Eccoci di nuovo a parlare di John McCutcheon alla vigilia della sua attesa prima apparizione in Italia. L’occasione ci viene fornita dal suo quinto album in veste di solista, Howjadoo, pubblicato dalla Rounder, attualmente la più attiva tra tutte le ‘small labels’ statunitensi.
Bisogna premettere che questo Howjadoo è un lavoro anomalo nella produzione di John, ideato non solo per essere destinato ad un ascolto ‘passivo’ quanto, soprattutto, per essere cantato, ballato, suonato. “Sono le persone che creano la musica” – dice McCutcheon – “non le radio né le televisioni né tantomeno i dischi.
Per questo ho voluto fare un album con canzoni che provengono dalla gente comune e che sono destinate a tutti, grandi e piccini”. Già, i bambini. Il disco è infatti stato concepito principalmente per loro (contiene, fra l’altro, un bellissimo album da colorare – vi ricordate Swing On A Star di Jim Kweskin? – che fornisce anche i testi delle canzoni e interessanti annotazioni sugli strumenti usati) pur se può essere fruito con eguale soddisfazione anche dagli adulti.
La scelta di John di registrare un disco per i più piccini (di certo influenzata dalla sua recente paternità) fa subito venire alla mente quella che è considerata dai più l’opera base, quasi una sorta di Bibbia, della musica tradizionale nordamericana per bambini.
Mi riferisco all’American Folksongs For Children (Rounder 8001/2/3) di Mike & Peggy Seeger, a cui rimandiamo tutti coloro che fossero interessati al genere. Infatti, pur conservando lo spirito e, in alcuni casi, la purezza delle sonorità tradizionali, Howjadoo si discosta parecchio dal citato lavoro dei Seeger.
Intanto, quasi il 70% del materiale presente è di composizione originale; quindi, la scelta degli arrangiamenti esce dagli schemi classici della musica old-time per sfociare in soluzioni diverse tra le quali spicca Peanut Butter, pezzo di vero e proprio rhythm & blues, seppur ironico, preceduto da uno spassosissimo monologo sul burro di arachidi.
Il disco non va quindi affrettatamente giudicato secondo rigidi criteri, ma va ascoltato ed apprezzato per alcune sue caratteristiche originali e per certe sue piacevoli particolarità. Non dimentichiamo infatti ciò che dicevamo all’inizio e cioè che il disco è stato fatto per essere suonato e cantato a scuola, a casa, durante un picnic o in ogni occasione più o meno festosa.
Secondariamente, l’album dimostra, una volta di più, la grande versatilità di John McCutcheon.
Oltre ad alternarsi ad una dozzina di strumenti, John dá qui un saggio di eclettismo musicale, uscendo dal suo cliché abituale di ‘mountain music performer’ per avventurarsi con discreti risultati in campi a lui apparentemente poco familiari come il già citato r&b, il cajun o addirittura ricercando, con l’aiuto del gruppo Trapezoid, nuove sonorità acustiche.
Tra i brani migliori segnaliamo Cut The Cake, con i Trapezoid, Rubber Bubbler con Tracy Schwartz all’accordeon e l’incredibile Pap’s Billygoat (con 2 scacciapensieri!!) degna del miglior John Hartford.
Il disco rappresenta, per chi ancora non lo conoscesse, un nuovo ma altrettanto valido modo per avvicinare, conoscere ed apprezzare questo eccellente musicista.
Rounder 8009 (Folk, 1983)
Ezio Guaitamacchi, fonte Hi, Folks! n. 7, 1984
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