Bluegrass Cardinals

Non c’è fra di loro uno stilista di spicco, vocalmente e strumentalmente; il loro suono è sì riconoscibile e personale, ma non possiede il fascino immediato ‘a pronta presa’ che altre band contemporanee, come Hot Rize, New Grass Revival o Seldom Scene, possono vantare.
Per giunta sono brutti, vestono in modo ‘elegante’ alla Nashville, cioè burinotto, e hanno un nome che non attira molto.
Nonostante tutto ciò i Bluegrass Cardinals sono, da più di dieci anni, uno dei gruppi bluegrass e gospel più di spicco della scena americana, il loro stile è stato (ed è ancora) punto di riferimento per nuove band, ed il loro successo ha avuto non poche conferme anche in Europa, dove il gruppo ha già compiuto un paio di tour.
Le ragioni di questo successo sono apparentemente semplici da comprendere, e affondano le radici in una tradizione che Don Parmley, leader della band, porta avanti dai primi anni sessanta. E’ infatti attorno a Don e David Parmley (padre e figlio) che i Cardinals si sono costituiti, e la forza di questo sodalizio musico-familiare è sempre stata per i Cardinals alla base della costante vitalità della band.

Don Parmley, kentuckiano d’origine, e in gioventù veterano della scena bluegrass in band come gli Hillmen, è un banjoista di rara potenza, forse troppo rigoroso per poter essere o diventare mai un ‘trend-setter’, ma sicuramente in possesso di solida classe e di notevole grinta spettacolare. Il suo baritone, come vuole la tradizione delle family-bands, si complementa alla perfezione col lead vigoroso e maturo del figlio David, ottimo cantante fin dall’inizio della carriera, e chitarrista ritmico validissimo (i criticoni di stampo scettico-progressivo dell’ultima ora riflettano solo un attimo sul fatto che San Bela Fleck ha scelto David Parmley per i pezzi più bluegrassistici del suo album Natural Bridge: può bastare?).

Nel corso degli anni sono stati molti i musicisti che hanno vestito i panni dei Cardinals ai vari strumenti, tutti elementi di classe e straordinariamente ‘giusti’ per il suono definito sin dall’inizio da Don e David Parmley. Fra questi sidemen ricordiamo, per ovvi motivi, David Graham, ora con Doyle Lawson & Quicksilver, Bill Bryson, ora con la Doug Dillard Band, e Bob Clark, ora con Southern Manor. La formazione attuale dei Bluegrass Cardinals comprende Larry Stephenson al mandolino, Mike Hartgrove al fiddle, e Jack Leonard JR. al basso, e non è difficile affermare che è una delle migliori formazioni che i Cardinals abbiano mai avuto.

Il sound è quello di sempre, solido, sobrio ma non grezzo (non dimentichiamo che i Cardinals sono stati fra i primi gruppi ad adottare soluzioni ritmiche non tradizionali, prese, con un grano di sale, dal rock, e oggi utilizzate da moltissime band), ricco di finezza e dinamica, pieno e trascinante.

I gospel, che nel repertorio della band costituiscono una grossa parte, hanno il fascino sereno della tradizione, e i numerosi pezzi ‘a cappella’, se pur privi della spettacolarità a cui altre band (Country Gentlemen e Doyle Lawson & Quicksilver soprattutto) ci hanno abituato, sono eseguiti con una perfezione ed una disinvoltura tali da incatenare dalla prima nota all’ultima il nostro orecchio, permettendo ai più attenti (e magari esperti) ascoltatori di notare che nell’apparente semplicità si nascondono virtù innegabili, come intonazione, ritmo, finezza di fraseggio, estrema cura nella fusione delle diverse voci.
Non tutto ciò che è semplice è anche banale, quindi, e i Bluegrass Cardinals hanno saputo fare di questa sobrietà la loro principale dote, mantenendola costante in tutti gli album, dal capolavoro Welcome To Virginia al recente Home Is Where The Heart Is.

Sono certo che nessuno, alla IV Convention di Musica Old Time & Bluegrass, potrà restare deluso (o soltanto perplesso) quando i Bluegrass Cardinals riverseranno su di noi il solido, inconfondibile, trascinante bluegrass.

Silvio Ferretti, fonte Hi, Folks! n. 12, 1985

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