L’agosto del ’90 verrà amaramente ricordato da tutti gli amanti del rock: a Chicago, dopo un mega concerto in compagnia del fratello Jimmy, di Eric Clapton e Robert Cray moriva per un incidente di elicottero Stevie Ray Vaughan, geniale chitarrista di Austin, Texas, da molti considerato l’erede bianco di Jimi Hendrix.
Ironia del destino, poche settimane dopo il luttuoso evento, era prevista l’attesissima uscita dell’album dei Vaughan Brothers, ultimo regalo d’addio di Stevie Ray ai suoi estimatori. Ancora oggi il mito di questo texano anomalo, bluesman di provenienza borghese, del bianco che aveva incorporato il furore, il feeling e la rabbia dei neri, è più vivo che mai. Il vuoto lasciato dalla chitarra di Stevie Ray è palpabile nel circuito internazionale: i suoi furibondi assoli, la sua voce grezza ma trascinante, i suoi stacchi lancinanti mancano a tutti coloro che seguono con affetto una musica che vive sempre di più del suo passato.
Per fortuna, a colmare parzialmente questa grave assenza ci ha pensato la Epic pubblicando The Sky Is Crying, una raccolta di 10 brani registrati tra il 1984 e il 1989, curata personalmente da Jimmy Vaughan.
Si tratta di esecuzioni inedite anche nel caso in cui i pezzi compresi appaiano già su altri album. Micidiale la prima track, Boothill, un furibondo brano che vede Stevie Ray sfoggiare il suo personalissimo stile slide e la sua incomparabile forza d’urto. Ad accompagnarlo in tutti gli episodi dell’album sono i fedelissimi Double Trouble, un terzetto essenziale composto da Chris Layton (batteria), Tommy Shannon (basso) e Reese Wynans (tastiere).
Si prosegue con la superclassica The Sky Is Crying, un blues canonico con tiratissime svisate e una chitarra saturata da brividi. Ma è nella cover di Little Wing che si scopre platealmente il tributo tecnico, ispirativo e filosofico pagato a Hendrix. Il pezzo è straordinariamente eseguito e interpretato quasi come ci fosse stato uno scambio di personalità. Dalle note della chitarra esce l’anima di Jimi Hendrix, la sua imprevedibilità, il suo gusto, la sua trasgressione: forse è il miglior pezzo della intera ‘collection’ e uno dei più intensi di tutta la discografia di Vaughan.
Passando attraverso classici di Willie Dlxon (Close To You) e brani di sua composizione (So Excited), Stevie Ray trova anche modo di dimostrare la sua dimestichezza con lo strumento acustico: magnifica è infatti la traccia conclusiva Life By The Drop, eseguita con il solo ausilio di una 12 corde. Il pezzo è stato tratto dalla serie televisiva di MTV Unplugged e parla non solo di alcool, come potrebbe far supporre il titolo, ma di ogni genere di dipendenza da sostanze tossiche. Un album importante e di notevole valore artistico, che merita l’ascolto non soltanto (e sarebbe già di per sé sufficiente) per commemorare le gesta di una delle più belle chitarre degli ultimi anni.
Sony, Epic 468640-2 (Blues, Roots Rock, 1991)
Ezio Guaitamacchi, fonte Hi, Folks! n. 51, 1992
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