Bonnie Raitt - Nick Of Time cover album

Per capire la bellezza e l’importanza di questo Nick Of Time è sufficiente una consi­derazione: la seconda traccia Thing Cal­led Love è un remake del brano di John Hiatt e, udite udite, è molto meglio dell’originale. Non è facile, penso siamo tutti d’accordo, riuscire a battere Hiatt sul suo stesso territorio: ebbene la ros­sa, grintosissima Bonnie c’è riuscita e veramente alla grande.
Grande come il ritorno (così tanto atteso) di questa eroina della west coast e dei diritti civili: in quante battaglia ricor­diamo la tenace Bonnie al fianco di per­sonaggi come Graham Nash e Jackson Browne lottare per promuovere ideali ed azioni concrete per dare a noi e ai nostri figli un mondo migliore! E sempre combattendo con la sua chitarra e le sue bellissime canzoni per trasmettere a tutti un messaggio di pace.

Dai tempi di No Nukes, il nome di Bonnie Raitt era un poco in declino an­che se la sua immagine rimaneva per­fettamente intatta: ricordo non più tardi di un anno fa un suo meraviglioso con­certo alla Paul Masson’s Vinery, in California, in compagnia di Leo Kottke, coinvolgere ed entusiasmare un pubblico adorante.
Anche per questo Nick Of Time è un lavoro importante: ridare esposizio­ne ad un’artista come ancora ce ne sono poche in circolazione è opera­zione sicuramente meritoria. E Bonnie ripaga la Capitol Records, che le ha dato fiducia, con un album di grandissima qualità che raggiunge momenti di lirismo ed intensità emotiva assolutamente superiori.
Da Nick Of Time (magnifico brano d’apertura, firmato dalla stessa Bonnie) al già citato, l’efficacissimo Thing Called Love, si apprezzano le atmosefere eteree del vaporoso Cry On My Shoulder con le voci di Crosby e Nash a tessere armonie celestiali.
Che dire poi della stupenda ballata acustica Nobody’s Girl che suona vagamente (e tristemente) autobiografica?

Un cambio d’atmosfera per una quasi-reggae: eccellente e solare Have A Heart apre uno spiraglio colorato e radioso in un album che dà grandi emozioni.
La voce roca, grintosa ma al tempo stesso tenera nelle sue innumerevoli pieghe e sfaccettature, impreziosisce tutti i brani, in costante equilibrio tra blues, country e musica d’autore californiana.
Le abilità chitarristiche di Bonnie Raitt (da non dimenticare) specie nello stile ‘slide’, sono contenute ma facil­mente riconoscibili dall’orecchio esper­to a conferma dello spessore artistico e della completezza di questa straordina­ria musicista: il trascinante blues The Road’s My Middle Name ne è l’esempio più eclatante.
Una chicca sul finale: le mani sen­sibili di Herbie Hancock per accompa­gnare una Bonnie in insolita versione ‘jazzy’.
Un disco imperdibile e una vecchia amica ritrovata: cosa vogliamo di più?

Nick Of Time / Thing Called Love / Love Letter / Real Man / Nobody’s Girl / Have A Heart / Too Soon To Tell / I Will Not Be Denied / I Ain’t Gonna Let You Break My Heart Again / The Road’s My Middle Name

Capitol CDP 7912682 (Roots Rock, Singer Songwriter, Blues, 1989)

Ezio Guaitamacchi, fonte Hi, Folks! N. 36, 1989

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