Sembra impossibile che dei musicisti di così grande talento, siano destinati a passare pressoché inosservati pur continuando a sfornare prodotti di ottima qualità, così anche questo secondo Backbone Slip, dopo svariati album con Doyle-Whiting band ed un paio da solisti sia per Doyle che per Jumpi’ Joe, anche questo Avenue Breakdown, pare avviato al perpetrare lo stesso triste ed assurdo destino, perciò almeno voi che leggete ‘questo giornale’ illuminati dalla vostra lungimiranza, spezzate queste catene e garantite un futuro più luminoso a questi musicisti.
Vi ritroverete in casa un album dal suono ricco e potente, un album di rock-blues per nulla ripetitivo, quasi moderno se mi passate il termine per un genere così antico ma inossidabile.
Joe Whiting è un cantante coi fiocchi, di quelli della generazione dei Jagger, dei Rogers, degli Stewart o dei Daryl Hall, di quelli cioè che non si limitano a buttar fuori il fiato ma usano la voce come uno strumento nel quale mettere l’anima per trarne le note migliori.
Per Mark Doyle e la sua chitarra vale lo stesso discorso, è infatti uno dei pochi che sappia far parlare la 6 corde, il suo stile ricorda tecnicamente quello di Robben Ford al quale si deve togliere la patina jazzata per fare spazio ad un chitarrismo torrido e sanguigno, quasi un Clapton della gavetta.
Insieme i due, ben sorretti dal basso di Paul Laronde e di Mike Doyle e dalla batteria di Mark Tiffault e di Cathy Lamanna, duettano magnificamente offrendoci una gustosa panoramica delle loro possibilità con pezzi originali come I Can’t Always Be o nella elegantissima Brigitte’s Blues o nella splendida That’s My Mistake.
Un CD che merita senza riserve di essere portato a casa quale antidoto allo stress e all’insoddisfazione.
Blue Wave 122 (Blues, Roots Rock, 1994)
Claudio Garbari, fonte Out Of Time n. 6, 1994