Quello di Doug Macleod è stato uno dei concerti più piacevoli a cui abbiamo partecipato l’estate scorsa. Mettiamoci poi la cornice, una vecchia e piccola chiesa che sovrasta il suggestivo paesaggio del Lago D’Orta, tutto in un bel pomeriggio di metà luglio. Certamente in quei luoghi si apprezza maggiormente una condizione acustica. Intimi, raccolti, a contatto con l’artista, in un reciproco rispetto. Quella condizione, MacLeod riesce a ricrearla anche in altri luoghi non illuminati solo dalle candele, e l’ennesima conferma arriva da questo live, all’inizio non programmato per essere pubblicato, perché qualche pezzo è stato usato dalla Black & Tan per un DVD a suo nome, intitolato The Blues In Me, l’anno era il 2007.
Anni dopo, il boss dell’etichetta, Jan Mittendorp ha chiesto a MacLeod perché non pubblicasse tutto il concerto in CD, ma l’artista ha ricordato che quella sera aveva la febbre e la sua voce era al 50%. Immediatamente gli venne risposto che comunque c’era il suono della sua chitarra e il feeling! MacLeod risentì le registrazioni e si convinse del risultato. Nessun aiuto tecnologico, sul palco solo lui seduto davanti ad un microfono, la sua voce, la sua National guitar e il battito del suo piede sinistro e, aggiungiamo noi, sempre con quel suo atteggiamento da persona per bene che sa esternare il suo lato più intenso e devoto alla tradizione acustica neroamericana. Non è dato di sapere il luogo del concerto, solo che avvenne in Olanda nel 2006. Dal vivo ha una attività molto intensa che però difficilmente riporta su disco, questa dunque è una occasione imperdibile anche per chi non lo ha mai visto seduto a suonare.
Alla faccia poi che vocalmente non era nel pieno delle sue possibilità, il suo canto non ha mancato di emanare calore ed espressività, mentre le sue eccellenti qualità nel toccare le corde non sono mai in discussione, i tecnicismi fine a sé stessi li lascia ad altri, a lui interessa la concretezza. I sette minuti e più di “Bad Magic” con tratti di talkin’ blues e il superbo tocco di slow blues Ain’t The Blues, sono trascorsi senza che ce ne accorgessimo! Più di quattordici minuti invece è il riadattamento di un pezzo di Bukka White The New Panama LTD. A MacLeod piace raccontare storie, personali o meno, qui le intervalla al canto, il tutto ornato da uno slide da manuale. Coinvolgente! E’ il boogie blues ora che con grazia entra nelle nostre orecchie, Home Cookin’, per poi tornare a quei suoi blues descrittivi Cold Rain, marcare leggermente il blues Long Time Road, per passare ad un omaggio a Junior Kimbrough e R.L. Burnside, Turkey Leg Woman e chiudere con Master Plan scritto a quattro mani con Danny Jensen, una ballata dai toni intimistici. Un encomio all’autenticità.
Under The Radar 40917 (USA) (Country Blues, Delta Blues, 2016)
Silvano Brambilla, fonte Il Blues n. 137, 2016