A quasi 20 anni dalla pubblicazione su LA Records, datata 1976, viene ristampato il disco d’esordio di Robben Ford come solista, Schizophonic, sull’onda di un crescente successo americano ed europeo che questo straordinario chitarrista si è guadagnato con anni di gavetta e di paziente attesa.
Abbandonate le tendenze dichiaratamente blues di famiglia, Robben mette la sua chitarra al servizio di quel rock jazz allora emergente che gli permetteva di esprimere al meglio le sue capacità che nell’eleganza degli arrangiamenti e nella meticolosa ricerca dei suoni trovava le sue ragioni d’essere.
Le sei piccole suite strumentali di Schizophonic, per quanto statiche e zuccherose, offrono l’immagine di un musicista in lotta tra la sua estrazione tutta feeling e la voglia incontenibile di tecnicismo, ma con una sua già precisa maturità della quale la capacità compositiva, i pezzi portano tutti la sua firma, e la perfezione degli arrangiamenti, ne sono puntuale dimostrazione.
Purtroppo questa sua continua ricerca è anche la causa di una latente freddezza che pervade tutti i suoi lavori, dalla quale non riesce a svincolarsi neppure durante le esibizioni live, anche se la stampa americana le pubblicizza come le più calde degli ultimi anni.
Peraltro bisogna riconoscere che lo strumentista Robben Ford ha oggi ben pochi uguali; il suo chitarrismo raggiunge livelli di tecnica sorprendenti che non possono lasciare indifferenti chiunque si trovi ad ascoltarlo. Sempre originale, ben difficilmente ripetitivo, dimostra una inventiva pressoché infinita e le sue dita veloci fanno dimenticare celebrate guitar-stars che troppo spesso hanno offerto un bagaglio limitato e sfruttato all’inverosimile, magari mascherato da luci e lustrini che ci hanno mandato in visibilio: è ora di svegliarsi!
Avenue Jazz R2 71624 (Roots Rock, 1994)
Claudio Garbari, fonte Out Of Time n. 3, 1994