Country Dance

La ballata è una forma di narrazione popolare per raccontare cantando fatti reali o di fantasia ove i personaggi parlano e agiscono come racchiusi in sketches, formati di solito da 4 righe, che si ripetono con la stessa cadenza musicale.
Il genere è presente in tutta l’Europa e negli Stati Uniti e la stessa ballata può essere diffusa in decine di versioni o varianti in ambiti culturali e linguistici diversi pur variando il tema musicale. Le prime ballate furono cantate dopo il 1100 e sono tuttora cantate, anche se in ambiti sempre più ristretti, dall’Italia alla Scozia.
Le ballate sono documenti eccezionali di tradizione popolare orale che ci permettono di ricostruire la storia vista e vissuta con gli occhi ed il cuore dei popoli che le hanno create. In esse affiorano credenze e tradizioni utili a capire chi siamo e da dove veniamo; sono viaggi a ritroso nel tempo accompagnati dalla musica.

La breve analisi comparata qui proposta fra le ballate dell’area britannica e la loro trasformazione a contatto con la nuova realtà americana, è di fatto un evidenziare due modi di intendere la vita. Le ballate sono dunque un fedele specchio della storia di ciascun popolo; non una storia di guerre ma una storia di conflitti interiori, di drammi quotidiani che sfuggono all’analisi dei libri di storia.
E’ la visione dell’amore, della morte, dell’aldilà, dei sogni di gente comune. Sono per lo più tristi perché tristi erano le condizioni del popolo che le produceva.
Il tema, come si potrà intuire, è vastissimo; mi limiterò questa volta ad analizzare l’influenza dell’etica puritana e calvinista sulle trasformazioni avvenute sui testi provenienti dall’area britannica.

Quando i primi pionieri arrivarono sul suolo americano portarono con loro la musica che ballavano e cantavano nei vari punti d’Europa; quella musica aveva una funzione ben precisa: produrre un senso di sicurezza individuale e di gruppo, in quanto si magnificavano le qualità della terra e della cultura lasciate in Europa. Di fronte ad un luogo ostile senza radici la musica rappresentava la continuità, le emozioni, i modelli di comportamento da tenersi in famiglia, il modo di rapportarsi fra i sessi e tutto ciò che serviva per forgiare la personalità dei nuovi nati ‘americani’, per non farli sentire sradicati di fronte al nuovo mondo.
E’ logico tuttavia che non tutte le tradizioni potevano sopravvivere: quelle a carattere strettamente locale, cioè legate ad una ristretta zona europea, come può essere quella legata ad un singolo villaggio, morirono quasi subito. Nel campo musicale sopravvissero quelle ballate che più si adattavano alla vita di frontiera ed allo spirito puritano dominante. Inoltre, essendo l’inglese la lingua dominante, furono proprio le ballate provenienti dall’area britannica che ebbero più possibilità di sopravvivere, anche se subirono trasformazioni a volte radicali pur mantenendo il nocciolo del racconto.

Un fattore che balza subito all’occhio quando si comparano le versioni britanniche a quelle americane è la scomparsa dell’elemento magico in queste ultime o se si vuole vi è la trasformazione dell’elemento magico più primitivo in uno più adatto allo spirito puritano. L’esempio più evidente è la trasformazione degli elfi in diavoli o di cavalieri in diavoli. Che i pionieri non potessero più credere alle fate e agli elfi è un fatto del tutto logico: l’elemento magico è legato strettamente al luogo dove la comunità risiede creduto, in un certo senso, il centro del mondo, dove gli dei, gli spiriti vegliano sui destini degli uomini, soprattutto gli spiriti degli antenati che sono legati alla terra dove sono nati. Una volta che l’emigrante lascia la sua terra lascia anche gli antenati e le tradizioni connesse con essi o sono le tradizioni che cambiano e perdono l’originario significato: si pensi per esempio ad Halloween che in Scozia era vissuto come il ritorno degli spiriti dei morti, accompagnati dagli elfi e dalle fate, nella notte fra il 31 di ottobre ed il 1° di novembre, primo giorno del calendario celtico. Gli abitanti dei vari villaggi accendevano fuochi intorno alle case per tenerli lontani, creavano cioè luci delle quali gli abitanti delle tenebre avevano timore. Negli Stati Uniti è diventato una specie di carnevale per bambini di cui è persino difficile tracciarne l’evoluzione. Si portano dietro lanterne e luminarie ma senza saperne il perché (1).

Già in Gran Bretagna ed Irlanda il cristianesimo aveva tuonato contro le pratiche pagane e, sebbene fosse riuscito a limitarne l’uso, non riuscì mai ad eliminarle completamente: le prove si trovano in maniera evidente proprio nelle ballate dove Gesù o il cristianesimo coesistono con le fate e gli elfi. Ma in America l’occasione per eliminare le residue sacche di paganesimo era troppo ghiotta per lasciarsela sfuggire e la censura puritana intervenne a proibire quelle ballate ove permanessero elementi magici o fece in modo che fossero uniformate al nuovo standard di vita. Naturalmente si purgarono tutte le ballate che contenevano incontri non leciti fra i due sessi.

La ballata inglese Riddles Wisely Expounded (indovinelli risolti con saggezza) diventa negli Stati Uniti The Devil’s Nine Questions (le nove domande del diavolo). Nella ballata inglese è narrata la storia di un cavaliere in cerca di moglie; bussa alla porta di una donna che aveva tre incantevoli figlie; la prima, la più vecchia, lo fece entrare ed accomodare, la seconda gli preparò il letto con soffici guanciali e la terza andò a letto con lui (‘The youngest daughter that same night, she went to bed to this young knight’). Il mattino seguente la ragazza dice: “Ora che hai fatto l’amore con me mi sposerai? (Now you have had you will, will you marry me?)” (2). Il cavaliere acconsente a patto che la ragazza sappia risolvere tre indovinelli: “Che cos’è più lungo della strada o cos’è più profondo del mare? Che cosa risuona più del corno o cos’è più tagliente di una spina? Che cos’è più verde dell’erba o che cosa è peggio di quello che era una donna?”. La ragazza risponde: “L’amore è più lungo della strada e l’inferno è più profondo del mare; il tuono risuona più a lungo del corno e la fame è più tagliente della spina; e il veleno è più verde dell’erba e il diavolo è peggio di quello che era la donna” (3). Avute queste risposte il cavaliere sposò la ragazza che aveva dimostrato di essere saggia (4).

Nella versione americana tutta la prima parte viene censurata ed il cavaliere diventa il diavolo che pone indovinelli alla ragazza la quale andrà all’inferno se non saprà risolverli (“Or you must answer my questions nine, or you’re not God’s, you’re one of mine”).
Gli indovinelli sono più o meno gli stessi con lo stesso compiacimento puritano nel chiedere l’ultimo indovinello: “And what is meaner than womankind? (E cos’è più cattivo di tutte le donne?)”, giudicando così la donna un solo gradino più in alto del diavolo tentatore; tutte le donne sono come Eva ed offrono la mela del sesso, del piacere carnale a questo povero uomo tutto teso al raggiungimento dell’eterna salvezza.

L’America dei pionieri era tutta pervasa dai precetti morali dell’etica puritana e calvinista; vi era la convinzione che i piaceri del mondo fossero passi verso il fallimento negli affari e verso la dannazione eterna; la lista dei peccati comprendeva il fare l’amore senza scopo di procreazione, bere, giocare d’azzardo, suonare il violino (5), cantare canzoni mondane, ballare, pescare di domenica, più tutto quello che poteva venire in mente ad un predicatore fanatico.
Con questo ‘folklore’ del peccato tutta l’energia sessuale veniva deviata verso il ‘fare soldi’; tuttavia, quando non c’è liberazione sessuale, tutto viene fatto in maniera fanatica, ossessiva per raggiungere lo scopo, e ancora oggi l’americano è pervaso dall’etica del successo che si traduce in quanti dollari uno possiede, per cui, come direbbe Fromm, si privilegia l’avere piuttosto che l’essere.

L’etica puritana creò dunque dei grandi lavoratori ma un senso di colpa e di vergogna verso il sesso e l’amore in generale. Se nelle ballate britanniche, che pure non sono molto allegre, vi è di tanto in tanto qualche richiamo pagano di gioia o il far l’amore prima del matrimonio, in quelle americane rimane solo una triste morale da cantare, in cui risalta la condizione femminile. La donna veniva privata delle gioie del sesso in quanto solo alle donne di malaffare poteva piacere l’atto sessuale; le donne dovevano fare l’amore come un dovere e soffrire per il bene del marito. Non c’è da meravigliarsi quindi che l’amore cantato nelle ballate dalle donne sia sentito come dolore, dove aleggia il tradimento, dove vi sono lunghe separazioni, dove gli amanti finiranno comunque nella tomba. Una vena di malinconia e sado-masochismo pervade questo tipo di ballate.

Uno degli esempi migliori è rappresentato dalla ballata The House Carpenter, l’amante ritorna dopo sette anni (6) e trova lei sposata con prole. Le propone di fuggire con lui e lei accetta ma dopo tre settimane comincia a piangere e disperare. Non è per i! marito che piange ma per i figli che ha lasciato. Dopo quattro settimane la nave sulla quale viaggiavano affonda e vanno insieme all’inferno. La morale è che l’uomo è un demone tentatore e l’amore romantico una tentazione che distrugge le donne. Meglio dunque tenere quello che si ha piuttosto che fuggire ed essere punite con la morte.

I temi che si possono incontrare comparando i testi dell’area britannica con quella americana sono variegati. La vita di frontiera, la conquista del west, oltre alle ragioni sopra esposte, hanno modificato temi popolari adattandoli alla nuova realtà. Così il marinaio che muore in gioventù di sifilide al St. James Hospital di Londra (“The young sailor cut down in his prime”), diventa il cowboy che viene ucciso nel fiore degli anni a Laredo da un colpo di pistola (The Streets Of Laredo).
Ma sull’evoluzione di queste ballate e di altre si tornerà con un secondo articolo.
Quello che mi preme sottolineare è il contributo che questo genere, non ancora studiato a fondo, ha dato per la conoscenza della cultura europea ed americana. Dimenticare le ballate nel fondo dei cassetti della cultura è come cancellare una parte di noi.

Note:
(1)
D’altra parte pochi in Italia sanno che il 2 novembre, giorno dei Morti, deriva da Halloween.
(2) Nelle ballate non compare mai il termine inglese ‘to make love’ (lett. fare l’amore), ma frasi formulaiche pronunciate sempre dalle ragazze dopo aver consumato l’atto. La più tipica è appunto: “Now that you have had you will” = “Ora che hai avuto quello che volevi” (una variante è “Now that you’ve got your will of me”’). Sono frasi che lasciano trasparire quali fossero i rapporti fra uomo e donna ove quest’ultima si pone in maniera passiva rispetto ai desideri di lui.
(3) Come si sarà notato gli indovinelli sono sei e non tre; nella versione americana il diavolo annuncia nove indovinelli ma in realtà sono solo otto; questo perché i numeri nelle ballate popolari sono fissi e si usano quelli che hanno relazione con la magia, in quasi tutte le tradizioni popolari europee – lo si riscontra anche nella favolistica – i numeri magici sono il tre, il sette, il nove. Questi numeri sono legati al soprannaturale e sono archetipi usati inconsciamente e meccanicamente dal cantore di ballate, ma non solo: Dante e Shakespeare non furono da meno nello sfruttare la credenza popolare sulla magia di questi numeri (si veda la suddivisione della Divina Commedia in 3 parti, – Inferno, Purgatorio e Paradiso divisi in 9 gironi ciascuno – con 33 canti ciascuna o le tre streghe in Macbeth che fanno 9 volte girotondo perché il maleficio si compia).
Il valore magico di questi numeri è vecchio quanto la civiltà occidentale o se vogliamo indoeuropea. La terra, il sole, la luna, un trittico inscindibile per la vita: la terra come madre che riceve nel proprio utero la pioggia mandata dalla luna che si credeva portatrice di pioggia e quindi di fertilità, e poi scaldata dal sole che fa germogliare la vita. La luna stessa veniva vista come caratterizzata da tre fasi: luna nuova, piena e vecchia, come le fasi della vita di una donna con la quale la luna era identificata (si ricordi fra l’altro che 28 sono i giorni del calendario lunare e il ciclo mestruale è pure di 28 giorni). Essendo dunque la donna portatrice di vita, le prime divinità furono femminili e furono tre (nel mondo greco Selene per i cieli, Afrodite per la terra e i mari, e Ecate per il sottoterra) rappresentate però con tre teste per aumentarne il valore soprannaturale: il totale faceva nove. Il cristianesimo si appropriò poi di tutta questa simbologia magica.
(4) Fin dai tempi antichi coloro che erano in grado di risolvere gli indovinelli erano tenuti in gran considerazione e ricevevano premi se erano in grado di risolverli o la morte in caso contrario. L’etica puritana si avvalse di questa forma di cultura popolare per l’insegnamento della religione e della morale.
(5) Nella fantasia popolare il diavolo è un eccezionale suonatore di violino e così coloro che suonano molto bene si dice siano ispirati dal diavolo; la realtà era che il violino induceva alla danza che era una forma di incontro fra i due sessi con movenze allusive erotiche.
(6) Nella tradizione popolare il numero 7 è quasi sempre associato con la morte o con grosse difficoltà o privazioni; nelle ballate se uno parte non torna mai prima di sette anni e qualche volta ritorna come spirito.

Giordano Dell’Armellina, fonte Hi, Folks! n. 18, 1986

Link amici