And Billy The Kid.
Tonight I Think I’m Gonna Go Downtown,
dall’album Honky Tonk Masquerade del 1978 e scritta da John Graham Reed e Jimmie Dale Gilmore, Keeper Of The Mountain dal repertorio dei Flatlanders (Joe Ely, Butch Hancock e Jimmie Dale Gilmore) e dal loro disco intitolato One Road More edito nel 1980, ma con registrazioni del Febbraio 1972, alla magnifica versione di Gallo Del Cielo da lui reinterpretata meravigliosamente nel suo album capolavoro Letter To Laredo del 1995 e composta da Tom Russell.

All Just To Get To You è da ascoltare soprattutto nel CD Live Cactus! del 2008 con Joe Ely voce e chitarra e Joel Guzman alla fisarmonica. Dallas (Have You Ever Seen Dallas From A DC9 At Night) scritta da Jimmie Dale Gilmore e incisa da Joe Ely in Musta Notta Gotta Lotta del 1981. Gran finale con She Never Spoke Spanish To Me di Butch Hancock (dall’album d’esordio Joe Ely per la Mca del 1977) e la risposta (seguel) di She Finally Spoke Spanish To Me (sempre di Butch Hancock) con il testo che recita così: “..I left my boots in Italy, Soles wore out of Spain, I left my guns in London town, just smokin’ in the rain, adios was all she said, i knew it had to be, but she finally spoke spanish to me” che Joe Ely ha inciso in Letter To Laredo (1995).

Splendido concerto che resterà nella mia memoria per molto tempo, in cui sono state protagoniste le canzoni e le tipiche atmosfere da ‘border song’. Joe Ely rimane di diritto nell’olimpo dei grandi poeti, rocker e songwriter dei nostri tempi.

Aldo Pedron, fonte Late For The Sky n. 124, 2016

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