Fra Emmylou Harris e la musica country esiste una storia d’amore la cui durata si avvicina ai quarant’anni. Nata in Alabama il 2 Aprile 1947, da una famiglia dove il padre Walter era militare di carriera, la giovane Emmy aveva optato per la carriera di attrice allorché si era iscritta alla Univeristy of North Carolina a Greensboro.
Durante l’estate un lavoro come cantante/cameriera (“Le uniche due cose che sapessi fare”) a Virginia Beach la mettono in contatto con altri musicisti ed è così che la carriera di attrice viene definitivamente accantonata, dopo un paio di settimane di frequentazione presso la Boston University, per lasciare spazio al grande amore per la musica. Emmy si trasferisce a New York City, dove appare sporadicamente al Bitter End, tempio della musica folk.
Emmylou Harris. Gli esordi
Un contratto discografico con la Jubilee Records nel 1970 porta al suo debutto discografico, intitolato Gliding Bird (JGS-8031). Il disco diventerà in seguito un vero e proprio collectors’ item, ma all’epoca della sua uscita passò assolutamente inosservato sul mercato. Delusa dall’esito del disco e da quello – analogo – di un matrimonio lampo dal quale nasce il suo primo figlio, Emmylou torna a casa dai genitori nel Maryland, sentendosi vecchia e scoraggiata a soli ventitré anni.
Quando meno te lo aspetti le cose si orientano nel verso giusto ed il giro di boa per Emmylou coincide con il momento in cui Gram Parsons, di passaggio in città per ricongiungersi con i Flying Burrito Brothers, la nota al locale Clyde’s e le chiede di cantare come voce femminile nel suo album solo al quale sta cominciando a lavorare proprio in quei giorni. Ad un anno di distanza da quell’incontro, Emmylou riceve per posta un biglietto aereo e l’invito ad essere la voce femminile nell’album di Gram Parsons che si intitolerà GP.
Alla luce degli ottimi risultati di questa prima prova e delle conferme live nel corso del tour promozionale del disco, Emmylou ricoprirà il medesimo ruolo anche nel secondo solo di Parsons, Grievous Angel.
Essendosi dedicata completamente al lavoro con Parsons, Emmylou non sentiva il bisogno di registrare dischi a suo nome, ma la sua precoce morte, proprio poco prima della pubblicazione del secondo disco, risulta uno shock terribile per Emmylou, che nel frattempo gli si era legata anche dal punto di vista sentimentale.
Nell’esigenza impellente di rimettere insieme i pezzi della sua vita, Emmylou fonda una propria band, pescando con abbondanza fra i musicisti con i quali aveva appena finito di lavorare, fra i quali Glen D. Hardin (piano) e James Burton (chitarre), che avevano fatto parte della band di Elvis Presley, musicista molto amato dallo stesso Parsons, grazie al quale la Warner Brothers/Reprise mette sotto contratto Emmylou Harris nel 1974 e nel 1975 le fa incidere Pieces Of The Sky (MS-2213), un disco che partì molto bene come vendite e non si fermò fino a quando non arrivò in testa alle classifiche country.
Elite Hotel (MS-2236) seguì di lì a poco, con Emmylou che passa dal Buck Owens più classico, quello di Together Again, a Here, There And Everywhere dei Beatles, con ben tre singoli al numero uno delle charts: Together Again, Sweet Dreams e One Of These Days. Il risultato finale non può che portare al Grammy.
Il terzo disco è datato 1977 e Luxury Liner (BS-2998) si rivela come episodio più roccato dei precedenti, seguito da Quarter Moon In A Ten Cent Town (BSK-3141) nel gennaio del 1978.
L’amica e cantautrice texana Susanna Clark (moglie del famoso Guy Clark) si occupa della copertina del disco. Nello stesso anno esce anche la prima raccolta di Emmylou: Profile I – Best Of Emmylou (BSK-3258) che raccoglie le cose migliori di questa country-rock girl che viene dal folk. Se questa era però l’immagine che il pubblico era arrivato ad avere della Harris,
Blue Kentucky Girl (BSK-3318) del 1979 ci riporta al country più classico e tradizionale, con Emmylou che arriva ad essere premiata con un altro Grammy per la Migliore Performance Country Femminile.
Sull’onda dei suoi trionfi country, nel 1980 Emmylou pubblica prima Roses In The Snow (BSK-3422), quindi Light Of The Stable (BSK-3484), il doveroso Christmas album con il quale ogni artista, prima o poi, deve confrontarsi. Il primo disco è fortemente influenzato dalle sonorità bluegrass e vede la partecipazione della famiglia White (Buck, Sharon e Cheryl) e di Ricky Skaggs.
Il risultato di questa collaborazione porta ad un singolo, Beneath Still Waters, che arriverà ancora una volta in cima alle classifiche country. Il disco natalizio premia Emmy con il titolo di Country Music Association’s Female Vocalist of the Year ed un nuovo Grammy per il duetto con Roy Orbison in That Lovin’ You Feeling Again.
Il successo continua…
Il 1981 si rivela un anno estremamente denso di impegni per la Harris, che parte spiazzando i suoi fans, che la identificavano ora come country singer, con un paio di re-makes di vecchi standard pop e soul, Mr. Sandman e How High The Moon, entrambi tratti da Evangeline (BSK-3880) che, insieme al seguente Cimarron (BSK-3955) non fa che esaltare al meglio le grandi doti interpretative della nostra.
Nel 1981 vengono insigniti della qualifica di ‘Gold Certification’ Luxury Liner, Blue Kentucky Girl, Profile I, Roses In The Snow ed Evangeline.
Last Date è il primo album dal vivo e vede la luce nel 1982, con Emmylou supportata al meglio dalla sua rodata Hot Band, che comprende in quel momento: Frank Reckard, Barry Tashian, Steve Fishell, Mike Bowden ed un manipolo di batteristi superbi, fra i quali Steve Turner (Dolly Parton Band) e Billy Thomas (poi con McBride & the Ride).
White Shoes (23961), che fa la sua apparizione nei negozi nel 1983, enfatizza la versatilità di Emmylou nell’accostarsi ai generi più diversi, tipo il rock ‘n’ roll, ma è con The Ballad of Sally Rose (25205) degli albori del 1985, che la Harris realizza il suo progetto più ambizioso, amalgamando la fantasia alla realtà in una pregna immagine che fornisce ad Emmylou la linfa e l’ispirazione per le sue struggenti ballate e per le sue altrettanto vissute interpretazioni rock.
Il tour di supporto al disco resta ben impresso nella mente di chi ha assistito ai concerti, con il palco drappeggiato in rosa ed Emmylou affiancata , per la prima volta, da coriste femminili nelle persone di Pam Rose e Mary-Ann Kennedy, oggi autrici ed interpreti di tutto rispetto.
Se escludiamo le due raccolte, Profile I e Profile II, il tredicesimo album della discografia di Emmylou Harris si intitola giustamente Thirteen (25352), esce nel 1986 e comprende rivisitazioni elettrificate di Mystery Train (classico della Sun) e Today I Started Loving You Again di Merle Haggard.
Nel 1987 si concretizza invece un altro progetto a lungo cullato da Emmylou e da altre due ‘gran dame’ della scena discografica statunitense strettamente imparentata con la country music, Dolly Parton e Linda Ronstadt: la registrazione di un album a tre co-titolari, giustamente intitolato Trio (25491).
Dal disco escono ben quattro singoli da top ten, l’album arriva al primo posto delle charts, è il disco country più venduto dell’anno ed arriva alla qualifica di platinum album, oltre ad ottenere il solito Grammy, il premio posto in palio dall’Academy of Country Music e dalla Country Music Association: praticamente un vero e proprio asso-piglia-tutto.
Dello stesso anno è anche Angel Band, un disco molto particolare, con una forte impronta ‘purista’, registrato nel salotto della stessa Emmylou in compagnia di Vince Gill, Carl Jackson (mandolino) ed Emory Gordy (basso), mentre le parti di Mark O’Connor, Mike Auldridge e Jerry Douglas sono state aggiunte in un secondo momento.
Dal successivo Bluebird (25776) del 1988, il singolo Heartbreak Hill arriva velocemente in classifica, senza dimenticare la remake che Emmy propone del classico di Johnny Cash I Still Miss Someone.
Del 1989 è la pubblicazione di Duets (25791), album antologico che raccoglie le esibizioni vocali di Emmylou in duetto con grandi partners quali Willie Nelson (Gulf Coast Highway), Desert Rose Band (The Price I Pay), Gram Parsons (Love Hurts), Neil Young (Star Of Bethlehem) e Don Williams (If I Needed You), tanto per citarne alcuni, senza dimenticare che la sua performance con Earl Thomas Conley We Believe In Happy Endings, arriva al primo posto delle charts dei singoli.
Nello stesso anno viene anche ristampato su Pye Records il primo, rarissimo ed oramai introvabile Gliding Bird con il titolo The Legendary Gliding Bird Album (PKL-5577), oltre ad essere pubblicato il nuovo album dal titolo Brand New Dance (26309), un progetto che vede per lo più Emmylou interpretare le ballate scritte da Paul Kennerly, insieme ad alcuni classici quali Never Be Anyone Else But You.
Emmylou Harris & i Nash Ramblers
Dopo un certo intervallo di tempo (siamo arrivati al 1992) esce un album molto importante per Emmylou Harris e la sua nuova band, i Nash Ramblers: At The Ryman, un live registrato nel tempio della country music, ovverossia il Ryman Auditorium di Nashville (ora abbattuto per fare posto ad un assurdo parcheggio), dove si erano esibiti i grandissimi della nostra musica, da Hank Williams a Patsy Cline.
Il disco vede la partecipazione di Sam Bush (mandolino, fiddle e voci), Larry Atamanuik (batteria), Roy Huskey Jr. (basso acustico), Al Perkins (dobro e banjo) e dell’ultimo arrivato (last but not least) Jon Randall Stewart (chitarra e voce), tutti gregari di lusso alla corte di Queen Emmy.
La serata risulta talmente riuscita che, oltre al disco, vengono realizzate anche una clip ed un ‘full-length video ‘ tutt’ora disponibili. Fra i brani vale la pena di citare Guitar Town (Steve Earle), Lodi (CCR), Cattle Call (Tex Owens) ed una incredibile rilettura di Hard Times di Stephen Foster.
Dopo un sodalizio di diciotto anni con la Warner Brothers, Emmylou si accasa con l’Asylum e Cowgirl’s Prayer (GRACD 101) esce nel 1994, senza però far gridare al miracolo, pur in presenza di brani gradevoli quali A Ways To Go, You Don’t Know Me o Prayer In Open G. Contemporaneamente la Warner Brothers pubblica un best intitolato Songs Of The West (45725) senza inediti.
Prodotto da Daniel Lanois e decisamente molto, molto più interessante è invece Wrecking Ball (61854) del 1995, che segna un ritorno alle radici folk che avevano caratterizzato gli esordi della Harris, pur filtrato attraverso le soluzioni sonore attuali.
La scelta degli autori da interpretare è quanto mai varia e spazia da Steve Earle (Goodbye) da Jimi Hendrix (May This Be Love), da Neil Young (Wrecking Ball) a Bob Dylan (Every Grain Of Sand), da Lucinda Williams (Sweet Old World) a Gillian Welch (Orphan Girl), il tutto amalgamato e reso omogeneo grazie all’abilità interpretativa ed alla personalità della grande Harris. Fra i session men di lusso presenti per l’occasione troviamo, gli stessi Steve Earle, Neil Young, Lucinda Williams e Daniel Lanois: il risultato è davvero imperdibiled addirittura storico.
Nel 1996 esce poi Portraits (45308), un triplo box antologico con cinque brani inediti: You’re Still On My Mind, And I Love You So, Dimming Of The Day, Casey’s Last Ride e When I Paint My Masterpiece. L’opera è particolarmente meritevole sia per I neofiti di Emmylou, che hanno la possibilità di avere una visione globale della sua ventennale carriera, che per I collezionisti, che potranno aggiungere icinque inediti alla schiera di perle firmate Emmylou.
Così Colin Escott, autore delle note di copertina, sintetizza il contenuto dell’opera: “Questo box testimonia una delle grandi visioni eclettiche della musica basata sulla tradizione. Non è un diario di fatti, ma una ricerca personale tesa ad identificare musica di contenuto”.
Bisogna attendere il 1998 per il nuovo album di Emmy, un altro live intitolato Spyboy (Eminent 25001), dal nome della sua nuova band, prodotto da Buddy Miller e dalla stessa Harris. La scelta dei brani pesca prevalentemente nel repertorio altrui, con titoli quali l’iniziale My Songbird (Jesse Winchester), le anziane I Ain’t Living Long Like This e Tulsa Queen (opera di Rodney Crowell in coppia con Emmylou), Love Hurts (dal periodo dei duetti con Gram Parsons), Deeper Well (composta a sei mani con Lanois e Dave Olney), l’antica Wheels (dei FBB) ed ancora altri frammenti di un passato più o meno fulgido, ma comunque presente e pulsante.
Di lì ad un anno esce il secondo episodio a nome Trio, con il poco fantasioso titolo di Trio II (Asylum 62275), sempre accreditato al terzetto country Harris, Parton & Ronstadt, comprendente alcune covers davvero pregevoli di autori di tutto rispetto: si va dalla Carter Family di Lover’s Return al Neil Young di After The Goldrush, dal John Starling di He Rode All The Way To Texas al Randy Newman di Feels Like Home.
Dello stesso periodo è anche l’uscita di un progetto a due (Harris & Ronstadt) intitolato Western Wall/The Tucson Sessions (Asylum 62408).
I successi recenti
Tralasciando le ristampe di albums originariamente usciti solo in edizione su vinile, il 2000 si apre con un disco fondamentale nell’economia di Emmylou Harris, quel Red Dirt Girl (GRACD 103) che consta unicamente di brani a firma della stessa Emmylou, al massimo affiancata da una manciata di fidi e rodati collaboratori quali Rodney Crowell, Guy Clark, Jill Cunniff e Daryl Johnson.
Solo One Big Love è opera di Patty Griffin & Angelo, ma il suo tessuto melodico ben si inserisce nella trama omogenea dell’opera, che talvolta ammicca a certe sonorità quasi etniche. Le percussioni sono ancora in primo piano, secondo l’insegnamento del vate Daniel Lanois, anche se ora lo scettro della produzione è passato in mano al bassista Malcolm Burn.
I suoni sono elettroacustici e dilatati, lontani anni luce dalle sonorità prettamente country-folk e country-rock degli esordi, eppure la personalità di Emmylou traspare inconfondibile dai solchi del CD, con tutta la purezza del suo cantato da soprano e delle sue ballate senza tempo (Michaelangelo).
Mantenendo il criterio del ‘salto delle ristampe’, è solo nel 2003 che sece un nuovo album con materiale inedito di Emmylou Harris, dal titolo Stumble Into Grace (Nonesuch 7559 79805). Alla consolle di produzione c’è sempre Malcolm Burn, pupillo del grande Lanois, ma le sonorità si sono ingentilite.
Se le chitarre con effetto di echo e la batteria onnipresente avevano marcato i due lavori precedenti, è ora la volta di chitarre ‘ambient’ e del sound quasi folk di accordion ed armoniche a fluttuare al disopra di episodi quali I Will Dream, Little Bird, Can You Hear Me Now, o lo struggente tributo a June Carter-Cash di Strong Hand.
A distanza di alcune decadi dal suo lontano ed oscuro esordio nel firmamento musicale, Emmylou Harris ha saputo ritagliarsi uno spazio preciso ed è soprattutto riuscita a difenderlo e ad ampliarlo in un crescendo rossiniano, fino a d assurgere al rango di cult-star di un certo filone di musica che trascende le etichette di folk, country o quant’altro, per adattarsi meglio alla definizione – peraltro estremamente elastica e virtuale – di ‘americana’, un crogiolo in perenne ebollizione, dove le sintesi chimico-artistiche sono in costante equilibrio dinamico.
2.4.1947
Bluegrass Tradizionale, Country Acustico, Country Rock, Traditional Country
Dino Della Casa, fonte TLJ, 2004