Charlie Patton

Sul finire del secolo scorso, la concentrazione di popolazione nera nella zona del Mississippi era di gran lunga più alta che in qualsiasi altra regione degli Stati Uniti, con punte proporzionali di due o tre neri contro un bianco; questa situazione demografica valeva soprattutto per quella porzione di stato chiamata Delta, che non si riferiva alla zona in cui il Mississippi sfocia nel golfo del Messico ma era il termine con cui comunemente veniva indicata quella regione delimitata a ovest dal fiume Mississippi e a est dal fiume Yazoo (esatto, proprio quello che ha dato il nome alla leggendaria etichetta discografica specializzata in country-blues prebellico). Ed è qui, nelle fatiscenti baracche dei contadini, lungo i campi di cotone e di tabacco, che l’isolamento della popolazione nera, la loro solitudine e il loro vivere nettamente separati dal mondo dei bianchi, contribuì in maniera determinante alla formazione delle tematiche poetiche e musicali del blues.

Come scrisse Samuel Charters in un suo famoso libro (The Bluesman, 1967): “la musica del Delta porta i segni dell’isolamento, della separazione” ed è infatti in questa zona che è sopravvissuta più a lungo la figura classica del bluesman, sempre pronto nel descrivere i più svariati sentimenti, i più intimi e soprattutto il più abile a mascherarli simbolicamente, fatto questo che rende i bluesman i poeti e i cantori realmente più originali di questo genere musicale.

I negri erano emarginati socialmente e sfruttati economicamente in tutti gli stati del Sud ma all’interno della loro comunità, lentamente, cominciavano a crearsi nuovi modelli di vita imperniati sulla Chiesa e sulla religione, che fornivano alle suddette comunità un contesto nuovo in cui inserirsi, un rifugio sicuro dalla realtà e nello stesso tempo una nuova forza per affrontarla. Parallelamente a questa nuova dimensione, proliferava appunto il mondo del blues con il suo cantore classico, il blues singer, che aveva la caratteristica fondamentale di saper dare forma a sentimenti ed atteggiamenti che la Chiesa raramente toccava, integrando i vari temi religiosi con sentimenti personali, emozioni intimamente vissute ma quasi totalmente condivise dalla massa.

Il più grande tra i cantanti blues del Delta (può essere un giudizio opinabile ma è quello formulato dai più grandi esperti di blues) o perlomeno quello che esercitò una grande influenza su tanti altri musicisti fu senza dubbio il mitico Charley Patton la cui unica testimonianza fotografica è quella che compare sulle copertine dei suoi rari album; Patton è ricordato ancora oggi, a tanti anni dalla sua morte, perché a differenza di tanti altri cantanti locali dell’epoca (Son House, Ishman Bracey, Tommy Johnson) non ha limitato il suo repertorio al solo blues ma lo ha allargato anche ad altre forme musicali, alcune delle quali non appartenenti alla tradizione della gente di colore.

Charley Patton nacque probabilmente nel 1887 a Bolton nel Mississippi e anche i dati riguardanti la sua famiglia sono contrastanti: l’unica cosa certa è che nelle sue vene scorreva sangue misto e questo è forse all’origine della sua instabilità caratteriale, accentuata dal fatto inequivocabile di vivere in una contea dove la violenza era legge. Era dotato di una voce rauca e drammatica che sapeva usare con grande maestria allorché voleva coinvolgere la platea che lo ascoltava; dove invece abbia affinato il suo eccellente stile chitarristico è tuttora poco chiaro: chi dice lo abbia appreso attraverso contatti diretti con i veri bluesman itineranti che vagabondavano per il Delta con lui, mentre per altri è stato educato tecnicamente nell’ambito della famosa Chatmon family, il cui patriarca non è ancora dato a sapere se sia stato il suo padre illegittimo.

Egli era comunque dotato di uno stile efficace, pesante, tipico del cantante abituato ad esibirsi all’aperto anche davanti a numeroso pubblico bianco e nonostante i buoni rapporti con questi ultimi, nonostante le sue canzoni non fossero di contenuti sociali e politici, Mr. Patton non fu mai un cantante professionista e come tutti gli altri suoi colleghi venne sfruttato e raggirato dai promoters dell’epoca con le solite belle promesse mai mantenute. Nell’arco delle sue peregrinazioni per il Delta, comunque ebbe modo di incidere numerose canzoni delle quali le più famose restano senz’altro quelle incise per la Paramount unitamente ai suoi amici-musicisti del cuore come Harry Sims (violino) e alla sua compagna-cantante Bertha Lee, che lo accompagnerà costantemente negli ultimi anni della sua vita.

Memorabile la session del 28 maggio 1930 a Grafton dove Patton raduna un piccolo combo formato da Son House, Bertha Lee e il grande Louise Johnson ed è in queste incisioni che si nota come lo stile di Patton abbia influenzato tutti i musicisti che all’epoca si esibiscono con lui; ma già in questo periodo il suo fisico è allo stremo delle forze e, dopo aver registrato 26 brani negli ultimi giorni del 1934, Charlie Patton, già inabile al lavoro di bracciante, si spegne il 28 aprile dell’anno successivo per l’ennesimo attacco cardiaco. Con lui scompariva l’artista più rappresentativo del Delta, un bluesman che riusciva a rappresentare, con le sue canzoni, quella che era la realtà più intima della sua zona d’origine, la culla riconosciuta della musica blues: il DELTA!

Non ci ha lasciato molte testimonianze discografiche e la sua produzione migliore è raccolta in pochi dischi a lui intestati e in svariate antologie; sono poche ma comunque tutte incisioni fondamentali! E mi preme subito consigliare l’imperdibile e magistrale CD della Yazoo (recentemente rieditato e completamente remasterizzato, per quanto possibile!!) dal titolo emblematico Founder Of The Delta Blues, assolutamente da possedere mentre l’altro titolo facilmente reperibile è il CD dell’austriaca Wolf dal titolo Remaining Titles, ricordandovi che lo Yazoo ha il numero di catalogo YAZ 2010 mentre il Wolf è WSE 103: buona caccia e soprattutto buon ascolto!

Moreno Matteoni, fonte Out Of Time n. 25, 1998

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